Il certificate che rende fino al 20,82% annuo sui big bancari in Europa

Il Certificate targato Vontobel con Isin DE000VH3LSJ9 si compra sotto la pari a 990 euro e tre sottostanti su quattro si trovano oltre il livello iniziale: Banco BPM +3,7%, Commerzbank +2,6%, Barclays +1,3%, Banca MPS è l’unico negativo (-1,2% dallo strike).
Il rendimento potenziale annuo è del 20,82% (calcolato sul prezzo attuale e sulla restante vita del prodotto) grazie a un flusso di premi mensili con memoria pari a 16,67 euro. La barriera cedolare parte dal 100% del livello iniziale dei sottostanti per poi scendere, dell'1% al mese, con un gradino finale più ampio, al 55%.
Possibilità di rimborso anticipato dopo nove mesi di vita con la prima finestra che cade a giugno 2026. A scadenza (settembre 2028), tra tre anni, protezione del capitale fino a ribassi del 45% dal livello iniziale dei sottostanti.
Acquistando il certificate oggi, la somma di tutti i premi offre un rendimento potenziale del 61,63% a scadenza, un ritorno difficile da trovare sul mercato per un certificate dotato di una barriera così profonda.
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Prezzo sotto la parità e barriere profonde
Rendimento elevato, barriere finali profonde e quattro grandi istituti di credito europei. I punti di forza di questo certificate con Isin DE000VH3LSJ9 di Vontobel sono dati da una struttura innovativa che migliora con il passare del tempo grazie al rapido calo della barriera cedolare. In questo modo aumenta la probabilità che il prodotto stacchi tutti i premi mensili con memoria di 16,67 euro, condizionati da una barriera discendente nel tempo.
Vediamo, nel dettaglio, come funziona e quali sono i pregi e difetti. Per poter offrire un rendimento così alto, Vontobel mette in campo una struttura molto efficiente: una barriera cedolare che parte da livelli alti, pari al livello iniziale dei sottostanti, per scendere velocemente, con un gradino finale più ampio, al 55%. Il punto di forza del certificate è proprio quello di una barriera cedolare molto bassa a scadenza con l’effetto memoria: in questo modo l’investitore può incassare alla data di valutazione finale tutte le cedole come se la barriera fosse sempre stata al 55%.
Lanciato sul mercato il 15 settembre a un valore nominale di 1.000 euro, il certificate oggi si compra sotto la pari a 990 euro con tre sottostanti su quattro oltre il livello iniziale: Banco BPM +3,7%, Commerzbank +2,6%, Barclays +1,3%, Banca MPS è l’unico negativo (-1,2% dal valore iniziale).
A condizione che la barriera dei premi venga rispettata alla scadenza, l’investitore potrà ottenere 36 cedole mensili (in totale 600,12 euro di premi, 61,63%), per un potenziale rendimento annuo del 20,82% (tenendo conto dell’acquisto a 990 euro oggi e anche della restante vita del certificate di poco inferiore ai tre anni).
Il conto è semplice: 600,12 euro di premi (16,67 euro per 36 cedole mensili totali) più 10 euro di capital gain (differenza tra 1.000 euro di rimborso e il prezzo attuale di 990 euro), il risultato è 610,12 euro. Dividiamo questo numero per il prezzo di acquisto (usiamo quello attuale) di 990 euro e arriviamo a un rendimento da qui alla scadenza (11 settembre 2028) del 61,63%. Ora annualizziamo il rendimento per capire, all'anno, quanto rende il certificate e confrontarlo con gli altri sul mercato: dividiamo 61,63% per 2,96 (anni di vita residui del prodotto) e arriviamo a un ritorno annualizzato del 20,82%.
Dopo nove mesi di vita l’investitore può approfittare del rimborso anticipato con cadenza mensile: il meccanismo di autocall scatterà dall’11 giugno 2026, quando il certificate potrà essere liquidato a 1.000 euro con la quotazione di tutti i sottostanti almeno pari al livello iniziale. A quel punto l’investitore riceverebbe anche nove cedole da 16,67 euro, portando il guadagno complessivo a 1.150,03 euro. Considerando l’orizzonte temporale inferiore ai nove mesi (8,54 mesi), il rendimento sarebbe del 16,16% (150,03 euro di premi più 10 euro di capital gain su 990 euro di acquisto), per un ritorno annualizzato che salirebbe così al 22,71%. Affinché si realizzi questo scenario basterebbe che Banco BPM, entro l'11 giugno 2026, guadagnasse l’1,2% dal livello attuale con gli altri titoli fermi sulla quotazione corrente.
Il capitale a scadenza è protetto da una barriera al 55% del livello iniziale del sottostante, all’interno del paniere, con la performance peggiore. La prima data di valutazione mensile è fissata il prossimo 13 ottobre. Di seguito la tabella che mostra i principali livelli di riferimento del certificate:
Se rendimento elevato, barriere profonde, sottostanti solidi e possibile autocall possono rappresentare i pregi, il prezzo da pagare per avere un potenziale ritorno annuo del 20,82% è dato dal rischio di vedere un sottostante scendere più velocemente della barriera, quindi perdere oltre il 45% dal livello iniziale senza mai recuperare. In questo caso, i premi potrebbero rimanere tutti in pancia al prodotto. A compensare questo scenario, il possibile stacco delle cedole grazie all'effetto memoria potrebbe avvicinare il prezzo del certificate ai 1.000 euro di valore nominale. Basterà però trovare, in una data di valutazione, i sottostanti sopra la barriera cedolare (55% a scadenza), per recuperare tutti i premi non distribuiti in precedenza, anche quando la barriera dei premi era posizionata sui livelli più alti.
Ogni mese un premio con memoria di 16,67 euro
Il flusso cedolare rappresenta il principale punto di forza del certificato con Isin DE000VH3LSJ9. Ogni mese l’investitore può incassare un premio con memoria dell’1,667% del nominale (1.000 euro), pari a 200,04 euro in un anno. In ogni data di osservazione mensile, la cedola verrà distribuita se nessuno dei sottostanti si troverà sotto una barriera discendente nel tempo: infatti, parte dal 100% del valore iniziale e si abbassa dell’1% ogni mese per arrivare fino al 55% (lo scalino all’ultima data di valutazione dell’11 settembre 2028 è maggiore e pari all’11%), rendendo più probabile il pagamento dei premi. Le cedole verranno quindi pagate anche in caso di ribassi dei sottostanti, basta che ogni mese alle date di osservazione il calo dal valore iniziale del titolo peggiore non superi il rispettivo livello barriera.
Un ruolo decisivo lo ricopre l’effetto memoria. Questo meccanismo permette che una premio non pagato non è definitivamente perduto ma rimane in pancia al prodotto. Nelle successive date di osservazione, qualora si verifichino le condizioni che danno diritto al pagamento, i premi non pagati in precedenza vengono distribuiti tutti insieme compresa la cedola relativa a quel periodo di osservazione.
L'obiettivo di questo certificate è quello di aumentare le possibilità di stacco di tutti i premi, grazie a una barriera finale al 55% del livello iniziale unita all’effetto memoria. Grazie a questa struttura innovativa, per chiudere l’investimento in bellezza e portare a casa tutti i 36 premi previsti, nessuno dei sottostanti dovrà crollare del 45% dal livello iniziale all’ultima data di osservazione, ovvero l’11 settembre 2028. A quel punto l’investitore avrà portato a casa un flusso di cedole pari a 600,12 euro, pari un rendimento da qui alla scadenza (tra 2,96 anni) del 61,63% al prezzo di oggi di 990 euro (20,82% annualizzato).
Il punto di forza è quello di lasciare lavorare al meglio il tempo e i soldi investiti per poter offrire premi più alti e una barriera più bassa rispetto ai classici Cash Collect tradizionali. Oggi non è facile trovare sul mercato un certificate che renda così tanto con una barriera così profonda.
Va sottolineato che i premi del certificate sono considerati dal Fisco “redditi diversi”, e in quanto tali possono compensare le eventuali minusvalenze presenti nello zainetto fiscale dell’investitore. Con questo sistema è possibile recuperare il credito fiscale derivante dalle perdite registrate entro i successivi quattro anni dalla loro realizzazione.
Si delineano due scenari alla scadenza naturale
L’obiettivo del certificate è quello di arrivare a scadenza, offrendo una barriera cedolare molto bassa e distribuire tutte le cedole sfruttando l’effetto memoria con un rendimento davvero elevato. La barriera a capitale, osservata solo alla scadenza (11 settembre 2028), è profonda e fissata al 55%, proteggendo il capitale investito da discese fino a -45% dal valore iniziale dei sottostanti. In caso di mancato evento di autocall, alla scadenza naturale saranno due gli scenari possibili:
- Se tutti e quattro i sottostanti quoteranno sopra, o allo stesso livello, della barriera il certificate verrà rimborsato al valore di emissione di 1.000 euro a cui vanno aggiunti 600,12 euro di premi. L’investitore riceverà quindi anche l’ultima cedola e i premi eventualmente non pagati trattenuti in memoria. Considerato il prezzo di acquisto attuale di 990 euro, il rendimento complessivo a scadenza raggiungerebbe il 61,63% (20,82% annualizzato).
- Se invece alla scadenza finale anche solo uno dei sottostanti dovesse quotare sotto il 55% dal valore iniziale, il certificate verrà rimborsato in proporzione alla performance del peggiore dei titoli. A questo valore dobbiamo aggiungere le eventuali cedole staccate durante la vita del certificate, che andrebbero così a compensare la perdita sul capitale. Per fare il calcolo esatto, ad oggi impossibile, dovremmo sapere l'ammontare dei premi distribuito.
Ipotizziamo che il prodotto valga 1.000 euro e che il worst of accusi un ribasso del 50% dal valore iniziale: il certificate verrà rimborsato a 500 euro (50% del valore iniziale). A questo valore dobbiamo aggiungerci le eventuali cedole staccate. Ad esempio, se dovesse staccare 500,10 euro (30 premi su 36) saremmo in pari sul nominale. Con un worst of al 40% del valore nominale (-60% di performance) e un rimborso a 400 euro è più facile aspettarsi una perdita.
Attualmente, i sottostanti si trovano ben distanti dalla barriera sul capitale: Banco BPM dista il +47%, Commerzbank il 46,4%, Barclays il 45% e Banca MPS il 44,3%, rafforzando le probabilità di uno scenario favorevole a scadenza.
Altro aspetto, ogni volta che il certificate si porterà sotto la pari il rendimento sale. Oggi il certificate passa di mano a 990 euro, per un ritorno annualizzato del 20,82%. Per flussi cedolari bassi lo si avverte poco, ma con flussi cedolari elevati la differenza è sostanziale. Ad esempio, acquistando il certificate a 900 euro, il rendimento annuo salirebbe al 26,28% e quello finale al 77,79% nei 2,96 anni rimanenti di vita del prodotto.
Il risiko bancario in Italia e non solo
Il 2025 si conferma l’anno del risiko bancario in Europa, con colossi come Banca MPS, Banco BPM, Commerzbank e Barclays pronti a giocare partite decisive che potrebbero ridisegnare gli equilibri del mercato del credito del Vecchio Continente.
Banca MPS
Il 24 gennaio, Banca MPS ha lanciato un’offerta pubblica di scambio (Ops) su Mediobanca, provocando un terremoto ai vertici della finanza italiana. Operazione gradita dal governo che ha già fatto sapere che non eserciterà il golden power. L'8 settembre è terminata l'Ops di MPS sulle azioni ordinarie Mediobanca, iniziata il 14 luglio (in origine Ops, si è trasformata in Opas a seguito della decisione della banca senese di aggiungere a quanto messo già sul piatto una componente cash, in contanti, di 0,90 per azione).
Il risultato ha stracciato le previsioni più ottimistiche, consentendo a Banca MPS di conquistare l’86,3% circa del capitale di Mediobanca e riducendo le quote dei maggiori azionisti di MPS. Delfin si ritrova con il 18%, Caltagirone con l'11%, il MEF con il 5% e Banco BPM con il 2%. Ma soprattutto la valanga di adesione all'offerta di acquisto e scambio rende più vicino il delisting di Mediobanca dalla Borsa e in parallelo la fusione fra le due banche. Probabile poi che le attività verranno riorganizzate secondo le specializzazioni di entrambi gli istituti di credito conservando entrambi i marchi.
Su chi guiderà la transizione la partita è aperta: la lista per il nuovo cda di Mediobanca è da presentare entro il 3 ottobre per l'assemblea del 28. Si riunirà poi a breve il board dell'istituto senese per fare il punto sul da farsi, anche alla luce dei sorprendenti risultati dell’Opas.
Occorre ricordare che, per opporsi alla scalata di MPS, Mediobanca aveva messo sul piatto una controffensiva con l’acquisizione di Banca Generali per 6,3 miliardi di euro, finanziata cedendo la propria quota in Generali. L’operazione, presentata come una spinta verso una “partnership industriale”, è stata però fermata dall’assemblea degli azionisti: solo il 35% dei votanti ha votato a favore, con 10% contrari e un’amazzonia di astensioni (32%), incluse quelle di Delfin e Caltagirone. Questo rifiuto ha compromesso la difesa strategica di Alberto Nagel, che aveva puntato su Banca Generali per rafforzare il gruppo e neutralizzare l’offensiva di MPS.
Banco BPM
In questo scenario in rapida evoluzione, Banco BPM emerge come attore chiave. Il cda si è detto favorevole all’aumento di capitale di MPS per l’Ops su Mediobanca, allineandosi con i principali soci privati, Caltagirone e Delfin, e con il MEF, ancora titolare dell’11,73% di MPS. Tuttavia, Piazza Meda ha più volte ribadito l’intenzione di restare stand-alone, senza superare il 10% in MPS.
Ad aprile, Banco BPM ha concluso con successo l’Opa su Anima Holding, acquisendone quasi il 90%, ben oltre la soglia del 66,67% inizialmente fissata. L’operazione ha rafforzato il posizionamento strategico della banca, che però è finita nel mirino di UniCredit: il 28 aprile è partita l’Ops su BPM che però si è risolta con un nulla di fatto. L’offerta si è scontrata inizialmente con le condizioni stringenti del golden power, poi la sentenza del TAR del Lazio che non è stata risolutiva e allora UniCredit ha deciso il 23 luglio di ritirare l’Ops.
Ora Banco BPM è “tornata libera” e in questi ultimi giorni sta circolando un’ipotesi di aggregazione con Crédit Agricole. Secondo indiscrezioni pubblicate da Reuters, i francesi avrebbero scelto Deutsche Bank e Rothschild come advisor per le trattative con l’istituto guidato da Alberto Castagna. I tempi potrebbero essere abbastanza brevi: fonti dell’agenzia indicano che l’operazione potrebbe accelerare nei prossimi mesi.
I legami tra le due banche sono già stretti: Agricole detiene oggi il 20% di Piazza Meda ed è già partner industriale nel credito al consumo e nella bancassurance e l’operazione potrebbe dar vita ad un nuovo polo bancario con un peso rilevante in Italia e in Europa.
Se l’operazione avrebbe un ruolo anche difensivo per Banco BPM, difendendola sa eventuali future scalate da altri soggetti, per i francesi si tratterebbe del rafforzamento della loro presenza in Italia, dove in vent’anni ha costruito una rete di oltre 1.200 filiali grazie all'acquisizione di Cariparma, FriulAdria, Creval e numerose casse di risparmio locali, diventando uno dei principali operatori retail del Paese.
Gli analisti di Equita ritengono che un’eventuale integrazione tra Banco BPM e Crédit Agricole Italia “avrebbe senso industriale, consentendo a Piazza Meda di diventare il terzo operatore in Italia per filiali e il secondo in termini di prestiti alla clientela (dietro a Intesa Sanpaolo), rafforzando il proprio posizionamento competitivo”.
Dalla sim sottolineano che il principale nodo da sciogliere “rimane tuttavia il ruolo di Crédit Agricole nella nuova entità, che stimiamo potrebbe detenere almeno il 35% del capitale. Ciò renderebbe cruciale la posizione del governo sul tema del Golden Power: il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha affermato che porrà condizioni per un'eventuale alleanza tra Banco BPM e la filiale italiana della francese Crédit Agricole.
Commerzbank
La scalata silenziosa di UniCredit in Commerzbank è arrivata a un nuovo punto di svolta: il gruppo guidato da Andrea Orcel detiene oggi circa il 26% dei diritti di voto nella banca tedesca, dopo aver convertito una parte consistente delle posizioni derivate in azioni fisiche. L’obiettivo dichiarato è spingersi fino al 29% circa, restando sotto la soglia del 30% che obbligherebbe a un’offerta pubblica d’acquisto.
Sul fronte regolamentare, UniCredit ha ottenuto via libera dalla Bce e dalle autorità tedesche della concorrenza, ma lo scenario resta tutt’altro che lineare. Il governo di Berlino ha ribadito la sua opposizione, definendo “sconnesso e ostile” l’approccio del gruppo italiano e chiarendo che non intende cedere ulteriori quote della banca simbolo del credito tedesco. Il management della banca tedesca ha ribadito la difesa dell’indipendenza e anche i sindacati di Commerzbank hanno espresso forte preoccupazione a Bruxelles, paventando rischi occupazionali e dubbi sulla reale sostenibilità industriale di un’eventuale fusione.
Il Ceo di Unicredit non ha escluso la possibilità di un’offerta pubblica di acquisto ostile, qualora lo scenario lo imponesse. “Abbiamo speso miliardi per costruire la nostra quota e questo ci conferisce diritti. Se le cose non vanno bene, bisogna agire per cambiarle”, ha spiegato Orcel, lasciando aperta l’ipotesi di chiedere un seggio nel consiglio di sorveglianza.
Rispondendo alle critiche della Ceo di Commerzbank, Bettina Orlopp, Orcel ha chiarito che la presenza di un rappresentante UniCredit nel board non configurerebbe un conflitto di interessi, grazie alle regole di governance vigenti in Germania.
L’integrazione di Commerzbank con la controllata bavarese HypoVereinsbank, controllata di UniCredit, resta lo scenario preferito da Orcel, che insiste sui possibili benefici occupazionali: “Se Commerzbank resterà indipendente, nei prossimi cinque-sette anni dovrà probabilmente tagliare più posti di lavoro rispetto a un’eventuale acquisizione”.
Il Ceo ha ribadito che l’operazione mira a rafforzare i ricavi più che a ridurre i costi, con l’intenzione di preservare e potenziare la rete territoriale della banca tedesca. Per ora, Unicredit è “esattamente dove vuole essere” e procede con calma. “Nessuno sa davvero quale sia il piano, ma questo non significa che non ci sia. Perché noi abbiamo un piano”, ha detto Orcel.
Barclays
Nel secondo trimestre 2025 Barclays ha superato le aspettative del mercato grazie a un forte contributo delle attività di trading: il reddito totale è salito del 14% anno su anno, raggiungendo circa £7,19 miliardi, e l’utile ante imposte è aumentato del 28% a circa £2,48 miliardi, risultando meglio delle stime consenso. La banca ha annunciato un programma di riacquisto azioni da £1 miliardo e un dividendo semestrale incrementato a 3,0 pence per azione, mantenendo l’obiettivo di restituire almeno £10 miliardi agli azionisti tra il 2024 e il 2026 attraverso dividendi e buybacks. Barclays ha anche rivisto al rialzo le sue stime per il margine d’interesse netto per il 2025, ponendosi un obiettivo sopra £12,5 miliardi.
Sul fronte delle operazioni strategiche, Barclays ha formalizzato una partnership con Brookfield Asset Management per la sua business unit “payment acceptance” (già definita merchant acquiring). L’intesa prevede che Barclays investa circa £400 milioni nei primi tre anni, con la prospettiva che Brookfield possa acquisire una partecipazione di circa l’80% nel business entro il settimo anno, mentre Barclays manterrà circa il 20%. Questo tipo di operazione consente alla banca di alleggerire l’esposizione in asset ad alta intensità di capitale (riducendo i risk-weighted assets) pur mantenendo una quota nei flussi di reddito del business.
Sul fronte M&A, Barclays è tornata ad essere attiva e ambiziosa: la sua divisione Investment Banking prevede un rilancio del volume di operazioni per il 2025, puntando su strutture ibride, cross-border e su una migliore integrazione con la divisione corporate. Recentemente la banca ha assunto Andrew Woeber come Global Head M&A e si colloca fra i top 5 advisor per operazioni annunciate nel primo trimestre 2025 secondo Dealogic. Tuttavia, le sfide non mancano: i costi operativi nel comparto investment banking restano elevati, e Barclays punta a migliorare il rapporto costi/reddito entro il 2026, riducendo anche gli asset ponderati per il rischio (RWA).
Le raccomandazioni degli analisti
La view degli analisti sui quattro titoli sottostanti si conferma complessivamente positiva, rafforzando ulteriormente le prospettive favorevoli per il prodotto.
Banco BPM è monitorato da 17 analisti: sono 6 le raccomandazioni di acquisto (buy), 10 esperti dicono di mantenere le azioni in portafoglio (hold) e 1 consiglia di vendere (sell). Il target price medio è pari a 11,94 euro.
Su Banca MPS, il sentiment si presenta più positivo. Tra gli 11 analisti che monitorano il titolo, 6 consigliano buy, 4 suggeriscono hold e 1 sell. Il prezzo obiettivo medio è di 9,13 euro, che implica un upside potenziale del 19% rispetto ai valori correnti del titolo a Piazza Affari.
Situazione più neutrale per Commerzbank: su 21 analisi che seguono il titolo, 6 consigliano buy, 9 suggeriscono hold e 6 sell. Il target price medio è di 32,7 euro.
Infine, su Barclays il sentiment si presenta molto positivo. Dei 20 analisti che monitorano il titolo, 15 consigliano buy, 5 suggeriscono hold e 1 sell. Il prezzo obiettivo medio è di 410,26 GBp, che implica un potenziale upside del 9% rispetto alla quotazione attuale a Londra.
La combinazione tra distanza dalle barriere e prospettive positive degli analisti dovrebbe offrire una cornice di relativa tranquillità per gli investitori che valutano l'acquisto del certificate.
Attenzione: Il Certificate DE000VH3LSJ9 è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7.
Ricordiamo che investire in certificati espone l’investitore al rischio fallimento dell’emittente e a quello di azzeramento di un sottostante, casi che possono comportare la perdita dell’intero investimento.
Vontobel gode di un buon rating:
- Aa3 da parte di Moody's
I potenziali rendimenti indicati sono sempre al lordo della tassazione.
Prima di ogni investimento leggere sempre tutti i documenti scaricabili dalla pagina del prodotto dell’emittente.
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