Il punto di Antonio Tognoli

19/01/2022 06:30
Il punto di Antonio Tognoli

La crescita mondiale viaggia a due velocità: se nelle economie avanzate l’attività è prevista tornare ai livelli pre-covid entro la prima parte dell’anno, quelle in via di sviluppo dovranno attendere il 2024. Ma oltre alla flessione della crescita, la pandemia ha portato all’esplosione del debito pubblico e privato.

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Forti divergenze tra le diverse aree geografiche

Prezzi al consumo di dicembre in Germania in uscita oggi alle 8:00 (stima 5,3% contro 5,2% di novembre). In un mondo le cui economie sono sempre più integrate, ha senso chiedersi come si evolverà la crescita mondiale nel 2022. Secondo il FMI dopo il 5,9% del 2021, quest’anno la crescita dovrebbe ridursi di 1 punto percentuale e assestarsi mediamente al 4,9%. Ma è un po’ la media di Trilussa, visto che permangono forti divergenze tra le diverse aree geografiche. Se infatti nelle economie avanzate l’attività è prevista tornare ai livelli pre-covid entro la prima parte dell’anno, quelle in via di sviluppo dovranno attendere il 2024. I motivi della flessione della crescita mondiale sono ben noti e riguardano le strozzature dell’offerta, il prezzo dell’energia e l’inflazione. Di fronte a questo scenario la reazione delle banche centrali apre di fatto la strada ad un rialzo dei tassi di interesse: subito dopo la fine del tapering negli USA e probabilmente nel 2023 in Europa. I rialzi dei tassi USA (tre o quattro che siano) nel 2022 dovrebbero consentire un apprezzamento delle valute dei falchi (sterlina, dollaro e corona norvegese) a discapito della valute delle colombe (franco svizzero, euro e yen).

Nel 2020 il debito pubblico globale ha sfiorato il 100% del PIL

La pandemia mondiale non si è portata dietro solo la flessione della crescita economica, ma anche l’esplosione del debito pubblico e privato. Spesso si discute del debito pubblico riguardo ad un singolo stato e ci si dimentica che però il problema è mondiale: nel 2020 il debito pubblico globale ha sfiorato il 100% del PIL (il 124% nelle economie avanzate) e conta per il 40% del debito totale, raggiungendo la quota più alta dagli anni ‘60. In peggioramento anche il rapporto tra debito privato e PIL che è salito dal 164% del 2019 al 178%. Chiaro che la crescita del debito tende ad amplificare le vulnerabilità delle economie, specialmente nel momento in cui le condizioni di finanziamento si restringono. Difficile però rientrare dai debiti con eccessiva rapidità, pena la strozzatura della ripresa. E’ invece necessario raggiungere un nuovo equilibrio tra sostegno alla crescita e bilanci a rischio (da qui parte la discussione sulla revisione del patto di stabilità europeo). Vedremo. In ogni caso, riteniamo molto probabile che nella normalità post pandemica la crescita economica possa essere più irregolare e volatile rispetto a quella sperimentata negli ultimi 10 anni (che non vuol dire inferiore o superiore) e lo vedremo a partire dal 2023. Gli ingenti investimenti resi possibili dal NextGeneationEu ci aspettiamo producano cambiamenti strutturali nell’economia reale (p.e una maggiore produttività del lavoro) e finanziaria. Quest’ultima, in particolare, sarà chiamata ad aggiornare i paradigmi di crescita verso l’AI e il machine learning, l’open banking e la blockchain, tanto per citarne alcuni. La maggiore vulnerabilità delle economie comporterà una crescita della volatilità dei mercati finanziari che dovrà essere contrastata attraverso una diversificazione delle assets class del portafoglio.

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