Il punto di Antonio Tognoli


Con l’inflazione più alta e meno transitoria del previsto, meglio titoli value o growth? Secondo Antonio Tognoli i più penalizzati sono i titoli growth: se il valore delle società in generale è funzione dei flussi che queste sono in grado di generare in futuro attualizzati ad un certo tasso, l’inflazione riduce il valore attuale dei flussi futuri (più consistenti per le aziende growth) perché il tasso di sconto è più elevato.


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Mercati USA chiusi oggi per il Martin Luter King Day. Con l’inflazione più alta e meno transitoria del previsto, è meglio privilegiare i titoli growth, ovvero quelli di aziende che realizzeranno utili ingenti nei prossimi anni ma che oggi spesso sono in perdita, o quelli value, ovvero i titoli di aziende che realizzano già oggi utili e continueranno a farlo nel prossimo futuro ma con un tasso di crescita contenuto.

La risposta sembra semplice, ma potrebbe non essere così scontata. Se il valore delle società in generale è funzione dei flussi (di cassa o di dividendi) che queste sono in grado di generare in futuro attualizzati ad un certo tasso, l’inflazione riduce il valore attuale dei flussi futuri (che per le aziende growth sono quelli più consistenti) perché il tasso di sconto è più elevato.

L’inflazione e le sue conseguenze

Morale, l’inflazione penalizza maggiormente i titoli growth rispetto a quelli value. In realtà nel 2021 abbiamo osservato che, pur in presenza di attese di inflazione importanti, questo è avvenuto in modo più limitato di quello che ci si potesse aspettare. Le ragioni sono legate soprattutto alle varianti pandemiche che hanno mantenuto elevata l’incertezza economica favorendo i settori tecnologico e farmaceutico. Il primo, grazie alle mutate e ormai consolidate condizioni di consumo e il secondo quale effetto dalla maggiore spesa sanitaria e cura della persona.

La timida rotazione settoriale vista nel 2021 potrebbe tuttavia prendere maggior vigore quest’anno e, a meno di ulteriori imprevisti, nel 2022 i titoli value sono attesi sovraperformare i titoli growth, nonostante le politiche meno espansive delle banche centrali tese a ridurre l’incremento dei prezzi. Ma di quali settori stiamo parlando?

I titoli value sono legati ai settori bancario, assicurativo, petrolifero e trasporto di energia. Ciò non significa che i titoli di alcune società growth non possano sovraperformare l’indice di riferimento. Tutt’altro.

All’interno dei settori growth occorre però avere un approccio bottom up andando a privilegiare per esempio i titoli di quelle società che costruiscono infrastrutture per le applicazioni di AI, 5G e 6G, metaverso e nella cyber security.

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