Guerra alla plastica: chi vincerà?


Le soluzioni alternative alla plastica ci sono: dalla plastica a base biologica a quella da riciclo post-consumo. A vincere la guerra del riciclaggio della plastica saranno le aziende dotate delle tecnologie per il riciclaggio meno costose e maggiormente scalabili.

A cura di Cornelia Furse e Velislava Dimitrova (Fidelity)


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Un mondo di plastica

Dalla sua invenzione nel 1869, le plastiche sono diventate parte indispensabile della nostra vita. Dal 1950, quando su scala globale venivano consumati solo 2 milioni di tonnellate di plastica l’anno, siamo passati a un incremento di 200 volte fino a raggiungere 406 milioni di tonnellate l’anno nel 2019. Cifre impressionanti quelle indicate dalle due analiste di Fidelity, Cornelia Furse e Velislava Dimitrova, che sottolineano come la plastica sia ormai impiegata in quasi tutti i settori, specialmente per la fabbricazione di imballaggi, settore che nel 2018 ha impiegato il 45% (174 milioni di tonnellate) di tutta la plastica prodotta.

Costa poco, è versatile, durevole, leggera e apporta benefici a livello ambientale se confrontata con le alternative. Ad esempio, con la plastica il cibo rimane più fresco, riducendo lo spreco alimentare; pesa poco, permettendo di limitare il consumo di combustibili e le emissioni nel trasporto.

La plastica “sta sostituendo gli altri materiali utilizzati negli imballaggi”, spiegano Furse e Dimitrova. Tra il 2000 e il 2015, le plastiche sono passate dal 17% al 25% dei volumi di imballaggio globali. Se si mantiene stabile il ritmo del 4% annuo, entro il 2030 la domanda globale di imballaggi in plastica dovrebbe raggiungere circa 281 milioni di tonnellate, rispetto ai circa 180 milioni di oggi.

L’usa e getta non ha futuro

Nonostante gli innegabili vantaggi delle plastiche, il modello usa e getta, oltre a essere dispendioso, è insostenibile per l'ambiente e per le emissioni di CO2.

Si estrae petrolio e gas per realizzare imballaggi in plastica che vengono utilizzati una sola volta e poi gettati. L’opposto del modello circolare riduci, riusa, ricicla che "mira a eliminare i rifiuti, agevolando l’uso continuativo delle risorse e contribuendo alla decarbonizzazione”, spiegano le due analiste di Fidelity.

Ad oggi solo il 24% degli imballaggi globali viene riciclato. Di quelli rimanenti, il 70% viene raccolto per lo smaltimento, ma due terzi finiscono in discarica rilasciando alti livelli di metano e CO2. Il 30% finisce a inquinare oceani ed ecosistemi naturali di tutto il mondo.

Se inoltre consideriamo le previsioni di espansione della domanda, le ripercussioni sull’ambiente sono ancora più serie.

Abbracciare il modello circolare

Fortunatamente, “la domanda di soluzioni per gli imballaggi sostenibili e di riciclaggio sta aumentando, spinta dal sentiment dei consumatori, dalle autorità di regolamentazione e dalle aziende attive nel settore dei beni di largo consumo”.

I governi hanno fissato ambiziosi obiettivi in tema di riciclaggio, con l’Europa in prima fila. Dal 2023 nel Regno Unito il principio della Extended Producer Responsibility trasferirà l’intero costo della raccolta dei rifiuti domestici dai contribuenti alle aziende che immettono sul mercato prodotti con imballaggi in plastica, che non avranno altra scelta se non impegnarsi nel riciclaggio della plastica.

Le imprese stanno rispondendo con obiettivi ambiziosi. Ad esempio Coca Cola, Kellogg’s e Nestlé sono tra i 250 grandi marchi che hanno promesso di eliminare la plastica monouso e investire nelle nuove tecnologie, in modo che entro il 2025 tutti gli imballaggi possano essere riciclati.

Gli sforzi delle aziende riguardano anche la riduzione dei volumi di imballaggi in plastica utilizzati, dai brand emergenti ai grandi marchi come Heineken e P&G.

Combinando sentiment dei consumatori, regolamentazione e aziende, "si prevede che le soluzioni per il packaging circolare cresceranno con un CAGR del 24% tra il 2019 e il 2050, passando da 8 a 84 milioni di tonnellate”.

Nuove tecnologie per soddisfare la domanda

Tra le possibili soluzioni, la ricerca di Fidelity ha messo in luce la PCR, plastica da riciclo post-consumo (riciclabile) e l’imballaggio in plastica a base biologica (compostabile).

Secondo le analiste di Fidelity, le aziende prediligono la PCR all’alternativa biodegradabile, perché più economica. Tuttavia, l’offerta di plastica PCR non basta a soddisfare la domanda.

La plastica PCR presenta inoltre alcuni limiti:

  • il riciclaggio meccanico tratta solo specifici rifiuti (plastiche incontaminate e omogenee), produce plastica di scarsa qualità e molto materiale si perde nel processo
  • il riciclaggio chimico, meno problematico, è stato introdotto da poco e le plastiche che possono essere trattate sono ancora piuttosto limitate.

Per soddisfare la crescente domanda, “entro il 2030 il mercato PCR dovrebbe crescere con un CAGR del 23% (un’espansione di 9 volte), mentre gli imballaggi in plastica a base biologica dovrebbero crescere a un ritmo ancor più rapido, con un CAGR del 33% (un’espansione di 21 volte)”.

"A essere premiate - concludono le esperte di Fidelity - saranno le aziende con tecnologie per il riciclaggio più economiche in grado di operare in scala, specialmente nei mercati del PCR da riciclo chimico (migliore rispetto a quello meccanico) e degli imballaggi in plastica a base biologica".

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