Il cda di Banco Bpm rifiuta l’offerta di Unicredit

Il consiglio di amministrazione di Piazza Meda definisce la proposta come “ostile” e lanciata a condizioni inusuali, oltre a non riflettere la redditività alla banca.

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Banco Bpm boccia Ops di Unicredit

Si complica la vicenda UnicreditBanco Bpm dopo che da Piazza Meda è arrivato il primo stop del consiglio di amministrazione all’offerta lanciata ieri dalla banca milanese che parla di offerta “ostile”, non sollecitata e lanciata a condizioni "del tutto inusuali" per questo tipo di operazione e che espone gli stakeholder dell'ex popolare a diverse aree di incertezze. La proposta “non riflette in alcun modo la redditività e l'ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti di Banco Bpm”, si legge nel comunicato diffuso oggi dal cda.

L’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha poi ricordato che il valore potenziale di Piazza Meda "è ulteriormente rafforzato dalle operazioni straordinarie recentemente annunciate, che si aggiungono alle azioni già contenute nel piano industriale 2023-26 e che si tradurranno in un aggiornamento degli obiettivi del piano medesimo, già in parte anticipati al mercato".

Dal punto di vista finanziario, prosegue la nota, le sinergie di costo lorde stimate da Unicredit per 900 milioni sono "più di un terzo della base costi di Banco Bpm" e per questo "destano forti preoccupazioni sulle prevedibili ricadute a livello occupazionale e sociale", “sinergie, al pari di quelle di ricavo, che non sono per nulla valorizzate nelle condizioni dell'offerta".

Critiche all’offerta

In merito all’offerta di Unicredit che riflette un premio dello 0,5% rispetto al prezzo ufficiale di BBPM del 22 novembre, e uno sconto implicito del 7,6% rispetto al prezzo ufficiale di ieri (7,008 euro), il cda considera tali condizioni “del tutto inusuali per operazioni di questa tipologia”, e “non riflettono in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti di Banco Bpm”. Tale potenziale, prosegue la nota, “è ulteriormente rafforzato dalle operazioni straordinarie recentemente annunciate, che si aggiungono alle azioni già contenute nel piano industriale 2023-26 e che si tradurranno in un aggiornamento degli obiettivi del piano medesimo, già in parte anticipati al mercato.

La passivity rule

Tra le ragioni del rifiuto dell’offerta c’è anche il ruolo della passivity rule che impone alla società oggetto dell’offerta di astenersi per il management dal compiere atti od operazioni che possano contrastare gli obiettivi dell’offerta.

L’assoggettamento a questa regola, prosegue il cda nella nota, “condizionerà la flessibilità strategica del gruppo, in particolare con riferimento alle condizioni dell'offerta pubblica di acquisto promossa lo scorso 6 novembre da Banco Bpm Vita, sulla totalità delle azioni Anima Holding e al recente investimento da parte della Banca nel capitale sociale di Banca Monte dei Paschi di Siena, determinandosi così un quadro di elevata incertezza”.

Viene quindi “limitato lo spazio di manovra su base autonoma del management, che in questi anni ha dato prova di un forte track-record in termini di crescita organica e di iniziative straordinarie realizzando con successo, e senza richiedere capitale al mercato, operazioni quali l'integrazione tra Bpm e Banco Popolare, il de-risking del portafoglio creditizio, la riorganizzazione del bancassurance, la partnership nella monetica e, in ultimo, le operazioni su Anima e Banca Monte dei Paschi di Siena”.

Focus sempre su piano e Anima

Alla luce di questo il cda conclude che “la banca rimane focalizzata sull'implementazione del piano 2023-2026, sull'esecuzione dell'Opa su Anima e sul conseguente aggiornamento del piano industriale, non trascurando alcuna opzione strategica che possa ulteriormente contribuire all'obiettivo di creare valore per gli azionisti e per tutti gli altri stakeholder”.

Intanto Banco Bpm prosegue con l’Opa su Anima e indiscrezioni dell’agenzia Reuters informano circa il deposito di oggi alle autorità di vigilanza dei documenti relativi alle istanze autorizzative. In proposito, in una nota al termine del cda dell’istituto bancario ha confermato il focus sull'opa Anima, ribadendo la propria volontà di “non trascurare alcuna opzione strategica che possa contribuire ulteriormente all'obiettivo di creare valore per gli azionisti e per tutti gli altri stakeholders”.

Confermati i target price degli analisti

Continuano ad arrivare i giudizi positivi sull’operazione da parte degli analisti. Deutsche Bank ha confermato la raccomandazione buy su Banco Bpm con prezzo obiettivo a 7,4 euro. La mossa di Unicredit è stata "completamente inattesa", commentano gli esperti.

Barclays, da parte sua, conferma la raccomandazione overweight su Unicredit e su Banco Bpm, con target price rispettivamente a 47,8 euro e 8,5 euro. La matematica di un deal tra le due banche funziona bene, spiegano gli analisti, secondo cui l'ostacolo principale è la mancanza di un premio sul prezzo di Borsa di Banco Bpm.

Unicredit “persegue la crescita sia a livello nazionale sia internazionale”, secondo Alessandro Boratti e Marco Troiano del team Financial Institutions di Scope Ratings.

Se l'offerta per Banco Bpm avrà successo, “riequilibrerà l'esposizione del gruppo al mercato italiano e rimodellerà il panorama competitivo nazionale”, proseguono gli esperti, che considerano “la mossa di Unicredit ampiamente positiva, ma è chiaro che aumenterà la dipendenza del gruppo dall'Italia (BBB+ Stabile) e si allontanerà dai suoi recenti sforzi di diversificazione geografica attraverso l'espansione dell'impronta paneuropea. Questa maggiore esposizione italiana potrebbe avere un impatto sui costi di finanziamento se il rischio sovrano italiano dovesse aumentare. Con Banco Bpm, l'Italia avrebbe rappresentato il 56% dei ricavi del gruppo nei nove mesi, rispetto al 46%”.

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