Goldman Sachs e Citi non hanno dubbi: “puntare sull’oro”

Diversi analisti ritengono che il prossimo ciclo di riduzione dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali possa sostenere ancora i prezzi della materia prima gialla che resta anche la copertura preferita contro i rischi geopolitici e finanziari.
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Le previsioni sull’oro
Può un asset che sta mettendo a segno un record dopo l’altro e sta diventando il secondo con le migliori prestazioni al mondo dopo le criptovalute continuare a salire? La risposta sembrerebbe positiva, in quanto sono diversi gli analisti che ritengono che la corsa non sia finita qui.
Tra questi ci sono gli esperti di Goldman Sachs, i quali ritengono che gli investitori dovrebbero ancora “puntare sull’oro” e mantengono un prezzo obiettivo per il 2025 di 2.700 dollari l’oncia e una raccomandazione ‘long gold’.
Ancora più ottimisti gli analisti di Citi, convinti che il sentiment degli investitori nella materia prima gialla sembra destinato al rialzo nel periodo compreso tra i tre e i sei mesi, pertanto ‘vedono’ le quotazioni a 3.000 dollari per oncia entro la metà del 2025, con una previsione di prezzo medio per il quarto trimestre di 2.550 dollari.
Oggi, intanto, i future sull’oro con scadenza a dicembre 2024 guadagnano quasi mezzo punto percentuale, venduti a 2.536 dollari l’oncia, non lontani dal massimo storico di 2.560 dollari toccato il 20 agosto. Per il prezzo spot della materia prima, le quotazioni di questa mattina superano ancora i 2.500 dollari.
Copertura preferita da Goldman Sachs
"Il nostro long a breve termine preferito è l'oro”, scrivevano domenica da Goldman Sachs, ritenendo il metallo “la nostra copertura preferita contro i rischi geopolitici e finanziari, con un ulteriore supporto da parte degli imminenti tagli dei tassi della Fed e degli acquisti in corso delle banche centrali EM".
Ai rischi si aggiungono gli acquisti delle banche centrali e gli analisti di Bank of America stimano che l’oro abbia ormai superato l’euro diventando la maggior riserva di beni al mondo, seconda solo al dollaro USA.
"Stiamo assistendo all'uso dell'oro come copertura dall'incertezza", ha affermato Tom Bruni, responsabile della ricerca di mercato presso Stocktwits, in una recente puntata di Stocks in Translation.
La riunione della Fed
Tra i market mover per l’oro c’è la prossima riunione della Federal Reserve, in agenda per il 17-18 settembre prossimo dopo il fondamentale rapporto mensile sull’occupazione USA previsto per domani.
È probabile che la Fed procederà con un taglio dei tassi di almeno 25 punti base e c’è la possibilità che opti per un taglio di 50 punti base, anche se molto dipenderà dall’andamento dei dati sull’inflazione nel frattempo.
Questa mattina, i trader stavano valutando una probabilità del 41% di un taglio di 50 punti base anziché 25 punti base (59%), secondo lo strumento FedWatch di CME Group.
“Il 2024 è l’anno in cui l’oro dovrebbe raggiungere molteplici massimi”, prevede Sabrin Chowdhury, responsabile dell’analisi delle materie prime presso BMI, e “quando la Fed inizierà a tagliare i tassi, probabilmente a settembre, l’oro potrebbe raggiungere i 2.700 dollari l’oncia”, ha dichiarato l’analista di BMI. Altri analisti condividono un simile sentimento rialzista.
Della stessa opinione Ewa Manthey, Commodities Strategist di ING, ritenendo che “l’attenzione dell’oro rimarrà fermamente sulla portata e la tempistica della probabile mossa della Fed di tagliare i tassi”, a cui si aggiunge “anche la geopolitica che rimarrà uno dei fattori chiave che guidano i prezzi della materia prima. La guerra in Ucraina e il conflitto in corso in Medio Oriente, insieme alle tensioni tra Stati Uniti e Cina, suggeriscono che la domanda di beni rifugio continuerà a sostenere i prezzi dell’oro nel breve e medio termine”.
Tra i rischi al ribasso per l’oro c’è la possibilità che la Fed e le altre principali banche centrali dovessero rinviare i loro cicli di riduzione dei tassi ma “questo appare improbabile, dato l’ampio calo delle prospettive di inflazione”, spiegano gli analisti di Union Bancaire Privée (Ubp).
Altri market mover
Il mese di settembre vedrà altri eventi che potrebbero portare a prezzi ancora maggiori per l’oro. Il calendario appare fitto e il prossimo appuntamento è fissato da Ubp per il 10 settembre, quando ci sarà il dibattito elettorale tra l’ex Presidente USA, Donald Trump, e l’attuale vicepresidente Kamala Harris, dal quale potranno emergere eventuali approfondimenti sulla politica fiscale e sulla sostenibilità del debito. “L’oro potrebbe riportare un rally sulla base della percezione che il deficit fiscale rimanga una questione in gran parte ignorata”, scrivono dalla banca svizzera.
Due giorni dopo, il 12 settembre, è probabile che la Banca centrale europea procederà a un taglio dei tassi di 25 punti base, giustificato dai recenti dati sulla crescita e sull’inflazione nell’Eurozona. Ubp non prevede che la BCE effettui un taglio dei tassi più ampio del previsto e, come sempre, cercherà di dare l’impressione di mantenere una posizione relativamente hawkish.
Altri eventi segnalati da Ubp sono la riunione della Banca d’Inghilterra (BoE) del 19 settembre, con un taglio dei tassi previsto dai mercati solo al 30%, e quella dell’istituto centrale svizzero del 26 dello stesso mese.
Secondo Ubp, stiamo assistendo ad un ciclo di allentamento coincidente da parte di molte delle principali banche centrali, sviluppo considerato “altamente costruttivo per l’oro, perché riduce il costo relativo del suo possesso per gli investitori”. Inoltre, “la prospettiva di un calo dei tassi d’interesse e, di conseguenza, dei rendimenti delle obbligazioni decennali USA (TIPS) è vantaggiosa per l’oro perché implica una riduzione del costo opportunità relativo alla sua detenzione”, concludono dall’istituto.
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