Il ritorno della bestia: l’inflazione è tra noi

02/12/2021 00:30
Il ritorno della bestia: l’inflazione è tra noi

L’inflazione è un mostro: si mangia i nostri risparmi, aumenta i prezzi e diminuisce la nostra ricchezza. Non va intaccare solo i salari e il loro potere di acquisto, ma se la prende anche con i nostri conti in banca e l’effetto è peggiore. Un’inflazione al 6%, come in Usa oggi o in Germania, su ogni 100 mila euro, liquide sul conto, se ne mangia 6 mila, ogni anno. Su 300mila siamo a 18mila euro di potere di acquisto in meno. L’ultima cosa da fare è lasciare i soldi nel cassetto, sotto il materasso o liquidi in banca. D’altra parte si ha paura a investirli, con i tassi che aumentano bond e azioni rischiano una forte correzione. Dunque come posizionare il portafoglio?

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Verba manent scripta volant… non per Powell

L’inflazione è tornata e non sarà temporanea. La previsione arriva, negando quanto predicato nei mesi scorsi, dal numero uno della Fed: Jerome Powell.

Lunedì sera Powell aveva diffuso il testo del discorso che avrebbe tenuto al Senato, negli incontri dei due giorni successivi. Nero su bianco, non vi era accenno a tapering (riduzione degli acquisti di asset) e inflazione. Ieri alle 17:00 italiane, la sorpresa. Nel faccia a faccia con i senatori, Powell spiazza tutti e rivela il netto cambio di rotta della Fed.

1. "È ora di smettere di usare la parola transitoria - riferito all'inflazione. Tendiamo a usare quel termine per spiegare che non lascerà un segno permanente sotto forma di inflazione più elevata. Penso che sia un buon momento per ritirare quella parola e cercare di spiegare più chiaramente cosa intendiamo.

2. Sugli acquisti di asset - "Penso che sia appropriato discutere, al nostro prossimo incontro, che è tra un paio di settimane, se sarà opportuno concludere i nostri acquisti qualche mese prima".

Oggi un’ulteriore conferma.

3. La politica monetaria si è sempre adattata, in caso di ripresa della pandemia si adatterà.

Come a dire nessun cambio di rotta su quest’ultima scelta nemmeno di fronte alla variante sudafricana. “Prima voglio vedere i dati e a oggi questi numeri”, ha spiegato sempre Powell, ”parlano di forti rialzi dei prezzi sulle componenti più durature”: salari (non ancora al livello di emergenza) per primi, affitti e case, in successione. Powell ha ammesso “abbiamo accettato un’inflazione sopra il 2% per due anni, troppi. Ora ci troviamo a combattere con un’inflazione al 6,2% e la Fed deve intervenire.

Come sempre Jay Powell, un legale prestato all’economia, è pragmatico. Guarda ai dati di oggi e questo ci aiuta a capire anche come si muoverà la Fed in futuro. Osservato speciale il mercato del lavoro a seguire il settore immobiliare, e i colli di bottiglia al flusso che rallentano la produzione. Meno attenzione al petrolio, che nonostante incida, tra componente diretta e indiretta più del 20%, sul paniere dei prezzi, ha effetti meno duraturi.

Ma cos’è l’inflazione?

Facciamocela spiegare dai grandi dell’economia:

Milton Friedman

L'inflazione è una forma di tassazione che può venire imposta senza legislazione”, Milton Friedman

Keynes:

«Sia l'inflazione che la deflazione hanno prodotto gravi danni. Entrambi i processi operano sulla distribuzione della ricchezza fra le varie classi e, sotto questo aspetto, l'inflazione risulta peggiore. Entrambi i processi agiscono anche come accelerazione o rallentamento della produzione di ricchezza, ma in questo caso più dannosa è la deflazione.»

Chester Bowles (politico e diplomatico)

“La produzione è la sola risposta possibile all’inflazione”.

Definizione classica

L’inflazione, in economia, indica una crescita generalizzata e continuativa dei prezzi nel tempo. È un indicatore fondamentale perché il livello dei prezzi condiziona il potere di acquisto delle famiglie, l’andamento generale dell’economia, l’orientamento delle politiche monetarie delle banche centrali.

Ma quella che preferisco, arriva da uno di noialtri, Ugo Tognazzi: “inflazione significa essere povero con tanti soldi in tasca”

Le Cassandre

Larry Summers, ex segretario al Tesoro da oltre un anno, ad ogni convegno ripeteva il suo mantra: “l’inflazione non sarà transitoria”. Forte oppositore del piano infrastrutturale di Biden ricordava inoltre che, “l’inflazione ha portato all’elezione di Richard Nixon e Ronald Reagan e rischia di riportare Trump”.

Più ficcante Olivier Blanchard, economista di grande statura e consigliere della Fed di Boston, diversi mesi fa aveva dichiarato: “l’economia americana non rischia di surriscaldarsi, rischia di prendere fuoco”.

Sempre mesi fa anche Bill Dudley, fino a tempi recenti numero tre della Fed, predicava che ci sono nove ragioni per temere un’inflazione elevata. Tra queste le più interessanti sono la rapidità della ripresa, la riduzione permanente di offerta nei settori colpiti dalla pandemia a fronte di una domanda che presto tornerà normale, le frizioni nel mercato del lavoro (un ristoratore che ha chiuso la sua attività non si riconverte facilmente in un progettista di turbine eoliche) e le aspettative di inflazione che continuano a crescere e possono esse stesse contribuire a fare salire i prezzi.

Oggi abbiamo compreso che dopo mesi di risparmi forzati e acquisti rimandati, la domanda dei consumatori è molto forte e scontrandosi con i rallentamenti alla produzione e un greggio alle stelle, infiamma i prezzi.

Qualche formula

La Taylor Rule è un modello di previsione dei tassi d'interesse inventato e perfezionato dal famoso economista John Taylor nel 1992 e delineato nel suo studio del 1993 "Discretion vs. Rules in Practice". In particolare la sua formula lega i tassi di interesse che dovrebbero applicare le banche centrali a inflazione e crescita del Pil. Il calcolo è pari a una volta e mezza il tasso di inflazione, più metà della differenza fra la crescita del Pil reale e quello potenziale, più uno. La differenza fra la crescita del Pil reale e quello potenziale viene definito anche output gap ed è negativo quando la crescita è inferiore a quella potenziale, mentre assume valori positivi quando l’economia si surriscalda e tende a generare inflazione.

Applicando questa formula, utilizzata spessimo dalla Federal Reserve in passato, emerge che i tassi che dovrebbe applicare oggi la Banca centrali sono molto più alti di quelli attuali.

Il grafico sotto mostra a che livelli dovrebbero essere i tassi se si applicasse la regola di Taylor:

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La curva di Phillips

La curva di Phillips è un'analisi macroeconomica degli anni '50 che, basandosi sui dati empirici dell'economia inglese nel periodo 1861-1957, mette in relazione inversa il tasso d'inflazione dei prezzi e dei salari nominali con il tasso di disoccupazione. Quanto più è basso il tasso di disoccupazione (piena occupazione) tanto più è alto il tasso di crescita dei prezzi e dei salari. La realizzazione della curva di Phillips si basa sull'osservazione che le fasi di espansione economica sono caratterizzate da un incremento dei salari monetari.

La crescita dei salari si riflette, indirettamente, sulla crescita dei prezzi dei beni e dei servizi, essendo il lavoro uno dei principali fattori produttivi delle funzioni di produzione.

Powell in un’audizione al Senato di due anni fa ammetteva che i modelli macroeconomici utilizzati dalla Federal Reserve, fra cui la curva di Phillips non stavano mostrando capacità predittive adeguate per spiegare la bassa inflazione.

Già le analisi empiriche degli anni '60 e '70 non confermavano il trade off (scambio) inflazione-disoccupazione descritto dalla curva di Phillips.

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5Y5Y

Nel linguaggio tecnico degli operatori questa sigla indica il tasso swap sull’inflazione di pareggio a cinque anni su un orizzonte quinquennale. In pratica, il suo valore indica le attese degli investitori su quale sarà il tasso medio di inflazione fra 5 anni e per i successivi 5 ed è importante perché si tratta di una delle misura preferite dalla Bce per monitorare l’andamento dei prezzi e condurre la propria politica monetaria.

Come posizionare i portafogli

Sono passate tre decadi dall’ultima volta che, nelle maggiori economie mondiali, abbiamo registrato questi livelli di inflazione. Molti gestori oggi sono talmente giovani che non hanno mai avuto a che fare con la bestia e alcuni temono di non essere preparati, se non solo teoricamente.

Quali sono i migliori strumenti teorici che mettono al riparo i nostri investimenti dall’inflazione? Bloomberg prova a fare un decalogo

TIPS

Buoni del Tesoro Usa il cui valore principale è corretto per l’inflazione

Un mutuo a tasso fisso

Le tariffe sono molto basse, bloccarle adesso significa non preoccuparsi dell’aumento dei prezzi.

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Il grafico mostra l’andamento dei tassi fissi sui mutui Usa

Azioni

Secondo Keith Lerner, co-direttore degli investimenti presso Trust Advisory Service, finché l’inflazione non è troppo alta per troppo tempo, molte aziende riescono a trasferire i prezzi sui clienti finali, questo li permette di non deprimere i margini e di crescere al pari passo dell’inflazione.

Etf con copertura all’inflazione

Quasi tutti gli Etf studiati per uno scenario contro l’inflazione che come sottostanti incorporavano il settore energia materie prime hanno registrato un forte aumento degli investimenti.

Fondi di investimento immobiliare

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Oro e criptovlute

La teoria indica l’oro come il bene migliori di tutti a coprire dalla crescita dell’inflazione. Purtroppo ultimamente il prezzo è volatile tanto che Cam Harvey, professore di finanza alla Duke, scrive che entrambi sono anche inclini alle manie speculative.

I consigli di Bernberg

"Il nostro modello di inflazione globale, rendimento obbligazionario e utili settoriali suggerisce di sovrappesare le automobili, le risorse di base, l'energia e le banche e di sottopesare i servizi di pubblica utilità, la sanità, gli alimentari e gli immobili", scriveva Berenberg diversi mesi fa. Il concetto è rimasto invariato, la ciclicità di questi settori è fortemente legata all’andamento dei prezzi. Alcuni di questi prodotti finali hanno una elasticità al prezzo molto bassa, vedi i medicinali, non si risparmia qualche euro se se ne ha bisogno.

Berenberg ha anche diviso in sei gruppi i titoli di società quotate americane, europee, inglesi, giapponesi e dei mercati emergenti per mostrare, primo gruppo, quelli con la più alta correlazione positiva a un aumento dell'inflazione:

Nel primo gruppo vediamo delle banche (legati all’aumento dei tassi) e le compagnie legate all’estrazione di materie prime.

Il secondo gruppo sono i big della distribuzione: nomi come Walmart, Procter & Gamble, American Tower, Nestlé, Roche, National Grid, Land Securities, Domino's Pizza, Nippon, Fujifilm, Bharti Airtel, Chunghwa Telecom;

Il terzo gruppo raccoglie quei titoli che beneficiano di un aumento dell'inflazione con il sostegno di un momentum degli utili e di una crescita degli utili: Goldman Sachs, Halliburton, Baker Hughes, Daimler, Covestro, Wacker Chemie, Antofagasta, Burberry, Fanuc, Panasonic, Suzuki Motor, Hindustan Zinc, Mahindra & Mahindra.

La nostra view

L’inflazione non è transitoria, ma non sarà nemmeno di lungo periodo: calo demografico e calo della domanda di greggio, perché sostituito dalla domanda di auto elettrica e la guerra alla C02 non ne incentivano la domanda, hanno forti effetti deflattivi.

Due idee per spostare il portafoglio su settori che dovrebbero mettersi al riparo e addirittura cavalcare l’inflazione sono certificate esposti a settore bancario.

l certificate con Isin DE000VX1F285 su Intesa Sanpaolo e UniCredit stacca premi mensili con memoria del 1,365% (16,38% annuo) se, alle date di valutazione mensili, entrambi i sottostanti si troveranno sopra il livello della barriera cedolare.

La barriera parte da 105% del livello iniziale (+5%) per scalare, di mese in mese, dello 0,25% e trovarsi, a scadenza (settembre 2026), al valore iniziale dei sottostanti.

Dal secondo mese, con i sottostanti sopra al livello di barriera autocall, scatterà il rimborso anticipato e, grazie, all'effetto memoria, tutte le cedole cumulate e non distribuite in precedenza verranno pagate in un'unica soluzione.

A scadenza, barriera di protezione sul capitale fino a cali del 35% del peggiore dei sottostanti dal livello iniziale. La durata è di 5 anni per trarre profitto in caso di un balzo dei sottostanti.

Ad oggi il certificate scambia sotto la pari a 962 euro e vede Intesa sotto del 10% dal livello iniziale e Unicredit sopra del 2,9%

Altra soluzione interessante

Il certificate di Vontobel con Isin DE000VX1CQP3 su Banco BPM, UniCredit, Intesa Sanpaolo stacca premi trimestrali con memoria del 2,8% (11,2% annuo) se nessuno dei sottostanti crolla del 30% dal livello iniziale. Le cedole godono dell’effetto memoria per recuperare eventuali premi trimestrali non staccati. La durata del prodotto è a 24 mesi (scadenza 20 settembre 2023). A scadenza la barriera di protezione profonda protegge il capitale fino a cali del 30% dei sottostanti dal livello iniziale.

Il certificate quota sulla parità con Unicredit a +8% dal livello iniziale, Intesa a -6,7% e Banco Bpm a -1,8%.

Non tutti i mali vengono per nuocere

Proviamo a tornare indietro di qualche anno. Draghi alla Bce, rallentamento economico e una parola che risuonava costantemente: deflazione! La paura che gli acquisti si fermano perché i consumatori aspettano a comprare domani quando i beni costeranno di meno.

Sul settore tecnologico, l’abbiamo toccata con mano, con il costo di pc e stampanti che è sceso vertiginosamente.

In passato gli economisti, per combattere la deflazione, si sono inventati le soluzioni più disparate. Tra quelle maggiormente interessanti un esperimento in Germania. A diversi cittadini sono state date delle monete il cui valore calava velocemente nel tempo (come se fossero soggette a una forte inflazione).

I possessori, non hanno “perso tempo” e hanno investito o speso il prima possibile quelle monete. Come è noto il Pil di un Paese è dato dalla quantità di moneta per la sua velocità di circolazione, con questo esperimento si è cercato di aumentare la velocità di circolazione, aumentando la produzione.

Tutto questo per dire che l’inflazione potrebbe fungere da forte stimolo ad aumentare l’attività economica. Come sopra ricordava Chester Bowles (politico e diplomatico)

“La produzione è la sola risposta possibile all’inflazione”.

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