Inflazione italia, settembre conferma un raffreddamento graduale

16/10/2025 15:15
Inflazione italia, settembre conferma un raffreddamento graduale

L’inflazione italiana si ferma a settembre, ma con dinamiche contrastanti. Il dato conferma il raffreddamento dei prezzi, pur mostrando resistenze in alcuni settori chiave come alimentari e trasporti. Se da un lato la componente di fondo rallenta e il “carrello della spesa” perde slancio, dall’altro permangono rincari marcati in beni voluttuari e servizi turistici. Nel confronto europeo, l’Italia resta tra i Paesi con l’inflazione più bassa dell’Eurozona.

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La frenata dei prezzi e il rallentamento del carrello della spesa

Settembre conferma una pausa dell’inflazione italiana, con un quadro più sfumato rispetto ai mesi precedenti. L’indice dei prezzi al consumo NIC registra un -0,2% su base mensile e un +1,6% su base annua, in linea con la stima preliminare. Una contrazione di questa entità mancava da un anno, precisamente da settembre 2024.

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La revisione più significativa, spiega Gabriel Debach, market analyst di eToro, arriva dal “carrello della spesa”, la cui crescita tendenziale passa dal +3,2% stimato al +3,1%, segnale che la dinamica dei beni di consumo quotidiano si sta gradualmente attenuando. Anche i beni complessivi mostrano una lieve correzione, dal +0,7% previsto al +0,6%, mentre la componente di fondo – che esclude alimentari freschi ed energetici – rallenta al +2,0%, confermando un raffreddamento graduale ma non definitivo dell’inflazione.

Nel dettaglio, si legge nel report di eToro, gli alimentari non lavorati rallentano significativamente (+4,8% da +5,6%), mentre quelli lavorati restano stabili a +2,7%. In controtendenza, gli energetici regolamentati accelerano al +13,9% (da +12,9%), mentre quelli non regolamentati riducono il calo a -5,2%. Nei servizi, il principale contributo al dato mensile negativo viene dai trasporti, in calo del 3,3% congiunturale: il trasporto aereo segna -22,4% e quello marittimo -29%, anche se su base annua i voli nazionali restano in aumento del +26% e il trasporto via mare dell’11%.

A livello territoriale, l’inflazione si indebolisce nel Nord Italia e resta più sostenuta nel Mezzogiorno (+1,9%), trainata da energia e servizi ricettivi, complice una stagionalità turistica più lunga rispetto al resto del Paese.

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Le fratture nei prezzi, tra rincari e rientri

Analizzando i singoli capitoli, Debach evidenzia la profonda divergenza tra comparti. Da un lato, permangono rialzi forti in alcune categorie specifiche: i voli nazionali restano incandescenti con +26% su base annua, seguiti dal comparto caffè, tè e cacao, vicino al +20% tendenziale. All’interno di questo aggregato, spiccano il cacao e cioccolato in polvere (+23,6%) e il caffè (+22%), dimostrando che, ironicamente, “se il carrello rallenta, non è merito dei dolci”.

Rincari importanti anche per la gioielleria (+22,3% annuo) e per il trasporto marittimo, che pur registrando un tonfo mensile rimane in progresso del +12,1% su base annua.

Sul versante opposto, si legge nel report di eToro, emergono i rientri dei prezzi dell’olio di oliva (-19,8%), mentre nel mercato libero dell’energia si osservano cali per elettricità (-5,8%) e gas (-5,6%). Continua inoltre la deflazione strutturale dell’elettronica e della telefonia, con computer portatili e tablet a -15,2% e telefonia mobile a -13,6%.

Dal punto di vista congiunturale, il rientro post-estate è netto: trasporto marittimo -30,5%, trasporto aereo -22,4% e pacchetti vacanza -15,7% su base mensile. In controtendenza, l’inizio dell’anno scolastico fa impennare i servizi di rilegatura ed e-book (+41,1% m/m), un segnale stagionale ma significativo.

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L’Italia tra le economie più “fredde” dell’Eurozona

Nel confronto europeo, sottolinea Debach, l’Italia mantiene un profilo inflazionistico più contenuto rispetto ai principali partner dell’Eurozona. A settembre, la variazione mensile è stata -0,2%, contro il +0,1% medio dell’area euro.

Su base annua, la crescita dei prezzi al consumo si attesta al +1,6%, un livello decisamente inferiore rispetto a Germania (+2,4%) e Spagna (+3,0%), e superiore solo alla Francia (+1,2%).

Come osserva Debach, questa performance posiziona l’Italia tra le economie più “fredde” dell’unione monetaria, grazie a un equilibrio che combina domanda interna moderata, riduzione delle pressioni energetiche e un contesto salariale meno teso rispetto ai vicini europei. Tuttavia, conclude l’analista, la disinflazione italiana resta fragile: il percorso verso la stabilità dei prezzi è ancora lungo e dipenderà dall’andamento dei beni energetici e alimentari, oltre che dall’evoluzione dei servizi legati al turismo.

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