Inflazione ancora in calo nell’eurozona, sale l’occupazione in Italia

Non si ferma il trend di diminuzione per i prezzi nell’area euro anche se l’inflazione ‘core’ sembra ancora resistere, dati sotto osservazione da parte della BCE per le prossime scelte di politica monetaria.
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Prezzi in calo
Leggera sorpresa positiva arrivata dai dati sull’inflazione nell’eurozona diffusi questa mattina dall’Eurostat, confermando il trend già in corso di riduzione dei prezzi, particolarmente attesi in ottica tassi di interesse della Banca centrale europea.
Nel mese di giugno l’inflazione è risultata del 5,5% su base annuale (ritmo più lento da gennaio 2022), non solo in calo rispetto al +6,1% di maggio, ma inferiore alle attese (5,6%).
Notizie negative dall’inflazione ‘core’, ovvero quella esclusi i beni più volatili come l’energia e gli alimentari, aumentata al 5,4% dal 5,3% precedente, anche se inferiore alle previsioni (5,5%).
Infine, fermo il tasso di disoccupazione nell’eurozona, confermato al 6,5%.
BCE pronta al rialzo dei tassi
L’inflazione resta al centro dell’attenzione dei mercati, in quanto la Banca centrale europea ha sempre ribadito di voler proseguire nella sua politica di raggiungimento dell’obiettivo del 2%, ancora lontano nonostante i recenti cali.
Mentre i prezzi al consumo tedeschi, armonizzati per essere confrontati con quelli degli altri Paesi dell’Unione europea, sono aumentati a giugno del 6,8% su base annua, oltre le attese, l’inflazione ha subìto un forte rallentamento in Spagna e in Italia.Gli economisti di Ing segnalano che si sta sviluppando “una sorta di divergenza in termini di inflazione nella regione, che porta a un certo disaccordo sul percorso migliore da seguire per i tassi di interesse”, “anche se il sospetto è che la risposta sarà, in caso di dubbio, un rialzo”.
Previsioni anticipate dalla presidente della BCE, Christine Lagarde, la quale ha praticamente consolidato le aspettative di un nono rialzo consecutivo dei tassi dell'area dell'euro a luglio, affermando che la banca centrale non vede ancora prove sufficienti del fatto che l'inflazione di fondo abbia imboccato un percorso di decelerazione.
Occupazione in calo in Italia
A inizio mattinata, l’Istat comunicava i dati provvisori di maggio relativi all’occupazione, segnalando un calo a sorpresa del tasso di disoccupazione, ormai sceso ai livelli più bassi dall’aprile 2020.
Secondo quanto diffuso dall’ufficio di statistica, nel mese scorso la disoccupazione si è attestata al 7,6% rispetto al 7,8% di aprile, risultando migliore al 7,9% atteso dagli analisti.
In crescita l’incidenza dei giovani disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro, arrivata al 21,75 dal 20,7% (rivisto da 20,4%) del mese precedente.
Aumenta il tasso di occupazione, salito al 61,2%, con 23,471 milioni di persone in attività e in crescita di 21 mila (+0,1%) se paragonate a aprile e di 383 mila (+1,7%) rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
La crescita tendenziale, spiega in una nota l'istituto di statistica, arriva grazie all’effetto “dell'aumento dei dipendenti permanenti e degli autonomi che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine”, coinvolgendo “uomini, donne e tutte le classi d'età, ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa”. Rispetto alla dinamica congiunturale, nel trimestre marzo-maggio si registra un incremento del numero di occupati dello 0,5% pari a 120 mila unità, spiega l’Istat, mentre risulta stabile al 33,7% il tasso di inattività.
La sofferenza si attenua
“Con un tasso di disoccupazione e di inflazione in calo, la sofferenza economica degli italiani, che un tempo stringeva come una morsa assassina a causa dell’aumento simultaneo della disoccupazione e dei costi di vita, si attenua”, sottolinea Gabriel Debach, market analyst di eToro.
“La lettura odierna dell’Istat offre una visione positiva dell’economia italiana ed evidenzia non solo una diminuzione del tasso di disoccupazione, dal 7,9% di marzo al 7,8% di aprile, ma anche un nuovo record nel tasso di attività, che raggiunge il 66,4%.
Inoltre, secondo gli analisti “si osserva una maggiore tendenza al rialzo nell’occupazione a tempo indeterminato rispetto alle assunzioni con contratti a termine, rappresentando un segnale incoraggiante per gli italiani.
Infine, “l’indice di sofferenza o miserie segna un nuovo minimo al 15,40%, dopo aver raggiunto un picco del 19,7% ad ottobre” e “sebbene i dati siano ancora troppo elevati, ciò lascia comunque ben sperare. Ovviamente restano macchie, ma meglio restare ottimisti per la giornata”, conclude Debach.
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