In ombra i colossi del tech, Wall Street scende


Non sempre il grande vince, ieri la borsa degli Stati Uniti è scesa per effetto del ribasso dei pochissimi titoli che da soli, fino a poche settimane fa, avevano guidato il rialzo da inizio anno. L’indice Nyse Fang dei super dieci big del Nasdaq ha perso l’1,3%. Gli investitori riscoprano le mid small cap: indice Russell 2000 +1%. In evidenza ieri anche il bitcoin, salito sui massimi degli ultimi 19 mesi, +5,5%.


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Le borse dell’Europa, al contrario di quelle dell’Asia, non dovrebbero essere troppo condizionate stamattina dal calo di Wall Street di ieri. Il future del Dax di Francoforte è intorno alla parità.

Il ribasso ha colpito ieri soprattutto i grandissimi nomi del tech degli Stati Uniti, il Nasdaq Composite ha perso lo 0,8% e il Nasdaq 100 l’1%. Più si sale nelle dimensioni e più la variazione negativa aumenta: l’indice Nyse Fang dei dieci super colossi del tech ha perso l’1,3%. Tutte le magnifiche sette, quelle che insieme valgono il 30% della capitalizzazione dell’S&P500, hanno perso almeno l’1%, Nvidia quasi il 3%, Alphabet il 2%.

Da qualche tempo, quel che è piccolo piace a Wall Street. L’indice Russell 2000 delle small-cap+ salito dell’1%. Dal fine di ottobre, all’incirca dall’inizio della discesa dei tassi di mercato, il Russell 2000 guadagna il 14%, meglio del +12% dell’S&P 500.

ASIA

Tutte giù le borse dell’area. Nikkei di Tokyo -1,3% nel giorno della pubblicazione del dato sull’inflazione nella capitale: i prezzi al consumo hanno di nuovo rallentato.

Hang Seng di Hong Kong -1,7%. Shanghai Composite -0,9%. Un indicatore privato dell'attività dei servizi in Cina ha mostrato qualche segnale di ripresa in novembre, attenuando le preoccupazioni sulle prospettive economiche. L'indice dei responsabili degli acquisti dei servizi di Caixin/S&P Global è salito a 51,5 il mese scorso da 50,4 in ottobre. Il dato ha superato la stima di consenso degli economisti di 50,5. Una lettura superiore a 50 indica un'espansione rispetto mese precedente, mentre un numero inferiore suggerisce una contrazione. La crescita dei nuovi ordini è stata la più rapida da agosto. I dati ufficiali diffusi la scorsa settimana avevano mostrato un quadro più complicato, con le attività manifatturiere e dei servizi in flessione.

ORO

Sui mercati dell’Asia il prezzo di muove poco all’indomani di una sedute più movimentate degli ultimi due anni. I prezzi, saliti ben oltre i 2.100 dollari, sono poi rapidamente precipitati a 2.030 dollari. La seduta si è chiusa con il maggior calo giornaliero da febbraio (-2,1%)

Il metallo prezioso di riferimento è in rialzo di circa il 12% dall'inizio di ottobre, un movimento inizialmente guidato dall'acquisto di beni rifugio seguito all'attacco di Hamas a Israele. Successivamente, le quotazioni sono state mosse dall’evoluzione della politica monetaria degli Stati Uniti e dagli acquisti delle banche centrali. Argento, platino e palladio sono rimasti relativamente piatti.

BITCOIN

Lo scivolone dei dei tech non ha fermato la corsa del Bitcoin, arrivato ieri sui massimi degli ultimi 19 mesi: per qualche osservatore è il segno di un disaccoppiamento sempre più rilevante tra le cruyptovalute e gli altri asset. Stamattina i prezzi tornano indietro, intorno a 41.700 dollari. Il coefficiente di correlazione a 90 giorni tra Bitcoin e l'indice MSC World è sceso a 0,18 dallo 0,60 di inizio anno, segnala Bloomberg.

”Questa divergenza sottolinea l'attuale bassa correlazione delle criptovalute con gli altri asset macro tradizionali, ha scritto ieri sera in una nota, Sean Farrell, responsabile della strategia degli asset digitali di Fundstrat Global Advisors. Un fattore chiave dei guadagni del bitcoin è l'aspettativa che gli Stati Uniti autorizzino i primi fondi negoziati in borsa, aumentando potenzialmente la domanda del token.

PETROLIO

Il petrolio Brent è poco mosso, intorno a 78 dollari il barile. Ieri sera il ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, ha affermato che il regime dei tagli fissato due giorni fa a Vienna, può “assolutamente” proseguire, se necessario, oltre il primo trimestre del 2024. Domenica il cartello ha annunciato un taglio di circa due milioni di barili al giorno: da sola, l’Arabia Saudita si è presa la metà della riduzione.

INFLAZIONE: ANCORA TROPPO ALTA

T. Rowe Price ritiene che la discesa di questi mesi non abbia tolto di mezzo il problema. “Negli Stati Uniti siamo attualmente intorno al 3,2%, su livelli piuttosto elevati. I prezzi al consumo core, cioè depurati delle componenti volatili di energia e alimentari, si sono attenuati negli Stati Uniti, mentre quelli headline sono scesi velocemente perché il prezzo del petrolio è crollato da oltre 95 a circa 80 dollari al barile. Ma la discesa dell’inflazione core non è stata invece altrettanto rapida in Europa, dove i prezzi fanno più fatica a ridimensionarsi per la componente più esuberante dei servizi”, scrive Yoram Lustig, Head of Multi-Asset Solutions EMEA & Latam – T. Rowe Price in una nota

In un simile contesto, la società di gestione del risparmio con sede a Baltimora, si aspetta che le banche centrali potrebbero iniziare a tagliare il costo del denaro l’anno prossimo, ma non così presto come stanno attualmente scontando i mercati. “Le banche centrali hanno una credibilità da difendere e non possono correre il rischio di dichiarare vinta la battaglia contro l’inflazione e ridurre i tassi di interesse troppo presto”, sottolinea Lustig Il mercato potrebbe allora rimanere deluso e l’impatto di tassi più elevati più a lungo potrebbe frenare ulteriormente l’economia. Il tutto in un contesto completamente nuovo di passaggio dal quantitative easing al quantitative tightening, che potrebbe avere dei risvolti imprevedibili”.

TITOLI

Eni ha siglato un protocollo d'intesa con il Ministero della Difesa per rafforzare la collaborazione sulla security e valutazione dei rischi, inclusi gli scenari relativi alla protezione delle infrastrutture e i siti di importanza strategica per gli interessi nazionali.

Snam ha concluso l'acquisto da Bw Lng del rigassificatore galleggiante BW Singapore destinato a Ravenna, per 367 milioni di euro.

Stellantis. Lo stabilimento di Pomigliano continuerà a produrre la Panda, ha detto un portavoce, aggiungendo che se "l'evoluzione normativa e le condizioni competitive dello stabilimento lo consentiranno", è intenzione del gruppo automobilistico continuare il suo ciclo di vita e sostenere lo stabilimento fino all'arrivo di un nuovo ciclo di vita dei modelli. "I tempi sono prematuri per fare ulteriori annunci", dice.

Utility. La bolletta del gas per la famiglia tipo in tutela per i consumi di novembre registra un calo dell'1,3% rispetto ad ottobre, ha comunicato l'Autorità di regolazione per Energia, Reti e Ambiente (Arera).

Monte Paschi ieri in evidenza a Piazza Affari con un rialzo di quasi il 4%. Il requisito minimo di Cet1 ratio della banca è sceso all’8,56%, ben al di sotto del coefficiente patrimoniale del 16,7% di fine settembre, pari cioè al doppio di quello richiesto da Francoforte. La settimana scorsa era stata tolta la riserva di capitale aggiuntiva di 25 punti base, sulla scia dell’esclusione dalle lista delle banche a rilevanza sistemica nazionale. Stamattina il Corriere della Sera approfondisce il tema del consolidamento tra le banche italiane.

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