Inflazione in leggero calo negli USA, ma target ancora lontano

Il dato sui prezzi ad aprile era sotto osservazione soprattutto da parte della Federal Reserve in vista della riunione di giugno e la sua diffusione ha migliorato il sentiment di Wall Street.
Inflation Day
Arriva il giorno dell’inflazione negli Stati Uniti e il rapporto diffuso oggi dal Bureau of Labor Statistics mostra prezzi al consumo ancora elevati ad aprile, anche se leggermente raffreddati rispetto al mese precedente.
L’indice dei prezzi al consumo (CPI) ha rivelato che l’inflazione complessiva è aumentata dello 0,4% rispetto al mese scorso e del 4,9% se paragonato all’anno precedente ad aprile, con un’accelerazione dall’aumento dello 0,1% su base mensile di marzo, ma con un leggero rallentamento rispetto all'aumento annuale del 5% di marzo.
Entrambe le misure sono state per lo più in linea con le previsioni degli economisti che prevedevano un aumento dello 0,4% su base mensile e del 5,0% su base annuale, secondo i dati di Bloomberg.
Su base ‘core’, che esclude i costi più volatili come cibo ed energia, i prezzi a marzo sono aumentati dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 5,5% rispetto allo scorso anno. Entrambe le misure sono state in linea con le aspettative degli economisti, secondo i dati Bloomberg.
Diffuso oggi anche il dato sulle domande di mutuo negli USA nella settimana al 5 maggio, risultate in crescita del 6,3% dopo il calo dell’1,2% arrivato nella settimana precedente.
La reazione del mercato
Dopo una mattinata (italiana) passata appena sotto la parità, i future sui principali indici viravano in positivo dopo la diffusione del dato sull’inflazione.
A meno di un’ora dall’avvio delle contrattazioni di Wall Street, i contratti sul Nasdaq guidano il recupero con una crescita di mezzo punto, mentre quelli sullo S&P500 e quelli sul Dow Jones guadagnano circa lo 0,30%.
Si indebolisce il dollaro nei confronti dell’euro e la coppia EUR/USD torna a 1,0987, mentre l’oro schizza a 2.052 dollari l’oncia.
In calo i rendimenti dei Treasury USA con il decennale appena sotto il 4% (-1,65%) e il biennale al 3,46% (-1,77%)
Percorso lungo
Il dato sui prezzi, comunque, resta lontano dall’obiettivo della Fed. “Ci vorrà del tempo prima che l'inflazione torni al 2%”, ha dichiarato ieri John Williams, presidente della Federal Reserve di New York, aggiungendo di non aspettarsi un’inflazione in linea con l’obiettivo della Banca centrale statunitense prima di due anni.
“Come diciamo da tempo, ci aspettiamo che il rallentamento dell'attività economica inneschi una decelerazione materiale dell'inflazione, ma il percorso di ritorno al 2% sarà lungo e accidentato”, scrivono da Wells Fargo in una nota, aggiungendo che i prezzi elevati del gas spingeranno probabilmente l'inflazione principale più in alto su base mensile.
Da UBS prevedono che il rialzo dei tassi della riunione di maggio sia stato l’ultimo aumento della politica monetaria restrittiva adottata dall’istituto centrale statunitense.
“Il modo in cui i partecipanti al FOMC lo comunicheranno resta da vedere, in particolare con il potenziale di opinioni divergenti all'interno del Comitato”, scrivono da UBS in una nota, aggiungendo che “la situazione potrebbe diventare molto volatile”.
Lo strumento CME FedWatch Tool prevede ora una possibilità del 75% che la Fed lasci i tassi invariati nella prossima riunione del 14 giugno, dal precedente 81%.
Fumata nera sul debito
Intanto, ieri non sono arrivate novità sull’aumento del tetto del debito USA dopo una inconcludente riunione tra il presidente statunitense, Joe Biden, con i leader del Congresso per cercare un accordo.
Secondo fonti dei mass media, non ci sarebbero stati progressi significativi sul tema, nonostante lo stesso presidente aveva affermato che un default degli USA “non è un’opzione”.
Biden ha anche annunciato di star valutando la possibilità di far ricorso al 14esimo emendamento come mezzo per aggirare lo stallo sui negoziati, norma che afferma che il debito pubblico del paese “non deve essere messo in discussione”.
Notizie societarie e pre-market USA
Airbnb (-13%): utile trimestrale rettificato di 18 centesimi per azione per il trimestre conclusosi a marzo quando l’aspettativa media di ventisei analisti per il trimestre era di un utile di 9 centesimi per azione.
La società si attende un calo delle prenotazioni e delle tariffe medie giornaliere nel secondo trimestre rispetto all’anno precedente.
Rivian Automotive (+7%): fatturato di 661 milioni di dollari nel primo trimestre, rispetto alle stime degli analisti di 652,1 milioni di dollari (dati Refinitiv).
Occidental Petroleum (-1,5%): utile adjusted nel primo trimestre di 1,09 dollari per azione contro una stima media degli analisti di 1,24 dollari (Refinitiv).
Virgin Galactic Holdings (-3%): perdita più ampia nel primo trimestre, pari a 57 centesimi di dollaro per azione, rispetto alla perdita di 36 centesimi dell’anno precedente, a causa degli investimenti legati allo sviluppo della futura flotta e ai miglioramenti della flotta attuale.
Roblox (-7%): perdita netta attribuibile agli azionisti nel trimestre è stata di 268,3 milioni di dollari, o 44 centesimi per azione, rispetto alla perdita netta di 160,20 milioni di dollari, o 27 centesimi per azione, dell’anno precedente.
GeneDx Holdings Corp (+0,20%): perdita trimestrale rettificata di 2,44 dollari per azione per il trimestre conclusosi a marzo, mentre l’aspettativa media di quattro analisti per il trimestre era di una perdita di 2,14 dollari per azione.
Protalix Biotherapeutics (+7%): la FDA statunitense ha approvato la terapia sperimentale (Elfabrio) realizzata in partnership con Chiesi Global Rare Diseases per il trattamento di pazienti adulti affetti dalla malattia di Fabry.
CTI Biopharma (+84%): Orphan Biovitrum ha presentato un’offerta in contanti da 1,7 miliardi di dollari, per un corrispettivo di 9,10 dollari per azione e corrispondente ad un premio dell’89% rispetto al prezzo di chiusura di ieri (4,82 dollari).
Raccomandazioni analisti
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