Il ‘Trump trade’ domina i mercati

I mercati sembrano sollevati di non dover affrontare le incertezze che avevano caratterizzato il post voto nel 2020 e gli investitori si stanno adattando ad un nuovo scenario di pieno controllo dei Repubblicani sulla politica statunitense.
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Vince Donald Trump
La vittoria di Donald Trump, seppur ancora non ufficiale, sembra portare una schiarita sui mercati che tirano un sospiro di sollievo in quanto si eviterà l’incertezza che caratterizzò il dopo voto del 2020. L’ex presidente ha riconquistato anche il controllo del Senato, oltre a quello della Camera, segnando così una vera e propria ‘svolta repubblicana’ nella politica statunitense.
I mercati cercano di adattarsi a questo scenario e, sulla base del programma politico presentato dai repubblicani, gli analisti di Renta 4 anticipano che "c'è da aspettarsi una maggiore inflazione (tariffe più alte, 10% generali e 60% cinesi, restrizioni all'immigrazione con potenziale rialzo dei salari), maggiore crescita nel breve termine (tagli fiscali), anche se probabilmente inferiore nel medio termine (a causa di tariffe più elevate) e tassi più elevati.
Si rafforza il ‘Trump trade’ nei mercati che già da diverse settimane scontavano una possibile vittoria del tycoon, in particolare degli asset che già nelle settimane precedenti scontavano una sua vittoria. Le politiche di Trump, a priori, vengono considerate più favorevoli alle imprese di quelle considerate da Kamala Harris, soprattutto in termini di tasse, e Wall Street non esita ad accelerare i suoi rialzi, verso nuovi record storici.
Fiammata del dollaro
Il dollaro ha aperto la giornata con una fiammata (+1,60%), che lo ha spinto sui massimi da quattro mesi nei confronti dell’euro: la coppia EUR/USD scende a 1,0755.
“Potrebbe essere la miglior seduta del 2024”, sottolineano gli analisti di WebSim Intermonte, ricordando che “soltanto una volta prima di oggi, il 10 aprile, il dollaro è riuscito a guadagnare più di un punto nei confronti dell'euro in una sola seduta”. Dalla sim ritengono che “una presidenza Trump vedrà un aumento delle politiche protezionistiche statunitensi, probabilmente stimolando una maggiore forza del dollaro”.
Il biglietto verde si rafforza anche nei confronti del franco svizzero, arrivando stamattina ad un massimo di 0,8754 (+1,3%). "L'esito apparentemente chiaro delle elezioni sta riducendo l'incertezza", spiega in un commento Matthias Geissbühler, responsabile degli investimenti presso Raiffeisen. "Dato che il franco è meno richiesto come bene rifugio non ci aspettiamo che la Banca nazionale svizzera debba ricorrere a interventi sul mercato dei cambi", aggiunge l'esperto.
Inoltre, il nuovo presidente potrebbe adottare politiche più inflazionistiche, mantenendo i tassi di interesse più alti nel lungo termine, fattore favorevole al biglietto verde. Proprio domani arriverà la decisione della Federal Reserve e le ultime rilevazioni hanno rafforzato la scommessa di un taglio di soli 25 punti base, attualmente al 97,5% (strumento FedWatch di CME Group).
Balzo del Bitcoin
Altro protagonista di queste ore è il Bitcoin, salito ad un nuovo record storico a 75,353 dollari grazie ad una crescita arrivata fino al 10% questa mattina. Anche le altre criptovalute stanno festeggiando, in particolare l’Ether (+9%), il Dogecoin (+17%), l’XRP (+4%) e l’Ethereum (+7%).
Non è da meno l’azionariato legato alle valute digitali, riflettendo l’impennata della principale delle cripto anche nel pre market USA di oggi. I guadagni si concentrano dunque su Coinbase (+12%), Robinhood Markets (+8%), Microstrategy (+12%) e Marathon Digital (+10%), tra le tante.
Trump si era schierato fortemente a favore del Bitcoin nel corso della campagna elettorale promettendo che gli USA sarebbero diventati la cripto capitale del pianeta, per poi annunciare la piattaforma cripto chiamata ‘The DeFiant Ones’.
Calano oro e petrolio
In difficoltà il petrolio, con il Brent (74,50 dollari) e il greggio WTI (71 dollari) in discesa dell’1% dopo due sessioni di guadagno, mentre l’oro scende (-0,50%) a 2.733 dollari l’oncia (future) e a 2.724 dollari (spot).
Ad indebolire i prezzi della materia prima nera e di quella gialla è la già citata debolezza del dollaro, anche se sul petrolio incide anche l’aumento superiore del previsto delle scorte di greggio degli Stati Uniti.
Sul tema, Trump ha dichiarato la volontà che i produttori di petrolio esplorino e incrementino i volumi per abbassare i prezzi dell'energia nazionale e di voler smantellare molte delle normative e delle politiche climatiche messe in atto da Biden. Trump ha dichiarato di voler revocare la "pausa" sull'autorizzazione di nuovi terminali di esportazione di LNG e di voler riavviare lo sviluppo petrolifero nell'Arctic National Wildlife Refuge dell'Alaska.
Inoltre, vuole imporre una tariffa del 20% su tutte le importazioni dall'estero e tariffe ancora più alte sulla Cina e dovrà inoltre decidere il futuro del sostegno degli Stati Uniti all'Ucraina e le relative restrizioni alle esportazioni energetiche russe, l'applicazione delle sanzioni statunitensi contro l'Iran e il Venezuela e come contenere la crescente minaccia di una guerra tra Israele e Iran e il suo potenziale impatto sui flussi di petrolio dal Medio Oriente.
“Una seconda presidenza Trump potrebbe vedere politiche che metterebbero ulteriormente sotto pressione l'economia cinese, indebolendo così la domanda”, spiega l'analista indipendente Tina Teng, ricordando che la Cina è il primo importatore mondiale di greggio.
Azionario in ebollizione
A Wall Street acceleravano i future durante il discorso del candidato repubblicano ai suoi sostenitori, con cui si è proclamato vincitore e i contratti sul Dow Jones e quelli sull’S&P500 guadagnavano oltre 2 punti percentuali, seguiti dal Nadaq (+1,80%),
In particolare evidenza Tesla (+13%), guidata dal miliardario Elon Musk, tra i maggiori sostenitori di Trump nel corso della campagna elettorale. In caso di vittoria, il tycoon aveva promesso di nominare Musk a capo di una commissione per l’efficienza del governo.
Balzano anche i titoli delle acciaierie statunitensi come Cleveland-Cliffs (+12%), Nucor (+8%) e Steel Dynamics (+6%). In crescita anche U.S. Steel (+8%), nonostante l'opposizione di Trump alla fusione da 14,9 miliardi di dollari con la giapponese Nippon Steel.
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