L’inflazione si riduce leggermente e Wall Street migliora

L’inflazione si riduce leggermente e Wall Street migliora

Il dato sull’indice PCE di febbraio mostra un livello dei prezzi al consumo di poco inferiore a quello precedente, anche se la lotta all’inflazione sembra ancora non terminata con gli operatori che ora si attendono al 55% un rialzo di 25 punti a maggio da parte della Federal Reserve.

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Inflazione in leggero calo

Si chiude con i dati sull’inflazione un trimestre turbolento per i mercati, caratterizzato da un livello dei prezzi ancora ‘appiccicoso’, dalle onde d’urto del crollo di due banche regionali statunitensi e dai segnali di difficoltà da parte di altri istituti europei in Europa, oltre che da un riprezzamento delle aspettative sui tassi di interesse della Federal Reserve.

Il dato atteso oggi, quello più considerato dalla Fed per decidere le sue politiche monetarie, ha mostrato un Indice ai prezzi al consumo nel mese di febbraio su base annuale leggermente in calo, al +4,6% rispetto al 4,7% precedente e atteso dagli analisti, anche se viene confermata così la resistenza degli attuali alti livelli di inflazione. In calo anche su base mensile, registrato al +0,3% dal precedente +0,5% (+0,4% atteso).

Numeri che sostenevano leggermente i future dei principali indici di Wall Street, con quelli sul Dow Jones e sullo S&P500 al +0,40%, mentre il Nasdaq si assesta al +0,30%, dopo una mattinata passata più vicina al rosso che al verde.

Recupera il dollaro nei confronti dell’euro e la coppia EUR/USD torna in parità a 1,08093, mentre leggero aumento per il Treasury a due anni (+1,4%) al 4,1576% e per il biennale (+0,10%) al 3,553%.

A questo punto, le scommesse degli operatori su un rialzo dei tassi di 25 punti base sono al 55,5%, mentre le probabilità di una pausa sono al 44,5%, secondo lo strumento Fedwatch di CME Group.

Meno paura per le banche

Ieri la borsa di New York aveva chiuso in positivo sull’ottimismo del venir meno dell’effetto contagio sul settore finanziario dopo le chiusure di Silicon Valley Bank e Signature Bank, anche grazie all’intervento delle autorità statunitensi.

“Dobbiamo chiederci se la deregolamentazione non sia andata oltre i limiti e riparare le crepe nel perimetro regolatorio che i recenti shock hanno rivelato”, affermava la segretaria al Tesoro, Janet Yellen, sottolineando anche che “il sistema bancario è significativamente più forte di quanto fosse prima della crisi finanziaria globale”, come dimostra “la relativa stabilità” dell'ultimo mese.

Il presidente Joe Biden, proprio ieri, ha chiesto ai regolatori federali di procedere con una serie di riforme per salvaguardare il sistema bancario e rafforzare i controlli sulle grandi banche regionali, dopo la deregolamentazione operata sotto l'amministrazione Trump.

Rischio non scomparso

Un rapporto di S&P Global Ratings indica che la qualità del credito continua a indebolirsi, con il pieno impatto dell’aumento dei tassi di interesse che ancora non si è manifestato.

Secondo la banca americana, l’indebolimento è arrivato nonostante la ripresa economica e creditizia registrata di recente, il rallentamento della crescita, l’inflazione persistente e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento abbiano spinto il bias negativo (percentuale di rating con outlook negativo o in CreditWatch) vicino al 15%, con i più a rischio individuati nei crediti nei settori dei beni di consumo, della vendita al dettaglio, dei media, del real estate e quelli che si trovano all’estremità inferiore della scala di rating.

Le previsioni di S&P comprendono tassi di default raddoppiati quest’anno, superando il 4% negli Stati Uniti e il 3,25% in Europa.

Lo stress bancario negli Stati Uniti e in Europa “ci ricorda quanto rapidamente possa erodersi la fiducia” e anche se “la rapida risposta delle autorità suggerisce che si eviterà un contagio più ampio, tuttavia è probabile che gli alti tassi d’interesse mettano ulteriormente a dura prova i costi di finanziamento del credito e i prezzi degli asset”.

Nel prossimo futuro, dunque, le banche potrebbero essere più caute nel concedere prestiti, rappresentando un ulteriore fattore di preoccupazione.

“La fonte di questi stress del settore bancario, ovvero i tassi di interesse, e le curve dei rendimenti invertite, sono ancora presenti, quindi questi fattori di stress non sono scomparsi”, sottolinea Herald van der Linde, responsabile della strategia azionaria per l’Asia di HSBC, secondo il quale “nel corso del 2023 assisteremo ancora a episodi di volatilità sui mercati”.

Notizie societarie e pre-market USA

Virgin Orbit Holdings (-40%): ha annunciato il licenziamento di l’85% del personale (675 dipendenti) a causa del fallimento nella ricerca di nuovi investimenti e cesserà la sua attività nell’immediato futuro.

Nikola (-6%): nell’ambito dell’aumento di capitale venderà 29,9 milioni di azioni nell'offerta pubblica e 59,4 milioni di azioni all’hedge fund Antara Capital L.P., ad un prezzo di 1,12 dollari comprensiva di uno sconto del 20% rispetto all’ultima chiusura (1,40 dollari).

Bed Bath & Beyond (-2%): ieri aveva annunciato l’intenzione di vendere 300 milioni di dollari di azioni, nel tentativo di raccogliere più capitale, notizia che aveva spinto in basso il titolo della società, con un calo del 26% in chiusura di seduta.

BlackBerry (-4%): fatturato del quarto trimestre di 151 milioni di dollari contro i 185 milioni dell'anno scorso, mentre la perdita netta è stata di 13 milioni di dollari contro un utile netto di 6 milioni di dollari.

IonQ (+3%): perdita per azione nel quarto trimestre di 0,09 dollari, battendo le stime di Refinitiv che prevedevano una perdita per azione di 0,13 dollari.

Pineapple Energy (+15%): fatturato del quarto trimestre quasi triplicato a 17,2 milioni di dollari, rispetto ai 5,9 milioni del terzo trimestre.

Raccomandazioni analisti

Meta

Credit Suisse: ‘buy’ e prezzo obiettivo aumentato a 251 USD rispetto ai precedenti 220 dollari.

Nvidia

Tigress Financial: ‘buy’ e target price alzato a 320 USD dai precedenti 250 dollari.

Intel

Credit Suisse: confermato ‘neutral’ e prezzo obiettivo invariato a 25 dollari.

Deutsche Bank Securities: ‘neutral’ e target price da 28 USD a 32 dollari.

Micron

Goldman Sachs: ‘buy’ e prezzo obiettivo aumentato a 65 USD rispetto ai precedenti 59 dollari.

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