Incertezza a Wall Street mentre inizia la due giorni della Fed

Domani l’istituto centrale statunitense dovrebbe aumentare nuovamente i suoi tassi di interesse alla fine della seconda riunione consecutiva arrivata subito dopo il fallimento di un’importante banca del paese.
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Incertezza a Wall Street
Iniziata ieri la settimana che vedrà protagoniste la Federal Reserve e la Banca centrale europea, nel pieno del prosieguo della stagione degli utili per le società quotate a Wall Street.
Questa mattina un aumento a sorpresa dei tassi di interesse (+25 punti base) da parte della Banca centrale australiana ha aumentato i timori per le scelte future degli istituti centrali, aggiungendosi all’incertezza dovuta alle trattative per il tetto del debito statunitense.
Il costo dell’assicurazione contro un default degli Stati Uniti ha toccato nuovi massimi dopo che la Segretaria al Tesoro, Janet Yellen, ha dichiarato che il governo potrebbe esaurire i fondi entro un mese, spingendo il Presidente Joe Biden a convocare quattro leader del Congresso alla Casa Bianca la prossima settimana.
“I nervi stanno salendo per lo stallo del tetto del debito negli Stati Uniti, con la prospettiva che un default possa scuotere l’economia globale”, sottolinea Susannah Streeter, responsabile del settore denaro e mercati di Hargreaves Lansdown, secondo la quale “l’attenzione si sta ora spostando su come il governo americano sarà in grado di pagare i suoi conti in mezzo allo stallo di Washington”.
A Wall Street, intanto, i future sui principali indici statunitensi restano appena sotto la parità, con quelli sul Dow Jones (-0,20%) e sullo S&P500 (-0,15%) più in ritardo rispetto a quelli sul Nasdaq (-0,10%) a meno di un’ora dall’avvio delle contrattazioni.
Luci sulla Fed
Oggi è iniziata la due giorni di meeting per la Federal Reserve e, secondo un sondaggio Reuters, si prevede un aumento dei tassi di interesse di 25 punti base, ultimo rialzo dell’anno, portandoli al livello più alto di quasi 16 anni, al 5,25%.
Poco probabile appare una riduzione successiva dei tassi, alla luce di un’inflazione ancora ben oltre l’obiettivo del 2% e di un mercato del lavoro ancora forte.
Date le tensioni, “il nostro scenario di base conferma l’ultimo rialzo di questo ciclo, in quanto l’economia risponde bene all’inasprimento deciso fino ad oggi”, secondo Matthew Luzzetti, capo economista statunitense di Deutsche Bank, anche se sottolinea la presenza di rischi per “un altro aumento a giugno”.
Nella conferenza stampa post decisione, il Presidente della Fed, Jerome Powell, “probabilmente enfatizzerà la necessità di mantenere un orientamento da falco per contenere l'inflazione, ma non si esporrà rispetto alle decisioni per la seguente riunione di giugno”.
La riunione di questa settimana “probabilmente getterà le basi per un periodo di scontro tra falchi e colombe sulla decisione politica di giugno”, prevede Joe Brusuelas, capo economista statunitense di RSM e “Powell probabilmente eviterà di dare l’impressione che una pausa nel rialzo dei tassi sia una conclusione scontata”.
Too big to fail
La riunione della Fed sarà la seconda consecutiva che si svolgerà il giorno dopo il fallimento di un’importante banca USA e l’acquisizione di First Republic Bank da parte di JP Morgan arrivata domenica conferma come le conseguenze della politica monetaria dell’istituto centrale si stiano facendo sentire sul settore finanziario.
L’operazione si è conclusa a termine di estenuanti trattative, in bilico fino all’ultimo, con quattro offerenti arrivati alle fasi finali dell’asta di domenica sera, secondo fonti giornalistiche.
In ogni modo, l’accordo è “significativo per JPMorgan, che ieri ha chiuso a 2%, in quanto solidifica la banca come leader del settore in tempi di turbolenza”, sottolineano gli analisti di Piper Sandler, e c’è chi già parla del Ceo Matt Dimon come del banchiere più potente al mondo.
“JPM era già un attore estremamente significativo nel settore e ora è riuscito a diventare ancora più importante in un momento in cui l’essere ‘too-big-to-fail’ resta ancora una preoccupazione politica”, scrivono da Piper Sandler, accuse respinte da Dimon.
Secondo i dati di Refinitiv, gli analisti si aspettano che gli utili del primo trimestre delle società dell’S&P 500 scendano dell’1,9% rispetto a un anno prima, in seguito alle relazioni migliori del previsto di alcuni giganti della tecnologia e della crescita, rispetto al calo del 5,1% previsto all'inizio di aprile.
Notizie societarie e pre-market USA
Morgan Stanley (+0,30%): fonti citate da Bloomberg parlano di una possibile nuova ondata di licenziamenti (3.000 posti di lavoro), la seconda in pochi mesi motivandola con la debolezza delle attività di fusione e acquisizione, dopo aver già ridotto circa il 2% della sua forza lavoro (82 mila unità).
Tesla (-0,10%): ieri ha aumentato i prezzi delle sue auto fino a 290 dollari in Canada, Cina, Giappone e Stati Uniti, come mostra il suo sito web, dopo aver ridotto quelli dei suoi veicoli più venduti dall’inizio dell’anno.
Pfizer (+1%): utile rettificato per il primo trimestre di 1,23 dollari per azione, superiore alle stime di Refinitiv di 98 centesimi.
Uber Technologies (+8%): fatturato del primo trimestre balzato del 29% a 8,83 miliardi di dollari, battendo le stime di 8,72 miliardi di dollari. Prevede un EBITDA annuo compreso tra 800 e 850 milioni di dollari per il prossimo trimestre, quando la stima degli analisti era di 749,1 milioni di dollari (dati Refinitiv).
Lilium (+18%): annunciato un aumento di capitale fino a 250 milioni di dollari, con 100 milioni di dollari finanziati alla chiusura, mentre aumenta la produzione di celle a batteria
Zebra Technologies (-6%): prevede un utile per azione per il secondo trimestre compreso tra 3,20 e 3,40 dollari, al di sotto della stima media degli analisti di 4,17 dollari (dati Refinitiv).
Molson Coors Beverage (+2%): vendite nette del primo trimestre aumentate di circa il 6% a 2,35 miliardi di dollari, battendo le stime medie degli analisti di 2,23 miliardi di dollari (dati di Refinitiv).
Raccomandazioni analisti
Tesla
Bernstein: ancora ‘sell’ e prezzo obiettivo invariato a 150 dollari.
JP Morgan
RBC: ‘buy’ e target price fermo a 140 dollari.
Dell Technologies
Morgan Stanley: da ‘neutral’ a ‘buy’ e prezzo obiettivo aumentato da 45 USD a 55 dollari.
HP
Morgan Stanley: da ‘sell’ a ‘neutral’ e target price aumentato da 28 USD a 31 dollari.
Merck
Atlantic Equities: ‘buy’ e prezzo obiettivo da 127 USD a 129 dollari.
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