I mercati stanno ignorando il conflitto in Medio Oriente, per ora

Attesi tassi invariati, rialzo dell’inflazione e crescita più bassa dal meeting delle Fed. Nei prossimi mesi occorrerà prestare attenzione ai magnifici sette e alle prospettive di metà anno
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
Oggi la Fed è attesa lasciare invariati i tassi di interesse (secondo il FedWacth Tool il 99.8% dei trader non si aspetta nessuna riduzione). Come ogni tre mesi, oggi il FOMC aggiornerà anche le Proiezioni Economiche (SEP) e fornirà una nuova prospettiva su ciò che i membri del Comitato ritengono per il futuro dell'economia e del tasso sui fondi federali. A marzo il numero di membri del FOMC che indicavano che i rischi per le loro proiezioni individuali sul tasso di disoccupazione e l’inflazione erano "ponderati al rialzo" è aumentato significativamente rispetto al SEP di dicembre. Prevediamo che queste misure di rischio nel SEP di giugno rimarranno elevate, se non addirittura in rialzo.
Inoltre, considerata l'incertezza che circonda le prospettive economiche, non prevediamo cambiamenti significativi al grafico a punti, che rappresenta le aspettative di politica monetaria dei singoli membri del FOMC. Sebbene non saremmo sorpresi se il grafico a punti mediano per il 2025 rimanesse invariato rispetto a marzo (il membro mediano del FOMC riteneva che un allentamento di 50 punti base entro la fine dell'anno sarebbe stato appropriato in quel momento) riteniamo più probabile che il grafico a punti mediano si sposti verso l'alto, indicando solo 25 punti base di allentamento entro la fine dell'anno. Lo stesso si può dire per il grafico a punti mediano per il 2026, che crediamo salire di 25 punti base al 3,625% dal 3,375% del SEP di marzo.
Per quanto riguarda l’inflazione, ci attendiamo che il SEP indichi che alla fine del 2025 questa salirà di qualche decimo di punto alla luce delle modifiche alle aliquote tariffarie apportate a marzo. Le stime di crescita del PIL saranno probabilmente riviste al ribasso a poco più dell'1%, a seguito del calo del primo trimestre e delle persistenti difficoltà di crescita nella seconda metà dell'anno. La stima mediana del tasso di disoccupazione potrebbe rimanere invariata al 4,4%, poiché la crescita più lenta dell'offerta di lavoro e la persistente riluttanza delle imprese a tagliare i posti di lavoro impediscono al tasso di disoccupazione di aumentare significativamente quest'anno.
Oggi è inoltre attesa la lettura finale dell’inflazione YoY dell’Europa di maggio, che dovrebbe essere in linea con il +1.9% della lettura flash del 3 giugno scorso. Ieri l’indice ZEW di giugno è risultato decisamente maggiore delle attese (47.5 punti contro 34.8 atteso e 25.2 di maggio). Questo significa che la fiducia delle imprese tedesche, dell’intera area Euro, della Gran Bretagna, del Giappone e degli USA, secondo i 350 esperti che fanno parte del sondaggio, sono in deciso miglioramento. Peggiora la produzione industriale MoM di maggio (-0.2% contro zero attesa e +0.1% di aprile).
Alle non poche tensioni internazionali si sono aggiunte ulteriori tensioni in Medio Oriente alzando ulteriormente il muro di preoccupazioni che i mercati hanno dovuto scalare finora quest'anno. Al momento le azioni sembrano aver preso tutto con calma, con i principali indici statunitensi in rialzo, il che significa che i mercati stanno ignorando il conflitto in Medio Oriente.
Dopo un’iniziale fiammata, anche il greggio ha subìto un calo nei giorni successivi all’attacco di Israele all’IRAN. Forse perché gli attacchi non hanno colpito i terminali di esportazione petrolifera iraniani e l'Iran non ha interferito con i flussi di petrolio in uscita dal Golfo Persico. Al picco di venerdì, il greggio era salito di quasi il 30% rispetto ai minimi di inizio maggio. Sebbene il conflitto militare in Medio Oriente potrebbe peggiorare, riteniamo che gli investitori dovrebbero evitare di reagire in modo eccessivo agli sviluppi geopolitici, che in genere non hanno un impatto duraturo sui mercati in assenza di significative interruzioni delle forniture energetiche. Non escludiamo che i prezzi del petrolio possano subire ulteriori fiammate, ma a livello globale rimane un'ampia capacità produttiva inutilizzata.
Crediamo che nei prossimi mesi gli investitori debbano prestare attenzione a:
- dispersione dei Magnifici Sette. I cosiddetti titoli dei Magnifici Sette si sono generalmente mossi in tandem negli ultimi anni, registrando un rally in concomitanza con la ripresa del settore tecnologico. Ma quest'anno non è stato così. Dei tre settori che ospitano i titoli dei Magnifici Sette, i beni di consumo discrezionali sono tra quelli con le peggiori performance da inizio anno, la tecnologia si colloca in una posizione intermedia e i servizi di comunicazione stanno andando piuttosto bene. Riteniamo inoltre che gli investitori stiano anche cercando nuove opportunità nell'informatica quantistica e nell'energia nucleare, oltre che settori resilienti di fronte all’incertezza legata ai dazi;
- prospettive a metà anno. Siamo continti che con le azioni attualmente vicine ai massimi storici, l'asticella è relativamente alta per il mercato nella seconda metà dell'anno. Sarebbe vantaggioso se i dazi doganali diminuissero, il mercato del lavoro si stabilizzasse e l'inflazione rimanesse sotto controllo. Per ora, il sentiment degli investitori e la crescita positiva degli utili continuano a sostenere le azioni, ma le valutazioni elevate e la possibilità che la politica tariffaria rallenti la crescita economica rappresentano ostacoli reali.
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