Immatricolazioni auto ai minimi dal 1993 in Europa. Stellantis fa peggio del mercato


I nuovi dati sulle vendite di auto confermano la crisi delle vendite nel settore automobilistico, colpite ancora dalla diffusione del Covid 19 e dalla carenza di microprocessori che sta penalizzando tutta l’industria.


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Nuovo crollo delle immatricolazioni

Continua anche a novembre la crisi del mercato automobilistico in Europa, nonostante la fase di recupero dell’economia post Covid 19.

I dati diffusi oggi dall’Associazione Europea dei Costruttori (Acea) evidenziano un crollo pari al 17,5% rispetto al mese scorso per le vendite di vetture nei paesi UE, Efta e Regno Unito, fermatesi a 864.119 unità.

Si tratta del dato più basso dal 1993 per le immatricolazioni europee, anche se risulta minore rispetto a quello registrato ad ottobre, quando il crollo era stato di quasi un terzo (-29,3%).

Novembre è stato il quinto mese consecutivo caratterizzato da un trend negativo, azzerando così la crescita arrivata nel primo semestre 2021, passata così dal +27,1% del periodo gennaio-giugno ad un +0,04% degli undici mesi dell’anno, mentre il mese di dicembre potrebbe portare il negativo il dato dell’intero 2021.

Tra le cause alla base della nuova battuta d’arresto c’è la crisi dovuta alla carenza di microprocessori che continua a dilatare i tempi di consegna nonostante alcune grandi case automobilistiche si fossero organizzate per aumentare le forniture.

Stellantis e le altre case

Ancora notizie negative per Stellantis visto il -23,5% di immatricolazioni, performance peggiore del mercato di riferimento sia in Europa che in Italia.

Tra i marchi della casa automobilistica nata dalla fusione tra FCA e PSA, si segnalano i pessimi risultati per Peugeot (-22,8%), Fiat (-26,8%), Opel/Vauxhall (-28,4%), Citroën (-9,5%), Jeep (-36,7%), Lancia (-23,9%), Alfa Romeo (-37,4%), Maserati con Dodge e Ram (-36,7%) e DS (-12,7%).

Pessimi risultati anche per le altre case europee quali la tedesca Volkswagen (-33,7%) e le altre società facenti parte del suo gruppo (-38,8%) come Skoda (-28,6%), Audi (-34,9%), Seat (27,2%). Positivi, invece, i risultati di Porche (+2,7%), e quelli del polo composto da Bentley, Lamborghini e Bugatti (31% complessivo).

Male anche Daimler (-28,3%), trascinata da Mercedes-Benz (-29,5%) e Smart (-12,3%), oltre a BMW, in caduta del 18,6%, a Elica (-21,9%) e a Mini (-2,8%).

Non si salvano nemmeno in Francia, dove il gruppo Renault cala del 12,9%, con il brand della Losanga in contrazione del 22,3%

Crollo del 43,7% per Ford e del 19,5% per Volvo, mentre il gruppo Jaguar Land Rover vede scendere le sue immatricolazioni del 35,9% a causa del -30,1% del marchio del Giaguaro e del -37,5% del brand delle fuoristrada.

Le vendite per paese

Tra i cinque principali mercati europei a novembre si salva solo il Regno Unito, con una crescita dell’1,7%, mentre la Francia attenua il suo calo (-3,2%).

Raddoppia il crollo la Germania, dove le vendite sono calate del 31,7%, seguita da Italia (-24,6%) e Spagna (-12,3%).

Il positivo andamento del primo semestre 2021 permette al dato italiano di restare in positivo (+8,6%) nel 2021, mentre la crescita risulta più attenuata per Spagna (+3,8%), Regno Unito (+2,7%) e Francia (+2,5%). La performance del mercato tedesco resta ancora indietro rispetto agli altri, con un calo dell’8,1% nei primi undici mesi dell’anno.

La necessità di un piano per la transizione all’elettrico

I dati diffusi oggi mostrano il proseguire di una “nefasta serie rossa dei dati sul mercato automobilistico dell'Europa Occidentale (EU + EFTA + UK)”, arrivata nonostante “l’economia stia recuperando”, sottolinea Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro Studi Promotor.

Secondo Quagliano, mentre “in tutta Europa, anche se l'automobile si conferma come il mezzo più sicuro contro la possibilità di contagi nei viaggi, la mobilità ha subito una forte contrazione dovuta essenzialmente alle misure adottate contro la pandemia e al timore della gente per i contagi”.

A questa situazione il presidente di Promotor sottolinea il “vero e proprio tsunami che si sta abbattendo” in Europa, ovvero la crisi nei semiconduttori, “che aggiunge ai problemi della domanda anche problemi per l'offerta, che è fortemente penalizzata da fermate produttive per carenza di semiconduttori”.Il Centro Studi Promotor, conclude Quagliano, ha anche proposto che “si metta a punto al più presto un piano per la transizione all'elettrico che, al di là dei proclami, affronti concretamente e credibilmente tutti i problemi reali della transizione all'elettrico ed indichi le soluzioni per affrontarli. In mancanza di un piano di questo tipo, la transizione all'elettrico rischia di diventare una pia intenzione”.

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