Goldman Sachs sempre bullish sull’oro
Per la banca statunitense la corsa della materia prima non è ancora finita nonostante i massimi storici toccati ini questi giorni e prevede nuovi record per l’inizio del prossimi anni.
Goldman Sachs scommette sull’oro
Confermate le prospettive rialziste sull’oro da parte degli analisti di Goldman Sachs, sostenute dalle attese di un prossimo avvio dei tagli ai tassi di interesse da parte della Federal Reserve.
La banca statunitense conferma il suo target price di 2.700 dollari l’oncia per l’inizio del 2025, dunque con prospettive ancora di crescita per il prezzo del metallo giallo, oggi a 2.600 dollari.
Secondo gli esperti, esiste una “forte relazione” tra la politica della Fed e i prezzi dell’oro, unita alla crescente domanda delle banche centrali, nonostante il suo indebolimento avvenuto dal 2022. “I cambiamenti nei tassi di interesse continuano a portare a variazioni nei prezzi dell'oro", notando che la materia prima, come asset che non genera rendimenti, diventa più attraente quando i tassi scendono.
Tagli già scontati?
I mercati stanno attualmente scontando una probabilità del 33% di un taglio dei tassi statunitensi di 25 punti base alla riunione della Fed del 17-18 settembre e una probabilità del 67% di un taglio di 50 punti base, ha mostrato lo strumento FedWatch di CME Group.
Le quotazioni attuali del bene rifugio per eccellenza restano ai massimi storici e il mercato sta già scontando i tagli della Fed, ma secondo Goldman Sachs non siamo al picco: le partecipazioni in ETF garantiti dall’oro fisico continuano ad aumentare, segnale questo che il mercato dell’oro continuerà a beneficiare del ciclo di allentamento della Fed. Secondo i modelli della banca, le partecipazioni in ETF tendono ad aumentare gradualmente per circa sei mesi dopo un taglio dei tassi, sostenendo ulteriormente i prezzi dell'oro.
La domanda delle banche centrali
Oltre ai tagli dei tassi, Goldman evidenzia l'attrattiva dell'oro come copertura contro rischi geopolitici e finanziari, incluse le preoccupazioni sul debito statunitense e potenziali sanzioni.
Anche per questo motivo, dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia nel 2022, le banche centrali hanno acquistato oro a un ritmo sostenuto, circa il triplo della quantità precedente. Goldman Sachs Research prevede che la corsa agli acquisti persisterà tra le preoccupazioni sulle sanzioni finanziarie statunitensi e il crescente peso del debito sovrano degli Stati Uniti.
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BNP Paribas
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