Il petrolio non ferma la sua corsa, Biden minaccia la produzione iraniana

Il Presidente degli Stati Uniti ha confermato che sono in corso discussioni con Israele per colpire gli impianti petroliferi dell’Iran, colpendo così una delle principali fonti di entrate del Paese e diversi analisti ritengono che questa eventualità potrebbe far salire ancora di più i prezzi del greggio.
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Aumenta il petrolio
Questa mattina i prezzi del petrolio hanno ripreso la sua corsa guadagnando l’1% e il Brent ha superato quota 78 dollari, seguito dal greggio WTI a 74,40 dollari al barile.
Su base settimanale i due benchmark del petrolio stanno guadagnando oltre il 9%, reagendo così alle tensioni in Medio Oriente e alle prospettive per la produzione in un’area fondamentale per la materia prima nera. A testimoniare i timori per l’area sono i movimenti dell’indice OPEC Basket, un indicatore di prezzo delle diverse qualità di greggio commercializzate dai membri del cartello, passato dai 71,34 dollari di martedì ai 74,94 dollari di ieri (+5%).
Biden e i possibili target
Il nuovo rialzo dei prezzi è arrivato a seguito delle parole del Presidente statunitense, Joe Biden, che non ha escluso un blitz sulle infrastrutture petrolifere iraniane quale rappresaglia dell’attacco missilistico perpetrato nei giorni scorsi contro Israele.
Biden ha confermato che sono in corso le discussioni con lo stato israeliano circa possibili attacchi agli impianti di produzione iraniani con l’obiettivo di colpire una delle principali fonti di entrate del Paese, escludendo però attacchi ad obiettivi nucleari, e da più parti si ritiene scontata questa possibilità.
"Non credo che ci sarà una guerra totale. Penso che possiamo evitarla. Ma c'è ancora molto da fare, molto da fare", affermava il Presidente parlando con i reporter dopo aver risposto con una battuta ("quanto sei sicuro che non pioverà?") alla domanda su quanto sia sicuro che si possa evitare un conflitto su larga scala nella regione. Alla domanda se avrebbe inviato truppe americane per aiutare Israele, il presidente ha risposto: "Abbiamo già aiutato Israele. Lo proteggeremo ancora”.
Rischio blocco forniture
Il Medio Oriente rappresenta circa un terzo della fornitura mondiale di greggio e l'Iran ha pompato circa 3,3 milioni di barili di greggio al giorno negli ultimi mesi, diventando il terzo produttore più grande nell'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio.
Tra i rischi più importanti secondo gli analisti di Generali Investment resta “quello dell’interruzione della fornitura di petrolio” che “avrebbe il potenziale di far aumentare significativamente i prezzi a causa delle preoccupazioni sull'approvvigionamento".
Secondo il broker "gli attacchi di ritorsione da parte di Israele potrebbero colpire i siti di produzione di petrolio iraniani. Gli Houthi pro-iraniani in Yemen potrebbero intensificare gli attacchi nel Mar Rosso, interrompendo ulteriormente il commercio globale e il trasporto di petrolio in particolare. E in caso estremo (rischio di coda), l'Iran potrebbe tentare di chiudere potenzialmente lo Stretto di Hormuz, attraverso il quale transitano circa 20 milioni di barili di petrolio e prodotti petroliferi (circa il 20% della fornitura globale)".
Impatto “limitato” per l’offerta, invece, secondo gli esperti di ANZ, i quali ritengono che “un attacco diretto agli impianti petroliferi iraniani sembra la risposta meno probabile tra le opzioni di Israele”. Per gli analisti, “una mossa del genere sconvolgerebbe i suoi partner internazionali, mentre un'interruzione delle entrate petrolifere dell'Iran probabilmente scatenerebbe una risposta ancora più feroce”.
Le previsioni sui prezzi
Un’eventuale escalation potrebbe coinvolgere anche alcune infrastrutture energetiche degli stati confinanti o le rotte di forniture, tra cui lo stretto di Hormuz, con quest’ultima ipotesi che potrebbe “far salire il prezzo del greggio di 13-28 dollari al barile” secondo Clearview Energy Partners.
Daan Struyven, co-responsabile della ricerca sulle materie prime globali di Goldman Sachs prevede che “se si verificasse un calo sostenuto di 1 milione di barili al giorno nella produzione iraniana, si assisterebbe a un picco di aumento dei prezzi del petrolio l'anno prossimo, di circa 20 dollari al barile”.
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