I tassi di mercato USA sono arrivati al picco?


Molte delle economie dei mercati sviluppati sono avviate verso un trend di crescita strutturalmente più debole a causa di grandi forze come l’invecchiamento della popolazione che è destinato a creare problemi legati alla sostenibilità dei sistemi pensionistici e legati all’aumento dei consumi.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


Scopri le soluzioni di investimento

Con tutti i certificate di Orafinanza.it


Dati importanti per i mercati in uscita questa settimana. Si comincia oggi alle 10:00 con l’inflazione dell’Italia YoY di settembre (stima 5,3% contro 5,4 di agosto). Martedì vedremo invece l’indice ZEW di ottobre alle 11:00 (stima -81,4 punti contro -79,4 di settembre). Mercoledì alle 11:00 è invece il turno dell’Europa dove l’inflazione di settembre è prevista in flessione al 4,3% (5,2% in agosto).

Venerdì scorso l’inflazione della Francia YoY di settembre è stata in linea con le attese e il dato di agosto del 4,9%. In crescita invece l’inflazione YoY di settembre della Spagna, salita al 3,5% (dal 2,6% di agosto).

Il rendimento totale dei titoli a 10 anni detenuti dal Tesoro USA si avvicina a una perdita di circa il 4% quest’anno, con perdite di capitale che cancellano il reddito da esso fornito. L’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro a lungo termine mostra che i mercati si stanno adattando a un livello più elevato legato a cambiamenti strutturali: la politica fiscale statunitense più flessibile, la riallocazione delle risorse nella transizione a basse emissioni di carbonio e la frammentazione geopolitica che tende a riformare le catene di approvvigionamento.

Molte delle economie dei mercati sviluppati sono avviate verso un trend di crescita strutturalmente più debole a causa di grandi forze come l’invecchiamento della popolazione che è destinato a creare problemi legati alla sostenibilità dei sistemi pensionistici e legati all’aumento dei consumi.

L’attività negli Stati Uniti è rimasta stagnante negli ultimi 18 mesi mentre l’economia sembra muoversi su un percorso di crescita inferiore. Gli aumenti apparentemente forti delle buste paga dell’ultimo periodo potrebbero sembrare una buona notizia, ma le aziende si stanno facendo sempre più lente nel riassumere lavoratori dopo la fine della pandemia. Stimiamo che, senza questo forte effetto di recupero, la crescita dei posti di lavoro in realtà rallenterebbe.

Concentrarsi sulla creazione mensile di posti di lavoro riteniamo che in realtà mascheri una tendenza più ampia partita nel 2020: la crescita complessiva dell’occupazione è stata modesta, ma la disoccupazione è comunque inferiore. Ciò dimostra che l’offerta di lavoro è rallentata con l’invecchiamento della popolazione. Riteniamo che possa essere più il vincolo sul lato dell’offerta e quindi la maggiore rigidità del lavoro, più che un’economia forte che determinerà i dati futuri.

Per quanto riguarda i mercati finanziari, vediamo rendimenti a lungo termine sostanzialmente in linea con le nostre attese, ma riteniamo che le azioni non riflettano ancora pienamente tassi ufficiali più elevati per un periodo più lungo.

Ecco perché riteniamo sia fondamentale sfruttare gli impatti settoriali e aziendali del cambiamento che si va profilando all’orizzonte in questo difficile contesto macroeconomico. Si tratta quindi di identificare i catalizzatori, vedere come interagiscono tra loro e scoprire i probabili beneficiari non ancora scontati dai mercati.

Allungando l’orizzonte temporale, vediamo altre grandi forze che si intersecano e creano grandi cambiamenti nella redditività tra economie e settori. Per esempio, il potenziale in tutto il sistema energetico nel passaggio ad un’economia a basse emissioni di carbonio. La sanità, il tempo libero e le aziende con prodotti e servizi per gli anziani potrebbero invece trarre vantaggio dai mercati sviluppati man mano che le persone invecchiano. Ma vediamo anche il panorama finanziario USA in rapida evoluzione e pronto a creare opportunità nel credito privato, visto che le banche tendono a frenare i prestiti.

Nelle prossime settimane sarà importante seguire la reazione del mercato alla geopolitica. Per quanto riguarda i tassi, ci sembra che la classica risposta iniziale di “rifugio sicuro” sembra essere ostacolata dai timori che un potenziale shock dell’offerta di materie prime possa rilanciare l’inflazione principale e limitare la capacità dei banchieri centrali di tagliare i tassi in una fase di ribasso. Riteniamo comunque che l'attuale 5,50% possa essere il tasso terminale dei fondi federali.

Seguici su Telegram

Idea di investimento
Possibile premio del 12% annuo con il certificate sul petrolio grezzo Brent e WTI
Rendimento p.a.
12%
Cedole
1% - €10,00
Memoria
si
Barriera Cedole
60%
ISIN
CH1325429418
Emittente
Leonteq
Comunicazione Pubblicitaria
Maggiori Informazioni

La Finestra sui Mercati

Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!

Ho letto e accetto l'informativa sulla privacy