Il virus cinese spaventa anche i mercati. Deboli anche i beni rifugio

La paura per la possibilità di diffusione del coronavirus attira le vendite sia sull’azionario asiatico che europeo, mentre calano anche l’oro e il petrolio
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Vendite generalizzate sui mercati
Operatori di mercato contagiati dalla paura del virus cinese chiamato ‘coronavirus’. Le borse asiatiche, infatti, hanno chiuso tutte in negativo con perdite intorno al 2%, con Hong Kong che segna il peggior calo dall’ottobre 2018.
Rosso generalizzato anche nei principali indici europei, con flessioni superiori all’1% in avvio per il Ftse Mib, il Cac 40, il Ftse 100 e il Dax.
Tra i principali titoli colpiti ci sono quelli del settore del lusso, considerato a rischio più degli altri in caso di diffusione del virus. Tra questi, si assistevano cali di oltre il 2% per Salvatore Ferragamo, Luis Vuitton, Kering, Swatch e Richemont, seguiti da Moncler, EssilorLuxottica, Brunello Cucinelli e Tod’s.
Mentre piovono le vendite sui mercati azionari, inoltre, questa volta gli operatori cercano di stare lontano anche dai beni rifugio e dal petrolio. Se i prezzi del greggio e del Brent restano in calo, infatti, le vendite caratterizzano anche le materie prime quali l’oro, il gas e il rame.
Secondo alcuni analisi, però, “l’impatto del virus dovrebbe durare poco”, considerando anche le “esperienze passate come con la Sars”, spiega Fan Cheuk Wan, Asia chief market strategist di HSBC. Per i mercati, infatti, “il fattore più importante resta il ciclo economico e i risultati societari”, sottolinea Wan.
La possibile diffusione dei virus
Nella notte era arrivata la notizia lanciata da scienziati cinesi che il coronavirus possa contagiarsi “da uomo a uomo”, dopo aver già infettato 1.700 persone, mentre quattro avevano perso la vita.
Casi di contagio, però, erano già stati riscontrati fuori dalla Cina, in particolare in Giappone, Thailandia e Corea del Sud, alimentando le paure di un possibile diffusione già nello scorso gennaio quando il virus era stato isolato a Wuhan.
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