Gli Stati Uniti inciampano nei propri dazi

10/03/2025 07:30
Gli Stati Uniti inciampano nei propri dazi

Trump ha dichiarato ieri che l'economia statunitense si trova ad affrontare "un periodo di transizione", non di rallentamento.

La scorsa settimana, l’S&P500 ha perso il 3,1%, la peggior performance settimanale da settembre: da inizio anno il ribasso è di quasi il 2%. Dall’altra parte dell’Atlantico, in Europa, la borsa tedesca guadagna da inizio anno il 15,5%, il Ftse Mib di Milano il 12,9%.

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La macchina che negli Stati Uniti produce posti di lavoro sta rallentando in modo non preoccupante, l’incremento del tasso di disoccupazione, per almeno una parte dovuto all’ondata di licenziamenti di impiegati pubblici voluta dalla nuova amministrazione della Casa Bianca è stato inaspettato, ma le nuove assunzioni sono state solo di poco inferiori alle aspettative. "Il rapporto sui posti di lavoro di febbraio è coerente con la nostra opinione che l'economia sia solida, nonostante il rallentamento dei dati più deboli", ha scritto Shruti Mishra, economista di BofA Securities, in una nota di venerdì.

Inoltre, i dati hanno rivelato che i salari degli americani stanno tenendo il passo con l'inflazione senza aggiungere pressioni sui prezzi, aumentando del 4% su base annua e dello 0,3% su base mensile.

Nel complesso, il rapporto sui posti di lavoro di febbraio non ha mosso le aspettative sulle decisioni della Federal Reserve a fine mese, ma ha leggermente aumentato le probabilità di un taglio a maggio.

L’S&P500 ha chiuso in rialzo dello 0,6%, Nasdaq +0,7%.

STATI UNITI IN TRANSIZIONE

Il Presidente Donald Trump ha dichiarato ieri durante un’intervista che l'economia statunitense si trova ad affrontare "un periodo di transizione", non di rallentamento. Alla domanda se preveda una recessione per quest'anno, Trump ha risposto: "Odio prevedere cose del genere. C'è un periodo di transizione, perché quello che stiamo facendo è molto grande".

Pur rifiutando di rispondere alla domanda del giornalista di Fox TV, la risposta di Trump è ampiamente in linea con il suo discorso al Congresso della scorsa settimana e con una raffica di commenti recenti di alti funzionari della sua amministrazione, tra cui il Segretario al Tesoro Scott Bessent. Al centro dell'argomentazione del team di Trump c'è la prospettiva di tagli alle tasse e di entrate tariffarie che, secondo i funzionari, stimoleranno l’economia più avanti.

LA FED STA A GUARDARE

Il Presidente della Federal Reserve Bank di San Francisco, Mary Daly ha scritto in un post su un social che la crescente incertezza delle imprese potrebbe rallentare la domanda, ma questo non richiede una modifica dei tassi di interesse. “ La ricerca economica vi dirà che l'incertezza è una fonte di contenimento della domanda", ha affermato nel post pubblicato su Linkedin. "Stiamo anche ricevendo alcuni segnali contrastanti dai mercati”.

Venerdì sera, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, aveva ribadito che non c’è bisogno di “avere fretta" nell’andare a modificare le politiche monetarie, anche se è in aumento l'incertezza sulle prospettive economiche degli Stati Uniti

SETTIMANA

“L’attenzione sarà focalizzata sui dati relativi all’inflazione USA di febbraio (mercoledì), con il consensus di mercato che si attende un lieve rallentamento sia della componente generale che di quella core”, scrivono gli analisti della struttura di Corporate & Investment Banking di Monte Paschi nel loro Market Movers.

“Tuttavia, dagli ultimi sondaggi ISM si è registrato un aumento della componente “prezzi pagati”, così come i prezzi dell’energia sono rimasti molto elevati a febbraio, per cui non è da escludere una possibile sorpresa al rialzo”.

Il giorno dopo escono i prezzi alla produzione, “all’interno del quale alcune componenti (prezzi aerei, servizi sanitari ecc.) rientrano nel calcolo del PCE, la misura di inflazione preferita dalla Fed”, prosegue la nota. Venerdì esce la fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan, che nell’ultima pubblicazione ha visto un deciso aumento delle aspettative d’inflazione. Sul fronte Banche centrali, si riuniranno gli Istituti di Canada e Polonia (entrambi mercoledì), con il primo atteso tagliare i tassi di 25pb, mentre il secondo dovrebbe mantenerli invariati. Da tenere sotto osservazione anche gli interventi da parte di numerosi membri BCE, tra cui la Presidente Lagarde ed il Capoeconomista Lane, alla conferenza che si terrà a Francoforte (mercoledì), per valutare se forniranno indicazioni su una possibile pausa nel ciclo dei tagli ad aprile.

Le borse dell’Europa dovrebbero aprire in rialzo, future del Dax di Francoforte +0,7%. Sono invece deboli i future su Wall Street.

WALL STREET CONTRO EUROPA

La scorsa settimana, l’S&P500 ha perso il 3,1%, la peggior performance settimanale da settembre: da inizio anno il ribasso è di quasi il 2%. Nvidia ha perso mille miliardi di dollari di capitalizzazione, dai massimi storici toccati solo qualche mese fa: la perdita di valore è enorme.

Dall’altra parte dell’Atlantico, in Europa, la borsa tedesca guadagna da inizio anno il 15,5%, il Ftse Mib di Milano il 12,9%.

UCRAINA

Gli Stati Uniti intendono sfruttare l'incontro di oggi con la delegazione ucraina in Arabia Saudita per valutare la disponibilità di Kiev a possibili concessioni materiali a favore della Russia per porre fine alla guerra: lo scrive l'agenzia di stampa Reuters, che cita due funzionari statunitensi. Inoltre, la delegazione Usa vorrà capire se gli ucraini sono seriamente intenzionati a migliorare i legami con l'amministrazione Trump dopo lo scontro del mese scorso nello Studio Ovale tra il presidente e il leader ucraino Volodymyr Zelensky, ha affermato uno dei funzionari.

ASIA

Sale la borsa di Tokyo (Nikkei +0,3%) nel giorno della pubblicazione dei dati sulle paghe orarie in Giappone: le retribuzioni sono salite molto più delle attese, ma comunque non tengono il passo dell’aumento dei prezzi. Continua a salire il tasso di rendimento del bond governativo giapponese, a 1,57%.

In calo le borse della Cina, soprattutto quella di Hong Kong: Hang Seng -1,5%. In Cina i prezzi al consumo hanno registrato un calo anno su anno dello 0,7% in febbraio, dal +0,5% del mese precedente e contro il -0,4% delle aspettative del consensus. Lo scostamento è dovuto in gran parte all’effetto calendario, ma resta comunque un’indicazione di natura deflazionistica.

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