È il giorno della Fed ma lo sguardo è rivolto al futuro: le previsioni degli analisti


Mentre il quarto aumento dei tassi di 75 punti base appare scontato, l’attenzione principale sarà rivolta oggi alle parole di Jerome Powell, con il mercato in cerca di segnali circa un possibile rallentamento della politica monetaria restrittiva nel corso della prossima riunione della Fed prevista per dicembre.


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Fed pronta al rialzo

Arrivato il giorno tanto atteso dai mercati, con la due giorni di riunione del FOMC della Federal Reserve che si concluderà con la decisione sui tassi di interesse e a seguire la consueta conferenza stampa del Presidente dell’istituto americano, Jerome Powell.

Il risultato viene considerato scontato da molti analisti, i quali vedono la Fed pronta ad alzare i tassi di 75 punti base per la quarta volta consecutiva.

Una politica monetaria destinata a proseguire anche sulla base dell’analisi dei dati economici: “le letture, migliori del previsto, su Pmi ma soprattutto sul mercato del lavoro Usa (in attesa dei NonFarm Payroll di venerdì) se da una parte allontanano i timori di una recessione, dall’altra ampliano lo spazio di manovra restrittiva della Fed”, segnala Gabriel Debach, market analyst di eToro.

L’esito, dunque, potrebbe vedere il tasso di prestito overnight salire a un intervallo tra 3,75%-4,00%, per poi continuare a salire.

Già alla fine della riunione del 20-21 settembre le proiezioni mostravano previsioni di un tasso massimo nel 2023 del 4,50%-4,75% da parte dei 19 policymaker della Fed, anche se i dati economici diffusi da quell’incontro sono stati contrastanti, con l’inflazione ancora molto alta e alcuni segnali che la spesa delle famiglie e la crescita dell'occupazione si stanno attenuando.

La parola a Powell

Se difficilmente ci saranno sorprese sul rialzo dei tassi, il mercato guarderà alla narrativa utilizzata dal presidente Jerome Powell nella successiva conferenza stampa.

La vera domanda, secondo Erik Weisman, Chief Economist and Portfolio Manager di MFS Investment Management, è: “che tipo di segnali ci saranno, se ce ne saranno, per l’aumento dei tassi di dicembre?”.

“Un altro aumento di 75 punti base a dicembre indicherebbe che la FED non ha ancora raggiunto l’obiettivo”, prosegue Weisman, “ma un accenno a 50 punti base a dicembre potrebbe essere il segnale che la FED si sta muovendo verso un approccio più graduale, con una visione più chiara del percorso verso il tasso di riferimento (cioè il ‘pivot’)”.“Con un’inflazione in calo, ma ancora ben lontana dagli obiettivi del 2%, un’economia resiliente, nonostante le pressioni di liquidità e con l’inversione della curva dei tassi, l’attenzione appare più che altro incentrata sulla prossima decisione di dicembre: rialzo di 50 o 75 punti base? Attualmente i mercati mostrano la loro indecisione con probabilità rispettivamente di 46,1% e 48,5%”, aggiunge Debach.

Scenario economico

Sulla scelta peserà lo stato di salute degli USA, visto che in questo periodo “ha preso piede l’idea che l’economia statunitense entrerà probabilmente in una (lieve) recessione nei prossimi trimestri”, nota Christian Scherrmann, U.S. economist di DWS.

“Poiché le previsioni della FED sulla crescita economica per il 2023 sono attualmente relativamente ottimistiche, la FED potrebbe riformulare la sua prospettiva in una lieve flessione, persino in una recessione, in cui persistono pressioni inflazionistiche. Ciò giustificherebbe la FED a fare una pausa nei rialzi dei tassi, ma a mantenerli alti per spegnere l’inflazione e, nel caso in cui fosse necessario, aumentarli ulteriormente”.

Parole non chiare

Molti analisti, comunque, non si aspettano dichiarazioni chiare da Jerome Powell per il futuro, ma si limiterà a ribadire che la Fed terrà sotto osservazione una serie di dati in uscita prima della riunione di dicembre, inclusi altri due rapporti mensili sullo stato del mercato del lavoro statunitense e, soprattutto, nuove letture dell'inflazione.

“Il presidente Powell non dovrebbe fornire indicazioni sull'entità del rialzo a dicembre per mantenere aperte tutte le opzioni prima del rapporto sull'inflazione statunitense di ottobre”, prevede Francois Rimeu, senior strategist de La Française AM, concordando sul fatto che “le decisioni sul ritmo dei rialzi dovrebbero continuare a dipendere dai dati in arrivo e dall’evoluzione delle prospettive”.

“Riteniamo che Powell farà di tutto per evitare di dire qualcosa che potrebbe essere inteso come il segnale di un passo indietro nell’aumento dei tassi”, ritiene Kevin Cummins, capo economista per gli Usa di NatWest Markets”, sottolineando inoltre che “i dati dell'inflazione non hanno ancora mostrato alcun segno di moderazione, per cui difficilmente la Fed segnalerà l’intenzione di ridurre i suoi aggressivi aumenti dei tassi di interesse a dicembre”.

Secondo gli economisti di Ing, infine, “i mercati vogliono segnali di svolta: questo fa presagire un po' di euforia nel caso in cui venisse recepita, ma di ‘tristezza’ in caso contrario”.

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