Gli ETP sulle criptovalute supereranno i 400 miliardi di dollari di Aum nel 2026

23/12/2025 08:45
Gli ETP sulle criptovalute supereranno i 400 miliardi di dollari di Aum nel 2026

Gli strumenti quotati sulle criptovalute stanno vivendo una fase di trasformazione strutturale, che va ben oltre il semplice interesse tattico degli investitori. Da veicolo di accesso alternativo, gli ETP si stanno progressivamente affermando come pilastro dell’allocazione regolamentata agli asset digitali, con una crescita delle masse che potrebbe ridefinire gli equilibri del mercato finanziario globale già nel prossimo anno.

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L’ascesa degli ETP sulle criptovalute

Negli ultimi anni, gli ETP sulle criptovalute si sono imposti come lo strumento principale attraverso cui gli investitori tradizionali costruiscono esposizioni verso gli asset digitali. Secondo Eliézer Ndinga, Head of Research di 21Shares, nel 2024 la società aveva stimato che le masse gestite globalmente da questi strumenti avrebbero superato i 250 miliardi di dollari nel 2025, un traguardo che è stato effettivamente raggiunto con anticipo. Guardando al 2026, però, la prospettiva appare ancora più ambiziosa: non solo la crescita dovrebbe proseguire, ma accelerare, fino a spingere gli asset in gestione oltre i 400 miliardi di dollari entro la fine del prossimo anno.

Nell'analisi di 21Shares, questo livello porterebbe gli ETP cripto a superare persino un ETF iconico come il Nasdaq-100 (QQQ), segnando un passaggio simbolico nella maturazione del settore. La traiettoria riflette un cambiamento profondo nella percezione degli asset digitali, sempre meno visti come strumenti speculativi di nicchia e sempre più integrati nei portafogli istituzionali e retail di lungo periodo.

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Bitcoin al centro del sistema

Attualmente, come evidenziato dall’analisi di 21Shares, gli ETP su Bitcoin detengono oltre 140 miliardi di dollari, pari a circa il 7% dell’offerta totale di BTC, un dato che ne conferma il ruolo ormai strutturale nelle strategie di allocazione. Oltre ai wallet individuali, ETF e fondi rappresentano oggi la quota più ampia delle partecipazioni in Bitcoin, segnalando l’ingresso di capitali più pazienti, orientati a orizzonti temporali lunghi.

Secondo Ndinga, però, non si tratta solo di una storia istituzionale. Anche la partecipazione retail è in espansione. I consulenti di Morgan Stanley possono ora raccomandare ETF su Bitcoin ai propri clienti e perfino i piani pensionistici statunitensi più diffusi, come i 401(k), che nel complesso raccolgono 9,3 trilioni di dollari, consentono allocazioni in Bitcoin ed Ethereum. Questo processo di integrazione con il sistema finanziario tradizionale è ancora nelle fasi iniziali e presenta quindi ampi margini di crescita.

I dati sui moduli 13F mostrano infatti che i conti non istituzionali detengono oggi il 73% delle quote degli ETP su Bitcoin, contro il 27% in mano agli investitori istituzionali. Una distribuzione che riflette la natura fortemente accessibile di questi strumenti, caratterizzati da soglie di investimento contenute, ticker facilmente negoziabili sulle principali piattaforme di brokeraggio, disponibilità negli IRA e potenzialmente nei 401(k), oltre alla possibilità di piani di accumulo. Tutti elementi che, secondo 21Shares, hanno reso gli ETP sugli asset digitali una scelta ricorrente per gli investitori individuali.

Il ruolo della regolamentazione Usa

Un ulteriore fattore di accelerazione arriva dal fronte normativo statunitense. L’analisi di 21Shares sottolinea come i nuovi processi di approvazione della SEC stiano rimuovendo barriere strutturali all’ingresso per i veicoli di investimento cripto. I nuovi standard di quotazione generici hanno eliminato la necessità di richieste individuali, aprendo la strada a soluzioni basate su dieci asset idonei, tra cui Solana, XRP e Dogecoin.

Attualmente, sono oltre 120 le richieste di ETP in attesa di revisione da parte della SEC. Anche se non tutte dovessero ricevere un via libera, questo flusso posiziona il mercato per afflussi significativi verso criptovalute diverse dai tradizionali Bitcoin ed Ethereum già nel 2026. Secondo Ndinga, l’ampliamento dell’offerta rappresenta un passaggio chiave per attrarre nuovi capitali e diversificare l’esposizione degli investitori, riducendo al contempo la concentrazione del mercato.

Il circolo virtuoso della liquidità

L’adozione degli ETP cripto sta accelerando anche sul piano internazionale. 21Shares evidenzia come il Regno Unito abbia revocato il divieto di trading per gli investitori retail, mentre il fondo sovrano del Lussemburgo ha effettuato il suo primo ingresso nel mercato allocando l’1% di un portafoglio da 764 milioni di dollari in ETF su Bitcoin. Al tempo stesso, Pakistan e Repubblica Ceca stanno valutando la creazione di riserve nazionali in Bitcoin, mentre in Asia e America Latina stanno emergendo framework normativi che favoriscono un accesso regolamentato agli asset digitali.

Questa diffusione geografica contribuisce, secondo 21Shares, alla creazione di un circolo virtuoso. Con la crescita degli asset in gestione, gli spread tendono a ridursi, la volatilità diminuisce e la liquidità aumenta, attirando ulteriori flussi di capitale. In uno scenario in cui Bitcoin dovesse raggiungere una capitalizzazione di mercato compresa tra 5 e 6 trilioni di dollari, anche una allocazione del 10-15% tramite ETP sarebbe sufficiente a spingere le masse gestite oltre la soglia dei 400 miliardi di dollari, consolidando definitivamente il ruolo degli ETP come infrastruttura chiave dell’ecosistema cripto globale.

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