Il Governo salva la Banca Popolare di Bari

Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto per finanziare con 900 milioni di euro il salvataggio della banca
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Il decreto che salva la banca
Il Governo ha deciso il salvataggio della Banca Popolare di Bari proseguendo così una ‘tradizione’ di intervento dello Stato per salvaguardare il sistema bancario italiano.
Il decreto prevede un finanziamento a Invitalia “fino a un importo complessivo massimo di 900 milioni per il 2020”, avente lo scopo di rafforzare il patrimonio del Mediocredito Centrale, una riedizione della vecchia Banca del Mezzogiorno.
Secondo il provvedimento, il finanziamento deve essere utilizzato per la promozione “dello sviluppo di attività finanziarie e di investimento, anche a sostegno delle imprese nel Mezzogiorno, da realizzarsi anche attraverso il ricorso all'acquisizione di partecipazioni al capitale di società bancarie e finanziarie, e nella prospettiva di ulteriori possibili operazioni di razionalizzazione di tali partecipazioni”.
Con lo stesso decreto viene creata una Banca di investimento per “contribuire a ridurre il divario di sviluppo economico tra il Mezzogiorno e le regioni del Centro-Nord”.
Dieci miliardi già spesi per il salvataggio di Mps e Banche Venete
Il salvataggio della Banca popolare di Bari succede ad alcune operazioni che hanno visto lo Stato spendere già 10 miliardi di euro per salvare Monte dei Paschi di Siena e le Banche Venete, secondo quanto calcolato dall’Osservatorio dell’Università Cattolica di Milano.
Mps fu salvata nel 2016 dopo il fallimento della ‘soluzione di mercato’ che cercava di trovare una soluzione ai guai finanziari e giudiziari arrivati con le inchieste seguite alla scoperta della falsificazione dei bilanci.
Il Tesoro intervenne con 5,4 miliardi diventando l’azionista di maggioranza di Mps, acquisendone il 68% del capitale.
Sempre nel 2016 lo Stato interviene per il salvataggio della Popolare di Vicenza e Veneto Banca, con un esborso di 3,5 miliardi di euro tramite Cassa Depositi e Prestiti.
Lo Stato aveva speso 4,8 miliardi di euro per la cassa versati a Intesa Sanpaolo che le aveva acquisite per un euro, a cui si aggiunsero 6,4 miliardi di garanzia,
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