Google batte la UE: Corte di Giustizia annulla la multa della Commissione
Sotto accusa era finita la piattaforma AdSense, accusata di non permettere la visualizzazione degli annunci pubblicitari dei siti internet concorrenti a quelli degli editori che si rivolgevano al servizio di Google.
Alphabet batte UE
Questa volta Alphabet vince contro le decisioni dell’Unione europea. Era il 2019 quando la Commissione aveva deciso una multa da 1,49 miliardi di euro per aver ostacolato la concorrenza nella pubblicità online, servizio offerto dalla piattaforma di sua proprietà, AdSense. Oggi, però, la Corte di Giustizia UE ha annullato quella decisione.
Seppur confermando la maggior parte delle valutazioni della Commissione, secondo la corte la decisione di infliggere la multa alla società proprietaria di Google non aveva “tenuto conto dell’insieme delle circostanze pertinenti nella sua valutazione della durata delle clausole contrattuali che aveva qualificato come abusive”, secondo quanto spiegato dal Tribunale.
La multa per AdSense, una delle tre multe che sono costate un totale di 8,25 miliardi di euro, è stata decisa a seguito di un reclamo di Microsoft nel 2010 e, nel 2016, Alphabet aveva annunciato la modifica dei contratti, prima della decisione della Commissione.
Le accuse a Google
Al centro della vicenda c’era AdSense, la piattaforma pubblicitaria creata nel 2003 dalla società che offre un servizio di intermediazione pubblicitaria on-line (AdSense for Search) che consente ai siti web di mostrare annunci pubblicitari collegati alle richieste degli utenti, permettendo così agli editori di ricevere una quota dei ricavi dalle visualizzazioni di tali annunci.
Gli accordi sui servizi, però, contenevano clausole che limitavano o vietavano la visualizzazione di annunci pubblicitari di servizi concorrenti, elemento segnalato alle autorità antitrust di riferimento, poi trasferite alla Commissione UE da diverse società, tra cui Microsoft, Expedia e Deutsche Telekom. Clausole poi rimosse o modificate dalla società nel 2016 come già accennato.
La sconfitta precedente
La decisione odierna arriva dopo che la scorsa settimana la stessa Corte di Giustizia aveva respinto il ricordo di Alphabet contro una decisione della Commissione europea del 2017, confermando la sanzione di 2,4 miliardi di euro.
Tale sanzione era stata imposta per abuso di posizione dominante, favorendo il proprio servizio di comparazione prodotti rispetto a quelli dei concorrenti nei risultati di ricerca su Internet.
La Corte ricordava che il diritto dell'Unione è concepito per vietare l'abuso di posizione dominante e conferma che il comportamento di Google nel discriminare i propri concorrenti nei risultati di ricerca non rientra nell'ambito della concorrenza basata sul merito.
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