Inflazione invariata a novembre, domani la Fed decide sui tassi


Wall Street appena sopra la parità dopo un dato sull’inflazione del mese scorso che ha confermato i precedenti livelli inflazionistici, particolarmente atteso in vista della decisione della Federal Reserve di domani sui tassi di interesse.


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L’inflazione negli USA

Poche sorprese arrivate dal dato sull’inflazione negli Stati Uniti per il mese di novembre, confermando così il trend di riduzione dell’inflazione di questi ultimi mesi e dando alla Federal Reserve ‘spazio’ per prendere in considerazione tassi di interesse più bassi nei prossimi mesi.

L’Indice dei prezzi al consumo (IPC) di novembre ha mostrato un’inflazione (3,1%) in linea con le aspettative su base annuale e leggermente inferiore al dato precedente (3,1%), ma (0,1%) appena sopra le previsioni (0%) su base mensile.

Nessuna sorpresa nemmeno dal dato ‘core’, quelle che esclude gli elementi più volatili (cibo ed energia), confermando il 4% (annuale) e lo 0,3% (mensile) delle previsioni e del dato precedente.

Gli attuali livelli di inflazione lasciano “più spazio alla Fed per prendere in considerazione tagli dei tassi poiché i rischi al ribasso per l’economia e i rischi al rialzo dell’inflazione diventano più bilanciati”, dichiarano gli economisti di Bloomberg Anna Wong e Stuart Paul.

Pur accogliendo con favore questi sviluppi, i funzionari della Fed hanno anche avvertito che il percorso verso l’obiettivo di inflazione del 2% potrebbe diventare più accidentato nei prossimi mesi.

La reazione del mercato

Dopo una mattinata passata sopra la parità, i future sui principali indici di New York si mantenevano in verde, con leggeri guadagni percentuali per i contratti sul Nasdaq, per quelli sul Dow Jones e sullo S&P500.

Il dollaro recuperava dopo la debolezza nei confronti dell’euro dei minuti precedenti il dato sull’inflazione, spingendo così la coppia EUR/USD sotto quota 1,08, e i rendimenti dei titoli di Stato USA cedevano circa un punto percentuale.

L’oro resta sopra quota 2 mila dollari l’oncia e il Bitcoin recupera le perdite di questa mattina e scambia in parità a 42 mila dollari.

Disinflazione

Gli economisti di Bloomberg ritengono che sul calo dell’inflazione di questi mesi abbia inciso il calo dei prezzi delle auto usate, anche se “la lenta ricostruzione delle scorte a seguito della risoluzione dello sciopero della United Auto Workers potrebbe rallentare temporaneamente il processo di disinflazione per le auto nuove”.

Il processo di disinflazione dovrebbe proseguire anche il prossimo anno, sostenuta da una “continua moderazione nell’inflazione degli affitti nel 2024”, citandola come “il fattore chiave”.

L’inflazione core dovrebbe andare “appena al di sotto del 3%” nella prima metà del 2024, prevedono Wong e Paul, “a meno che il mercato del lavoro non si raffreddi più rapidamente, è probabile che l’inflazione si fermerà a quel livello. Il nostro punto di partenza è che l’economia si sta raffreddando e, di conseguenza, la disinflazione osservata in questo momento persisterà”.

Le previsioni sulle banche centrali

“Questa settimana le banche centrali confermeranno sicuramente il messaggio che rimangono dipendenti dai dati, che hanno bisogno di maggiori conferme sul fatto che l’inflazione e quella core decelereranno ulteriormente”, ha affermato Georgios Leontaris, chief investment officer per la Svizzera e l’EMEA presso HSBC Global Private Banking and Wealth.

“Sta diventando sempre più difficile convincere i mercati, e le banche centrali lo sanno, quindi cercheranno di mantenere questa modalità di dipendenza dai dati in futuro”, ha aggiunto Leonataris.

“La Fed riterrà di non potersi permettere un ulteriore allentamento delle condizioni finanziarie, poiché ciò potrebbe potenzialmente riaccelerare la domanda di lavoro ed esercitare una rinnovata pressione al rialzo sul tasso di inflazione al consumo”, secondo Erik Weisman, capo economista e portfolio manager di MFS Investment: “resta da vedere se il mercato coglierà il suggerimento e sarà guidato dall'evoluzione dei dati macro più che dalle indicazioni della Fed”.

“Aumentare il tasso dei fondi Fed è fuori discussione”, spiega Wilmer Stith, gestore del portafoglio obbligazionario del Wilmington Trust, e “la domanda è: per quanto tempo rimarremo al 5%?”.

Notizie societarie e pre-market USA

Alphabet (+1%): Epic Games vince un processo antitrust contro Google, accusando l'app store Play di operare come un monopolio illegale, eliminando i concorrenti e imponendo commissioni elevate (fino al 30%).

Oracle (-8%): ricavi del secondo trimestre pari a 12,94 miliardi di dollari rispetto ad una stima media degli analisti di 13,05 miliardi di dollari (dati LSEG).

Novo Nordisk (-1%): uno studio ha mostrato che alcuni pazienti hanno ripreso peso dopo aver interrotto il farmaco dimagrante (Zepbound) della concorrente Eli Lilly.

Lucid Group (-2%): ieri Sherry House si è dimesso dalla carica di direttore finanziario, con effetto immediato, per perseguire altre opportunità e verrò sostituito temporaneamente da Gagan Dhingra, attuale vicepresidente della contabilità.

Hasbro (-5%): taglierà altri 900 posti di lavoro e l'amministratore delegato Chris Cocks afferma che i venti contrari che hanno caratterizzato i primi nove mesi dell'anno si sono protratti fino alle festività natalizie e probabilmente persisteranno anche nel 2024.

Wyndham Hotels & Resorts (+2%): Choice Hotels ha lanciato oggi un'offerta di scambio per l'acquisizione di tutte le azioni in circolazione della società dopo il fallimento delle trattative per un accordo congiunto.

IN8bio (+20%): annunciato aggiornamento clinico positivo nella sperimentazione di fase uno del suo trattamento contro la leucemia, INB-100.

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