Il petrolio rallenta ma il calo potrebbe essere temporaneo secondo gli analisti


Indiscrezioni di stampa anticipano una possibile decisione del Presidente Biden di rilasciare le scorte strategiche finalizzata ad affrontare l’inflazione ma secondo gli analisti si tratterebbe di una misura con effetti solo temporanei sul prezzo del greggio.


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Si ferma il petrolio

La corsa dei prezzi del petrolio frena bruscamente nella giornata di oggi sulle indiscrezioni di un possibile rilascio delle risorse strategiche americane.

I future sul WTI scendono sotto quota 103 dollari mentre il Brent cede oltre il 5% e a 107 dollari per la prima volta dal 18 marzo.

Biden e le scorte strategiche

Indiscrezioni pubblicate da Bloomberg e dalla CNBC parlano di un piano del Presidente Joe Biden finalizzato ad affrontare l’emergenza inflazione causata dal caro-benzina.

Tra le misure contenute ci potrebbe essere il rilascio delle riserve strategiche americane fino a 1 milione di barili al giorno. Anche se non sono stati diffusi dettagli sulla durata del rilascio, questo potrebbe arrivare ad un totale di 180 milioni di barili.

L’annuncio da parte di Biden potrebbe arrivare nella giornata di oggi nel corso della conferenza stampa di presentazione delle misure contro i rincari dei prezzi del carburante.

Previsioni degli analisti

Da Goldman Sachs ritengono il rilascio delle scorte statunitensi un elemento di sostegno al mercato verso il riequilibrio nel corso di quest’anno, “ma non risolverebbe il suo deficit strutturale”.

In caso di una decisione da parte di Biden, aggiungono dalla banca americana, “si tratterebbe di un rilascio di scorte di petrolio ma non una fonte persistente di offerta per i prossimi anni”.

Pertanto, concludono da GS, “un tale rilascio non risolverebbe il deficit strutturale dell’offerta, ormai in corso da diversi anni”.

Gli analisti di Unicredit ritengono che solitamente, “con questo genere di notizie, i cali delle quotazioni hanno breve durata”, questo per due ragioni.

Da un lato, “è difficile combattere un problema di mancanza di materia prima (che è potenzialmente infinito) con una risorsa che è per definizione finita, ovvero le scorte”.

In secondo luogo, una volta che le riserve scendono oltre una certa soglia i mercati iniziano a temere che siano insufficienti a rispondere a un nuovo shock, quindi riportano in alto i prezzi”.

Mentre resta lo scetticismo sulle ‘promesse’ della Russia di allentare la pressione militare, causa dei recenti rincari dei prezzi dell’energia, sul mercato si mantiene “l’incertezza del mercato combinato con l’equilibrio tra domanda e offerta”, spiegano da ING, i cui esperti prevedono “che i prezzi del petrolio rimarranno estremamente volatili”.

“Se si considera, poi, che dall'Opec+ non si aspettano grosse novità, ecco che la caduta dei prezzi odierna potrebbe esser di breve durata”, concludono da Unicredit.

L’Opec+ e ‘l’elefante nella stanza’

L’organizzazione dei paesi produttori e i suoi alleati (Opec+), infatti, terranno oggi il loro consueto meeting, ma le prime dichiarazioni sembrano non lasciare spazio al tanto auspicato aumento della produzione.

Il segretario generale dell’Opec, Mohammad Barkindo, pur ribadendo che il cartello resterà vigile sugli sviluppi internazionali, ha spiegato che i partecipanti (compresa la Russia) dovrebbero “mantenere la rotta” e confermare un aumento produttivo limitato a 432 mila barili anche a maggio, una strategia decisa e portata avanti sin dal mese di luglio 2021.

Sul tavolo della discussione, però, potrebbe essere volutamente lasciato fuori il conflitto in Ucraina, nonostante le pressioni arrivate da diverse parti affinché il cartello prenda provvedimenti contro Mosca.

Secondo diversi analisti, la guerra rischia di diventare “the elephant in the room”, ovvero “l’elefante nella stanza”, come viene definito un argomento relativo ad un problema molto noto ma di cui nessuno vuole discutere.

Dall’Aie, infatti, avevano avvisato di un rischio reale di carenza di approvvigionamenti dovuto alla stretta alle esportazioni russe, spingendo i paesi del G7 a chiedere all’Opec+ di aumentare la produzione.

La Russia rientra tra gli storici alleati dell’Opec e dal cartello hanno già chiarito che manterranno la sua alleanza con il paese guidato da Putin.

Posizione ribadita da Suhail al-Mazrouei, ministro per l’Energia degli Emirati Arabi Uniti, il quale ha dichiarato che la missione dell’Opec+ è quella di stabilizzare i mercati e offrire quante più forniture possibili, mentre spingere qualsiasi partner a uscire dall’alleanza porterebbe solamente ad un aumento di prezzo, escludendo, di fatto, qualsiasi cambio nelle relazioni con la Russia.

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