Immobiliare cinese, Kaisa sospesa dalle contrattazioni. Evergrande vicina al default


Il gruppo Kaisa è tra i più indebitati in Cina e dopo l’ennesimo debito non pagato è stato sospeso dalla borsa di Hong Kong, così come era accaduto nel mese di novembre.


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La sospensione di Kaisa

L’effetto Evergrande sul sistema immobiliare cinese continua a diffondersi e questa volta è il turno di Kaisa, sospesa dalle contrattazioni della Borsa di Hong Kong. Un breve comunicato della società ha annunciato la sospensione con effetto immediato, “in attesa della pubblicazione di un annuncio contenente informazioni riservate”, si legge nella nota.

Kaisa aveva reso noto la scorsa settimana il fallimento dello swap sul debito da 380 milioni di dollari, ma alcuni creditori avrebbero inviato un’offerta che vedrebbe il gruppo evitare il default formale su 400 milioni di dollari di bond in scadenza, per poter avere più tempo per la ricerca di soluzioni.

Il gruppo immobiliare, 27esimo per fatturato ma tra i più indebitati del paese, era già stato sospeso dalle contrattazioni nel mese di novembre a causa delle preoccupazioni per il mancato pagamento del debito, spingendo Fitch Ratings e S&P Global Ratings a declassare la società, citando la diminuzione del flusso di cassa dell’azienda. Gli analisti di Fitch, evidenziavano la una grande quantità di debito in scadenza da qui alla fine del 2022 per la società, compresi 400 milioni di dollari in scadenza a dicembre, e circa 3 miliardi di dollari in scadenza nel 2022.

Per far fronte alla situazione, Kasia aveva presentato un piano per ritardare i tempi di rimborso di alcune obbligazioni, offrendo anche in questo caso uno swap di 380 milioni di dollari che gli avrebbe permesso di avere più tempo per una soluzione.

La proposta non era riuscita ad ottenere il 95% degli obbligazionisti, quota necessaria per l’approvazione, rendendo ancora più nebuloso il suo futuro.

La crisi Evergrande

La notizia della sospensione di Kasia arriva mentre la crisi di Evergrande continua a preoccupare mercati e istituzioni cinesi. Il gigante immobiliare non ha rispettato la scadenza del 6 dicembre, quando era atteso il pagamento di 82,5 milioni di dollari di cedole offshore, mentre il debito complessivo resta superiore ai 300 miliardi di dollari.

Il mancato pagamento aveva fatto crollare il titolo Evergrande a Hong Kong, chiudendo la seduta con quasi il 20% di perdite nella giornata di lunedì, ai minimi da 11 anni, mentre oggi il calo prosegue (-5%) quando si avvicina la fine delle contrattazioni.

A questo punto, Evergrande potrebbe mettere in atto un piano di ristrutturazione del debito che includerebbe tutte le sue obbligazioni pubbliche offshore e il debito privato.

L’intervento delle istituzioni cinesi

Evergrande occupa un ruolo importante nel sistema immobiliare cinese, con milioni di appartamenti distribuiti in centinaia di città cinesi, contribuendo notevolmente alla composizione del Pil del paese.

Il gruppo era riuscito a evitare il default nel mese di ottobre grazie al pagamento degli interessi su alcune obbligazioni in dollari arrivato all’ultimo minuto.

Vista l’incertezza che ancora caratterizza la situazione economica di Evergrande, era stato creato un comitato di gestione del rischio avente come scopo quello di mitigare ed eliminare i rischi futuri per il gruppo.

Il governo cinese aveva pretesto l’inserimento nel comitato di componenti statali che controllassero da vicino la situazione per suo conto, rassicurando così gli investitori preoccupati per l’impatto nel paese di un possibile crollo di Evergrande.

In queste ore, inoltre, la Banca centrale cinese aveva tagliato le riserve obbligatorie delle banche dello 0,5%, cercando di evitare una crisi generalizzata attraverso la liberazione della liquidità.

Il sistema verrà inondato con 166 miliardi di dollari, corrispondenti a 1,2 trilioni di yuan, mentre il governo ha annunciato di voler proseguire nella sua politica fiscale “dinamica” e puntando ad una politica monetaria “prudente” ma al tempo stesso flessibile, mantenendo una liquidità adeguata sui mercati e garantendo una normale operatività.

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