Il certificate sulle big oil che rende fino all’11% annuo

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Le tensioni in Medio Oriente tengono alto il prezzo del greggio ma senza eccessi. Maxi acquisizioni per le big del comparto mentre per gli esperti, il taglio dell’offerta manterrà elevati i margini. Il certificate di Vontobel con Isin DE000VM33N62 su ENI, Exxon Mobil e Repsol stacca premi trimestrali con memoria del 2,75% (11% annuo) se nessuno dei sottostanti avrà perso, alle date di valutazione, il 30% dal livello iniziale. Rimborso anticipato dal sesto mese, durata due anni. A scadenza protezione del capitale fino a cali del 30% dei sottostanti dal livello iniziale.


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Petrolio poco mosso. Il dramma del Medio Oriente non accende i prezzi

Crisi in Medio Oriente e tensione sul prezzo del petrolio. Andando indietro nei decenni, le oscillazioni del greggio hanno sistematicamente marcato le deflagrazioni di violenza in una delle zone più calde del pianeta. A 20 giorni di distanza dal feroce attacco di Hamas in Israele, il Brent è salito solo del 5% e oggi viaggia attorno ai 90 dollari al barile, con un andamento relativamente stabile negli ultimi giorni che riflette l’atteggiamento cauto dei Paesi principali produttori della zona. Basti pensare che a fine settembre il Brent valeva 95 dollari al barile.

Si sa che prima del 7 ottobre l’Arabia Saudita stava negoziando un possibile riconoscimento dello Stato di Israele e molti osservatori dicono che Hamas abbia agito proprio per bloccare l’accordo fra Riad e Gerusalemme. In questi giorni il Qatar, fortissimo produttore di gas, sta trattando con Hamas per il rilascio degli ostaggi.

In questa crisi così bestialmente grondante di sangue, con 1.400 morti israeliani e oltre 6.500 morti palestinesi nella striscia di Gaza (destinati sicuramente ad aumentare), la novità è che il prezzo del petrolio non ha violenti sussulti. Ben magra consolazione, è vero. Ma come si fa a scrivere in questi giorni di investimenti nel settore Oil & Gas senza citare quello che succede in Medio Oriente? L’Arabia Saudita, secondo produttore mondiale di greggio dopo gli Stati Uniti, conferma anche in questi terribili eventi il suo ruolo di Paese interessato alla moderazione e alla stabilità, soprattutto del prezzo del greggio.

Le due maxi acquisizioni di Chevron e Exxon

Prezzi stabili è quello che chiedono le compagnie petrolifere per potere programmare i loro investimenti in un business che, nonostante le fortissime contestazioni ambientaliste, resta centrale per il sostegno dell’economia mondiale. Lunedì 23 ottobre, Chevron ha annunciato l’acquisizione della società petrolifera americana Hess per 53 miliardi di dollari. Tanto per avere un’idea delle dimensioni dell’operazione, ricordiamo che Eni capitalizza 52 miliardi di euro.
Meno di due settimane prima, Exxon Mobil ha comunicato l'acquisizione della società petrolifera Pioneer Natural Resources, per 59,5 miliardi di dollari. Entrambe le operazioni sono dettate dalla scelta delle due major di investire pesantemente per aumentare le proprie riserve di petrolio e gas. Per loro la fine degli idrocarburi non è dietro l’angolo.

La fine dell’era del petrolio non è dietro l’angolo

"Le grandi compagnie petrolifere non vedono la fine della domanda di petrolio nel prossimo futuro. Questo è uno dei messaggi da cogliere. Sono impegnate nel settore, nella produzione, nelle riserve e nella spesa", ha dichiarato alla Cnbc Larry J. Goldstein, ex presidente della Petroleum Industry Research Foundation e fiduciario della Energy Policy Research Foundation, un'organizzazione no-profit. "I gruppi petroliferi sono impegnati a lungo termine. Non vedono un calo della domanda di petrolio a breve termine. E vedono la domanda di petrolio in volumi piuttosto elevati per almeno i prossimi 20 o 25 anni", ha detto ancora Goldstein. "C'è una grande differenza tra quello che le grandi compagnie petrolifere credono sia il futuro del petrolio e i governi di tutto il mondo".

C’è poi un aspetto che rimane sempre ai margini quando si parla di transizione energetica. Le big oil insieme agli investimenti in petrolio hanno importanti piani di sviluppo nelle energie alternative e nel nucleare di nuova generazione, come a dire che, chi il settore lo conosce e molto bene, non è poi così impreparato al cambiamento ma vede una transizione più lunga.

L’obiettivo di medio periodo è dunque cogliere gli ampi margini che una transazione non troppo rapida lascerà al settore oil. Nel momento i cui i bassi investimenti globali faranno crollare l’offerta e amplieranno i guadagni le big oil saranno ancora lì a fare incetta di domanda e con quella cassa è probabile che acquisteranno poi società della nuova transizione energetica. Insomma, Exxon, Shell, Chevron, Eni per citarne alcune non scompariranno saranno sempre produttori di energia ma, quasi certamente, da fonti molto più diversificate.

Gli investitori continuano ad essere attratti dagli alti rendimenti che le società Oil & Gas sono in grado di offrire. Basti pensare che il consensus degli analisti (Market Screener) stima che nei prossimi due anni le azioni Eni daranno un dividend yield superiore al 6%. Per Exxon la stima è un dividend yield del 3,5%, un livello molto alto per una società americana.

Scenari difficili? Il vantaggio dei certificate

E’ proprio in scenari di questo tipo che gli investitori possono apprezzare maggiormente i certificate, strumenti studiati per offrire contemporaneamente rendimenti interessanti e riduzione del rischio. Sul settore Oil & Gas è appena arrivato sul mercato il Cash Collect Express con Isin DE000VM33N62 della casa svizzera Vontobel che investe su un paniere composto da Eni, Exxon e Repsol.

Cedole trimestrali per un rendimento annuo dell’11%

Il prodotto ha durata di due anni e paga ogni tre mesi premi del 2,75% del valore nominale, pari a un rendimento annuo dell’11%, a condizione che alle date di osservazione nessuno dei sottostanti accusi un ribasso superiore al 30% dal valore iniziale (barriera al 70%). I premi godono dell’effetto memoria, il che vuole dire che se a una scadenza non ci sono le condizioni per pagare la cedola, il bonus non va perso, ma resta nella memoria del certificate e verrà corrisposto alla prima scadenza successiva in cui tutti e tre i sottostanti quoteranno di nuovo sopra la barriera (o allo stesso livello). Di conseguenza, per avere il pieno successo dell’investimento con il certificate DE000VM33N62, basterà che tutti e tre i sottostanti quotino sopra la barriera (o allo stesso livello) alla scadenza finale del 20 ottobre 2025.

Di seguito una tabella che mostra i livelli di riferimento del certificate:

Capitale protetto fino a un ribasso massimo del 30%

La barriera al 70% gioca anche a protezione del capitale. Alla scadenza finale, nell’ottobre 2025, il certificate sarà rimborsato al 100% del valore nominale (1.000 euro) anche se i sottostanti dovessero presentarsi con quotazioni inferiori rispetto alle valutazioni iniziali. La protezione ha effetto fino a un ribasso massimo del 30%. In caso di ribasso maggiore, il certificate verrà rimborsato in proporzione alla performance del peggiore dei sottostanti e l’investitore subirà una perdita.

Acquistabile oggi a 980 euro. Due scenari a scadenza

Emesso lo scorso 20 ottobre a un valore nominale di 1.000 euro, oggi questo certificate è acquistabile sul mercato secondario a 980 euro. Il prezzo sotto la pari si riflette in un aumento del rendimento potenziale. Acquistando oggi il prodotto, se alla scadenza finale tutti i sottostanti saranno sopra la barriera, l’investitore riceverà 1.000 euro di rimborso dopo avere incassato cedole per 220 euro e altri 20 euro di differenza tra il rimborso a 1.000 e l’acquisto a 980 euro, in tutto 240 euro su 980 spalmato su due anni: il potenziale rendimento medio annuo sull’investimento (980 euro) sarà del 12,24%.

Se invece anche solo uno dei sottostanti accuserà una perdita superiore al 30% dei livelli iniziali, il rimborso sarà proporzionale alla performance del peggiore dei sottostanti. Ipotizziamo per il peggiore una perdita del 45%: il rimborso sarà pari al 55% del valore nominale, cioè 550 euro. L’investitore non riceverà l’ultima cedola e nemmeno le cedole eventualmente non pagate e conservate nella memoria del certificate.

Il certificate DE000VM33N62 potrà essere rimborsato anticipatamente a partire dall’aprile 2024 se alle date di osservazione tutti e tre i sottostanti avranno una quotazione pari o superiore al valore iniziale (fixing). In caso di rimborso anticipato, l’investitore riceverà la cedola relativa alla scadenza del momento e le eventuali cedole precedentemente non pagate. A quel punto l’investimento si chiude e nessun premio sarà più pagato.

Focus sui sottostanti

  • Al prezzo attuale di 15,39 euro, Eni capitalizza 52 miliardi di euro, vale a dire 6,9 volte gli utili stimati dagli analisti (consensus di Market Screener) per il 2023. Su 24 analisti che coprono il titolo, 14 raccomandano di comprare le azioni, nessuno consiglia di vendere e la media dei target price è 17 euro (upside del 10%). Dall’inizio dell’anno il titolo è salito del 12%.
  • L’americana ExxonMobil è la prima compagnia petrolifera privata a livello globale. Quest’anno realizzerà ricavi per 356 miliardi di dollari e un utile di 37,7 miliardi. Al prezzo attuale di 108 dollari, la market cap è di 430 miliardi di dollari, pari a 11,7 volte gli utili attesi per il 2023. Anche su Exxon, come Eni, nessun analista raccomanda di vendere le azioni: 13 suggeriscono di comprare e 14 consigliano un atteggiamento neutrale. La media dei target price è 133 dollari (upside del 22%). Modesta l’oscillazione del titolo dall’inizio dell’anno (+1,8%).
  • La spagnola Repsol, principale gruppo petrolifero di Spagna, ha in corso un importante processo di riposizionamento che passa attraverso la cessione di diversi asset non strategiche, la vendita di un quarto del suo segmento di produzione ed esplorazione al fondo di investimento americano EIG.
    Gli asset rimanenti hanno un grande valore. In particolare, le sei raffinerie - un'infrastruttura strategica e non riproducibile - con una capacità di un milione di barili al giorno, una rete di 4.600 stazioni di servizio in Spagna, Portogallo, Messico e Perù, e a tutto questo si aggiungono 4 GW di generazione di energia rinnovabile.
    Con le sue raffinerie, Repsol intende diventare un peso massimo nei biocarburanti e nelle energie alternative a basse emissioni di carbonio, come l'idrogeno.
    Il gruppo dovrebbe chiudere il 2023 con ricavi pari a 60,4 miliardi di euro e un utile di 4 miliardi. Oggi l’azione vale 14 euro e il gruppo capitalizza 18 miliardi di euro, con un P/E 2023 di 4,8 volte. Dall’inizio dell’anno il titolo è sceso del 7%. Per i 25 analisti censiti da Market Screener la quotazione potrebbe salire nei prossimi 12 mesi a 17,8 euro, con un apprezzamento del 23%.
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Idea di investimento
Possibile premio dell'11% annuo con il certificate su ENI, Exxon Mobil e Repsol
Sottostanti:
Eni S.p.ARepsol, S.AExxon Mobil Corp
Rendimento p.a.
11%
Cedole
2,75% - €27,50
Memoria
si
Barriera Cedole
70%
ISIN
DE000VM33N62
Emittente
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