Il petrolio teme ancora i rischi di una recessione globale

Quotazioni ancora in ribasso per l’oro nero dopo i dati sull’economia provenienti da Cina e Stati Uniti, potenziali segnali dell’arrivo di una recessione, mentre l’accordo sul nucleare iraniano potrebbe far aumentare l’offerta di greggio.
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Ancora calo per il petrolio
Resta il sentiment ribassista per le quotazioni del petrolio, colpite dai timori di un indebolimento della domanda e dalle sfide dal lato dell’offerta.
I future sul WTI scendono dell’1% e si portano a 88 dollari, mentre il Brent è scambiato a 93 dollari al barile (-1,40%).
“Sebbene la scorsa settimana il mercato petrolifero sia andato oltre i 100 dollari al barile, questo allungo è stato di breve durata”, spiegano da ING in un breve report, aggiungendo che anche un rimbalzo del dollaro Usa avrebbe fornito uno scarso supporto.
“Il sentiment sul mercato petrolifero rimane piuttosto negativo”, e questo “si riflette nei dati sul posizionamento di mercato, che mostrano che gli speculatori continuano a ridurre le loro posizioni nette lunghe (all’acquisto)”.
Rallenta la Cina
I dati sulla produzione industriale in Cina, principale consumatore di petrolio al mondo, mostrano un calo dello 0,1% nel mese di luglio rispetto al precedente, mentre le vendite al dettaglio sono scese dello 0,4% da giugno e dello 0,7% rispetto all’anno precedente.
Il rallentamento inaspettato dell’economia cinese ha spinto la banca centrale del paese a tagliare i tassi di prestito, visto anche il perdurare della crisi da coronavirus con le attività delle fabbriche e del commercio al dettaglio colpite dalla politica zero-Covid decisa da Pechino.
USA non brillano
Dall’altro lato dell’oceano, la fiducia dei costruttori di case monofamiliari statunitensi e l’attività delle fabbriche dello Stato di New York hanno mostrato un rallentamento della crescita economica.
Entrambi gli indici sono scesi ad agosto ai minimi dall’inizio della pandemia da Covid 19, mostrando un ulteriore indizio di allentamento, in attesa della decisione della Federal Reserve sui tassi di interesse.
“In breve, i rischi di una recessione globale sono improvvisamente molto più chiari. D'altra parte, per alcuni sono sempre stati evidenti”, sottolineano da Rabobank in una nota: “c'è ancora qualcuno che pensa che un cambio di rotta della banca centrale li renderà meno probabili in questa fase?”.
L’offerta di greggio e il nucleare iraniano
Una pressione al ribasso sui prezzi dagli Stati Uniti arriva anche dai dati sulla produzione totali nel paese dei bacini di petrolio di scisto, prevista al rialzo a 0,049 milioni di bpd a settembre, quota che rappresenta il massimo da marzo 2020, secondo quanto dichiarato ieri dalla U.S. Energy Information Administration (EIA).
Al centro dell’attenzione anche i colloqui per rilanciare l’accordo nucleare iraniano, datato 2015. Un'eventuale accettazione di Iran e Stati Uniti della proposta di accordo arrivata dall’Unione europea potrebbe portare ad un aumento dell’offerta di petrolio, in quanto la bozza prevede l’eliminazione delle sanzioni sulle esportazioni di greggio di Teheran.
Un funzionario dell’UE ha annunciato la risposta da parte dell’Iran alla proposta, anche se non ha fornito dettagli sui dettagli al testo.
Goldman Sachs rialzista
In questo contesto, da Goldman Sachs ‘viaggiano’ controcorrente, vedendo quotazioni al rialzo nel futuro per l’oro nero, “anche se si dovessero verificare tutti questi shock negativi”, quali il rallentamento dell’economia cinese e una produzione russa migliore delle attese.
Gli analisti dell’istituto americano assumono che “l'eccezionale gap tra il carburante al dettaglio e i prezzi dei future sul Brent rimarrà più ampio del previsto”, pertanto stimano che i prezzi del Brent saliranno “ben al di sopra di quelli forward di mercato, toccando i 110-125 dollari al barile nel terzo trimestre di quest’anno rispetto ai 140-130 dollari stimati precedentemente, mentre le previsioni sul prossimo anno restano invariate a 125 dollari al barile”.
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