Inflazione italia, settembre conferma un raffreddamento graduale

L’inflazione italiana si ferma a settembre, ma con dinamiche contrastanti. Il dato conferma il raffreddamento dei prezzi, pur mostrando resistenze in alcuni settori chiave come alimentari e trasporti. Se da un lato la componente di fondo rallenta e il “carrello della spesa” perde slancio, dall’altro permangono rincari marcati in beni voluttuari e servizi turistici. Nel confronto europeo, l’Italia resta tra i Paesi con l’inflazione più bassa dell’Eurozona.
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La frenata dei prezzi e il rallentamento del carrello della spesa
Settembre conferma una pausa dell’inflazione italiana, con un quadro più sfumato rispetto ai mesi precedenti. L’indice dei prezzi al consumo NIC registra un -0,2% su base mensile e un +1,6% su base annua, in linea con la stima preliminare. Una contrazione di questa entità mancava da un anno, precisamente da settembre 2024.
La revisione più significativa, spiega Gabriel Debach, market analyst di eToro, arriva dal “carrello della spesa”, la cui crescita tendenziale passa dal +3,2% stimato al +3,1%, segnale che la dinamica dei beni di consumo quotidiano si sta gradualmente attenuando. Anche i beni complessivi mostrano una lieve correzione, dal +0,7% previsto al +0,6%, mentre la componente di fondo – che esclude alimentari freschi ed energetici – rallenta al +2,0%, confermando un raffreddamento graduale ma non definitivo dell’inflazione.
Nel dettaglio, si legge nel report di eToro, gli alimentari non lavorati rallentano significativamente (+4,8% da +5,6%), mentre quelli lavorati restano stabili a +2,7%. In controtendenza, gli energetici regolamentati accelerano al +13,9% (da +12,9%), mentre quelli non regolamentati riducono il calo a -5,2%. Nei servizi, il principale contributo al dato mensile negativo viene dai trasporti, in calo del 3,3% congiunturale: il trasporto aereo segna -22,4% e quello marittimo -29%, anche se su base annua i voli nazionali restano in aumento del +26% e il trasporto via mare dell’11%.
A livello territoriale, l’inflazione si indebolisce nel Nord Italia e resta più sostenuta nel Mezzogiorno (+1,9%), trainata da energia e servizi ricettivi, complice una stagionalità turistica più lunga rispetto al resto del Paese.
Le fratture nei prezzi, tra rincari e rientri
Analizzando i singoli capitoli, Debach evidenzia la profonda divergenza tra comparti. Da un lato, permangono rialzi forti in alcune categorie specifiche: i voli nazionali restano incandescenti con +26% su base annua, seguiti dal comparto caffè, tè e cacao, vicino al +20% tendenziale. All’interno di questo aggregato, spiccano il cacao e cioccolato in polvere (+23,6%) e il caffè (+22%), dimostrando che, ironicamente, “se il carrello rallenta, non è merito dei dolci”.
Rincari importanti anche per la gioielleria (+22,3% annuo) e per il trasporto marittimo, che pur registrando un tonfo mensile rimane in progresso del +12,1% su base annua.
Sul versante opposto, si legge nel report di eToro, emergono i rientri dei prezzi dell’olio di oliva (-19,8%), mentre nel mercato libero dell’energia si osservano cali per elettricità (-5,8%) e gas (-5,6%). Continua inoltre la deflazione strutturale dell’elettronica e della telefonia, con computer portatili e tablet a -15,2% e telefonia mobile a -13,6%.
Dal punto di vista congiunturale, il rientro post-estate è netto: trasporto marittimo -30,5%, trasporto aereo -22,4% e pacchetti vacanza -15,7% su base mensile. In controtendenza, l’inizio dell’anno scolastico fa impennare i servizi di rilegatura ed e-book (+41,1% m/m), un segnale stagionale ma significativo.
L’Italia tra le economie più “fredde” dell’Eurozona
Nel confronto europeo, sottolinea Debach, l’Italia mantiene un profilo inflazionistico più contenuto rispetto ai principali partner dell’Eurozona. A settembre, la variazione mensile è stata -0,2%, contro il +0,1% medio dell’area euro.
Su base annua, la crescita dei prezzi al consumo si attesta al +1,6%, un livello decisamente inferiore rispetto a Germania (+2,4%) e Spagna (+3,0%), e superiore solo alla Francia (+1,2%).
Come osserva Debach, questa performance posiziona l’Italia tra le economie più “fredde” dell’unione monetaria, grazie a un equilibrio che combina domanda interna moderata, riduzione delle pressioni energetiche e un contesto salariale meno teso rispetto ai vicini europei. Tuttavia, conclude l’analista, la disinflazione italiana resta fragile: il percorso verso la stabilità dei prezzi è ancora lungo e dipenderà dall’andamento dei beni energetici e alimentari, oltre che dall’evoluzione dei servizi legati al turismo.
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