Il settore energetico si evolverà o regredirà?


La nuova amministrazione USA ha rapidamente modificato le proprie politiche ambientali, in particolare quelle riguardanti il settore del petrolio e del gas. Anche se secondo gli analisti di AB per il settore non è giunto l’inizio della fine, nel tempo sarà sicuramente necessario un sostanziale cambiamento in ambito energetico, e le società dovranno adattarsi.

A cura di Susan Hutman, Director—Investment Grade Corporate Credit Research; Director—Fixed Income Responsible Investing presso Alliance Bernstein


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Il clima sta cambiando il settore energetico

L’Accordo di Parigi, che limita le emissioni al fine di mantenere le temperature globali entro 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, ha indotto le aziende di tutto il mondo a concentrarsi sul loro impatto ambientale. Il settore energetico non fa eccezione. Molti team di gestione sono intenti a investire, pianificare e articolare il percorso che garantirà loro la conformità.

Le compagnie europee di esplorazione e produzione integrate guidano gli sforzi volti a ridurre le emissioni e a diversificare l’azione nel campo delle energie rinnovabili, non solo perché l’Europa, nel complesso, ha un vantaggio in termini di pianificazione e preparazione ai cambiamenti climatici, ma anche perché dispone dei giusti finanziamenti.

Per i produttori di petrolio e gas il 2020 è stato un anno difficile. La pandemia ha paralizzato la domanda proprio mentre la concorrenza tra l’Arabia Saudita e la Russia aveva determinato un’eccedenza di offerta, facendo crollare i prezzi del petrolio. Tale situazione ha indotto le compagnie di esplorazione e produzione ad assumere un atteggiamento ancor più prudente in termini di investimento di capitale e ha rallentato il business delle società di servizi petroliferi.

Non siamo certi che la domanda di petrolio tornerà ai livelli pre-COVID, ma le prospettive a breve termine sui prezzi sono promettenti, soprattutto se l’offerta aumenterà più lentamente della domanda. Pur prevedendo uno spostamento della spesa in conto capitale verso le energie rinnovabili, per consentire alle aziende di ridurre l’esposizione al carbonio nei loro portafogli, i combustibili fossili continueranno a ricoprire un ruolo importante nel mix energetico dei prossimi decenni.

Nel breve termine gli impatti sulle società saranno diversi

Attualmente l’economia globale evidenzia tuttavia una timida ripresa; i produttori continuano ad applicare limitazioni all’offerta (seppur in calo rispetto ai tagli alla produzione di inizio pandemia), il che dovrebbe decretare prospettive migliori per il settore energetico, anche se in misura diversa.

Le società di esplorazione e produzione investment grade, ad esempio, hanno già risanato i bilanci, ridotto le spese operative e preservato la liquidità. Per queste realtà l’aumento dei prezzi del petrolio dovrebbe comportare un rafforzamento del flusso di cassa e limitare i timori in merito a eventuali declassamenti del rating creditizio.

Anche i recenti fallen angel, ovvero emittenti investment grade declassati a high yield a causa delle pressioni finanziarie indotte dal COVID, hanno rafforzato i loro bilanci e i flussi di cassa. Molti hanno razionalizzato le operazioni e ceduto attività per ridurre più velocemente il debito, soluzione che dovrebbe essere apprezzata dalle agenzie di rating. Inoltre, le imprese che mantengono un rating BBB corrono meno rischi di essere declassate a high yield.

La ripresa delle società di servizi petroliferi, invece, richiederà più tempo. I clienti USA nel segmento del petrolio da scisto, ad esempio, stanno investendo per sostenere la produzione e non per farla crescere, tanto che si prevede una spesa del 30-40% inferiore rispetto all’era pre-COVID. A livello internazionale, sebbene l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e la Russia stiano nuovamente aumentando la loro attività e cercando di riconquistare quote di mercato, gli analisti di Alliance Bernstein prevedono che la spesa rimarrà del 5-10% inferiore ai livelli del 2019.

Solo i più verdi sopravviveranno

Mentre il mondo è intento a contrastare i cambiamenti climatici e ad azzerare l’impronta di carbonio, il settore energetico si sta adattando, anche se in modi e a ritmi diversi. Sono in programma standard di emissione più severi e sarà difficile, se non impossibile, ottenere nuovi contratti di perforazione sui terreni federali.

Fortunatamente, le società di esplorazione e produzione hanno ampliato la gamma di permessi di perforazione prima delle elezioni, visto il piano di ammodernamento energetico di Biden, mentre il rallentamento nell’attività di perforazione registrato nel 2020 a seguito del crollo dei prezzi del petrolio ha esteso la durata dei permessi esistenti. Negli ultimi anni, la volatilità dei prezzi del petrolio ha inoltre incoraggiato le aziende a diventare più conservative dal punto di vista fiscale. A tal proposito, i team di gestione più accorti hanno rafforzato i bilanci e aumentato la liquidità.

Alcune imprese adattano i loro modelli di business facendo leva sulla proprietà intellettuale e sulla tecnologia. Ad esempio, grazie alla loro esperienza nella produzione di energia, alcune delle più grandi società di servizi petroliferi si trovano in posizione ottimale per contribuire alla riduzione dei gas serra. Quelle più piccole, per contro, potrebbero non essere in grado di attuare tale cambiamento.

Non riteniamo che per l’industria del petrolio e del gas sia giunto l’inizio della fine, poiché la domanda di petrolio non calerà a breve, ma il calo potrebbe essere raggiunto prima del previsto, dato l’impulso verso la riduzione del carbonio e l’adozione di fonti di energia rinnovabile. La maggior parte delle aziende agirà laddove possibile, subendo danni altrove.

I vincoli di bilancio e le scelte precedentemente fatte potrebbero impedire ad alcune realtà di cambiare. Altre invece saranno in grado di farlo e ci riusciranno. Per poter riconoscere queste due tipologie di società, gli investitori devono osservare attentamente i cambiamenti nei modelli di business e nei bilanci con l’evolversi delle valutazioni e delle aspettative. L’engagement attivo è il perno di queste valutazioni nonché un momento di confronto per sostenere le migliori prassi.

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