Il punto di Antonio Tognoli


Il 70% circa dell’economia USA è trainato da consumi interni. Ma in un momento di flessione attesa dei consumi, è presumibile che una volta che i meritevoli hanno ottenuto il credito, questo venga erogato anche a chi non merita la tripla A. E immediatamente la qualità dell’erogato peggiora.


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Nessun dato significativo per i mercati in uscita oggi. Come noto, il 70% circa dell’economia USA è trainato da consumi interni. Detto in altri termini, il 70% del GDP è fatto dai consumi. E qui esiste un rischio potenziale. Vediamo quale. I dati della Fed indicano che il totale dei crediti al consumo a fine 2021 ha raggiunto 4,4 triliardi di dollari con una crescita di circa il 60% rispetto al dicembre 2007 (2,7 triliardi di dollari) e del 17,5% rispetto al 2016 (3,6 triliardi di dollari). In altre parole, il 70% del PIL USA dipende dal credito privato. E se la qualità del credito dovesse peggiorare? In fondo, una volta che i meritevoli di credito hanno comprato tre frigoriferi, tre automobili, quattro televisori, per mantenere i consumi elevati e “fare PIL” in un momento di flessione attesa dei consumi (causa anche l’invasione della Russia in Ucraina) è presumibile ritenere che possa venire erogato credito anche a coloro i quali non meritano la tripla A. E immediatamente la qualità dell’erogato peggiora. Vero che puoi cartolarizzare i crediti “giocando” su massa e tempo degli stessi, ma gli americani hanno mostrato di non essere molto pro-mercato con le cartolarizzazioni. Se ci si pensa infatti, pur con qualche sfumatura diversa, è proprio quello che è successo con i subprime immobiliari fino al 2007.

Se la crescita economica è trainata dai consumi che dipendono a loro volta da nuovo debito, occorre chiedersi fin quando questo modello reggerà. Sui mercati qualcosa ha già cominciato a muoversi seppur lentamente (che l’inversione della curva sia un segnale premonitore?), con la FED sempre più in difficoltà nel decidere se agevolare la crescita lasciando correre i prezzi, oppure alzare i tassi fermando l’inflazione, ma stoppare la crescita. Le nostre aspettative indicano un rialzo dei tassi graduale (ne sono previsto almeno 7 nel 2022) che sacrifichi la crescita di breve periodo, ma che non costringa poi la FED a fare marcia indietro (Paul Volcker docet). Non credo che i mercati possano crollare, almeno fintantoché non si configurerà una vera e propria recessione. Il suggerimento è quindi quello di approfittare dei violenti ritracciamenti delle azioni per entrare a prezzi più bassi, ovviamente comprando titoli di alta qualità (di società in grado di aumentare i prezzi ad un aumento dei costi) e nell’ottica di lungo termine.

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