I venti di guerra spingono l’oro ai massimi di 6 anni

La possibile escalation militare spinge i mercati verso i beni rifugio e secondo Goldman Sachs il rally dell’oro potrebbe continuare
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Rallenta il rally dell’oro
Le tensioni militari tra Stati Uniti e Iran avevano spinto in alto le quotazioni dell’oro, raggiungendo quota 1.586 dollari l’oncia, prezzo massimo dall’aprile 2013.
Nonostante non si registrino ritorsioni militari all’attacco ordinato da Donald Trump, il prezzo della materia prima gialla resta sopra i 1.560 dollari e la corsa potrebbe riprendere presto.
Dopo la fiammata dei prezzi del petrolio, gli acquisti si erano riversati anche sul palladio e l’argento, entrambi su alti livelli nel mezzo dell’attacco americano in Iran.
Goldman Sachs preferisce l’oro al petrolio
Il calo odierno dell’oro non distoglie l’attenzione degli esperti sulla materia prima, considerata una scommessa migliore rispetto al greggio secondo Goldman Sachs.
Secondo gli esperti dell’istituto, infatti, la corsa del petrolio è destinata a rallentare, in quanto gli investitori hanno già iniziato a prezzare il calo delle scorte pari a 800 mila barili al giorno per i prossimi tre mesi.
Un altro motivo che porta Goldman Sachs a preferire l’oro è rappresentato dalla mancanza di certezze di ulteriori attacchi a siti petroliferi da parte dell’Iran, a cui si aggiunge la flessibilità dei prezzi a cui si è assistito dopo lo scorso attacco in Arabia Saudita che si era concluso con un nuovo calo.
Il prezzo dell’oro, concludono dall’istituto americano, potrebbe superare il prezzo obiettivo di 1.600 dollari l’oncia stabilito dai suoi esperti, target già sfiorato in questi giorni.
Il possibile continuare della crisi e le conseguenze sui mercati
Secondo l’analista senior dell’agenzia Moodys, Alexander Perjessy, "un conflitto duraturo avrebbe una vasta serie di implicazioni con ampi shock economici e finanziari che farebbero peggiorare in modo significativo le condizioni operative e di finanziamento". Inoltre, "il protrarsi di un conflitto avrebbe potenzialmente ripercussioni globali a causa dell'effetto sui prezzi del petrolio", aggiunge.
Le conseguenze del conflitto potrebbero riguardare diversi settori, tra cui quello petrolifero e bancario, a cui si aggiungerebbe quello del turismo. "Un aumento dell'avversione al rischio sarebbe negativo per gli emittenti, soprattutto quelli con ampie necessità di finanziamento esterno e riserve relativamente più basse o insufficienti", spiegava l’esperto.
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