Il punto di rottura

20/08/2025 06:00
Il punto di rottura

Quando si ha a che fare con un'economia da circa 30.000 miliardi di dollari come quella degli Stati Uniti, le cose richiedono tempo per essere realizzate e visibili. Il quadro sostanzialmente invariato dell'inflazione suggerisce che le aziende abbiano assorbito una buona parte dei maggiori costi indotti dai dazi fino, a questo momento, riducendo i margini Fino a che punto i consumatori sono disposti a sopportare un incremento dei prezzi nel secondo semestre 2025?

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM

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Inflazione in Europa attesa al 2%

Attesa per oggi alle 11:00 la seconda lettura dell’inflazione anno su anno di luglio dell’Europa, che non dovrebbe riservare sorprese rispetto al +2% della lettura flash.

Secondo la stima degli analisti, l’inflazione nell'Eurozona dovrebbe crescere al 2.1% entro la fine di questo trimestre. Nel lungo termine, il tasso di inflazione nell'Eurozona è previsto oscillare intorno all'1.8% nel 2026 e al 2.1% nel 2027.

La forza dei consumatori Usa

I recenti dati ci ricordano che quando si ha a che fare con un'economia da circa 30.000 miliardi di dollari come quella degli Stati Uniti, le cose richiedono tempo.

Gli ultimi dati sull'inflazione per esempio hanno mostrato alcuni segnali di una potenziale pressione sui prezzi indotta dai dazi, ma non è ancora chiaro quanto verrà effettivamente trasferito ai consumatori e quando.

A proposito di consumatori, questi stanno ancora spendendo. Intendiamoci, le preoccupazioni che abbiamo sulla traiettoria dei consumi nella seconda metà dell'anno permangono tutte, ma i dati sulle vendite al dettaglio di luglio suggeriscono che le famiglie continuano a spendere, anche se rimangono un po' più esigenti nelle loro scelte di spesa.

I prezzi al consumo complessivi sono risultati in linea con le aspettative, con l'indice dei prezzi al consumo (IPC) principale in aumento dello 0.2% a luglio e l'IPC di base (esclusi alimentari ed energia) in aumento dello 0.3%. L'indicatore di base si attesta comunque ora al tasso annuale più alto da febbraio.

Non è un motivo d'allarme, però si sta muovendo nella direzione sbagliata e il fatto che la pressione sui prezzi sia stata generalizzata sui beni di base (+0.2%) e sui servizi di base (+0.4%) è un po' più preoccupante.

Sulle aziende il maggiore costo dei dazi

Con un aumento ancora solo modesto dei prezzi al consumo, è difficile affermare che i maggiori costi vengano trasferiti completamente sui prezzi finali. Al 2.7%, l'indice dei prezzi al consumo (IPC) principale è rimbalzato dai minimi recenti, ma ha mantenuto un andamento laterale in un intervallo compreso tra il 2.3% e il 3.0% per oltre un anno.

Il quadro sostanzialmente invariato dell'inflazione al consumo suggerisce che le aziende abbiano assorbito per lo più i costi dei dazi, fino a questo momento. Tuttavia, come abbiamo più volte messo in luce, l'indice dei prezzi alla produzione (IPP) di luglio, più forte del previsto, evidenzia che le aziende stanno diventando più resistenti alla compressione dei margini, come dimostra l'aumento del 2.0% nei servizi commerciali (una misura dei margini di profitto di grossisti e dettaglianti).

L'aumento indica quindi un'ulteriore pressione al rialzo sui prezzi al consumo in futuro. Le continue modifiche dei dazi e alcuni segnali di riluttanza da parte dei consumatori hanno probabilmente portato le aziende a trasferire gli aumenti dei prezzi solo gradualmente.

Cautela sull'ultima parte dell'anno

Per quanto riguarda la spesa, gli ultimi dati sulle vendite al dettaglio suggeriscono che i consumi stanno tenendo. Non solo le vendite complessive sono aumentate dello 0.5% durante l’ultimo mese, ma le revisioni dell'attività di giugno suggeriscono che i consumi siano su basi leggermente più solide in vista del terzo trimestre.

Detto questo, un aumento delle vendite di auto per esempio, che potrebbe rivelarsi più temporaneo data la volatilità indotta dai dazi e l'aumento dei prezzi dei beni di consumo, smorza un po' la brillantezza del dato. In particolare, i prezzi più elevati per l'arredamento e i beni per il tempo libero fanno sembrare le vendite più solide rispetto ai volumi sottostanti probabilmente registrati il mese scorso.

L'indicatore di controllo, che esclude auto, benzina, materiali edili e vendite di ristoranti, si è attestato comunque su un trend dello 0.4% il mese scorso, suggerendo un inizio decente dei consumi nel terzo trimestre, ma rimaniamo cauti sulla traiettoria della spesa nella seconda metà dell'anno. Il trend più debole per gli acquisti discrezionali nel primo semestre evidenzia ancora la preoccupazione dei consumatori in un mercato del lavoro in rallentamento e prezzi elevati.

Il punto di rottura

Non è ancora ben chiaro in che misura i consumatori sopporteranno prezzi più elevati oggi. Inoltre, gran parte delle aziende di beni di consumo hanno difficoltà crescenti a trasferire alcuni costi crescenti sui prezzi finali di vendita.

Questo significa che il trasferimento sarà lento, mentre le aziende tastano il terreno. Non possiamo dimenticare l’incertezza, che di fatto sta limitando la produzione corrente poiché le aziende stanno gestendo il rallentamento della domanda con scorte in magazzino. La produzione manifatturiera è rimasta invariata a luglio, il che suggerisce che l'aumento del primo trimestre sia stato principalmente un risultato temporaneo delle preoccupazioni sui dazi, che hanno portato a potenziali pressioni sulla catena di approvvigionamento.

Le condizioni rimangono sfavorevoli per la produzione interna, a causa del potenziale indebolimento della domanda di beni di consumo e delle scorte in magazzino che potrebbero portare ad una “sacca d'aria” negli ordini a breve termine. I dati recenti sembrano suggerire che, sebbene l'economia statunitense sia innegabilmente resiliente, l'attività economica non è immune a questi livelli di incertezza.

Le imprese, e in misura minore i consumatori, hanno anticipato la domanda per evitare gli effetti iniziali dei dazi. Ciò ha contribuito ad attutire il colpo iniziale dei costi più elevati, ma non l'ha completamente mitigato. I dati sull'inflazione ci dicono infatti che i prezzi stanno gradualmente aumentando. La domanda è fino a che punto i consumatori potranno sopportarlo?

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