Inflazione sotto il target BCE. Nuovi tagli dei tassi dopo giovedì?

La grande maggioranza delle previsioni indicano che l’istituto centrale taglierà per l’ottava volta in un anno i tassi di interesse ma per le prossime mosse gli esperti si dividono.

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Cala l’inflazione nella zona euro

La decisione della Banca centrale europea sui tassi di interesse di giovedì prossimo vedeva un importante antipasto, capace di dare qualche indizio su quello che deciderà l’istituto guidato da Christine Lagarde: il dato sull’inflazione dell’eurozona.

Il dato diffuso da Eurostat ha mostrato un rallentamento dei prezzi al consumo nei 20 Paesi della zona euro, all’1,9% a maggio rispetto al 2,2% del mese precedente e al di sotto delle aspettative degli analisti del 2% oltre che sotto il target fissato da Francoforte (2%). Il calo è dovuto alla diminuzione dei prezzi dell’energia e ad un forte rallentamento dell’inflazione dei servizi.

L’inflazione ’core’, ovvero la lettura che esclude le componenti volatili quali alimentari ed energia, è rallentata al 2,3% dal 2,7%, a causa di una crescita più lenta dei prezzi dei servizi al 3,2% dal 4%.

Verso la BCE

Ad un anno dal primo taglio del costo del denaro, i dati sull’inflazione diffusi oggi rafforzano le previsioni che giovedì la BCE ridurrà il costo del denaro per l’ottava volta, la settima consecutiva, portando così il tasso sui depositi al 2%, livello considerato pienamente neutrale, ovvero né restrittivo né accomodante.

Tra gli elementi che spingono a prevedere un nuovo taglio c’è la crescita dell’euro, salito del 7% da marzo e del 10% in quattro mesi, mentre i prezzi dell’energia sono scesi di quasi il 10%.

Se il nuovo intervento sul costo del denaro appare certo, l'attenzione dei mercati sarà rivolta in particolare alle nuove stime macro che verranno diffuse dallo staff BCE e che rifletteranno l'ulteriore evoluzione del quadro geopolitico e le conseguenti mosse future di politica monetaria.

Cosa accadrà dopo?

I mercati continuano ad attendersi un ulteriore taglio di 25 punti base per portare il tasso sui depositi all'1,75% ma sulla tempistica le opinioni sono divise fra chi lo attende già a luglio e chi invece ritiene che la prossima mossa avverrà a settembre in occasione della pubblicazione delle nuove stime macro.

Molto dipenderà dal punto di caduta dei negoziati commerciali e dall'ulteriore evoluzione dell'euro che rischia di pesare sulle esportazioni del blocco e di far aumentare i rischi di un undershooting dell'obiettivo di inflazione di medio periodo.

Le previsioni degli esperti

Felix Feather, economista di Aberdeen Investments, prevede con certezza un taglio giovedì e ritiene che questa mossa “probabilmente non sarà l’ultimo taglio del ciclo poiché i responsabili politici dovranno con ogni probabilità fornire ulteriore sostegno all'economia una volta che saranno stati pienamente recepiti gli effetti delle modifiche alla politica statunitense in materia di dazi. Un petrolio meno caro, un euro più forte e un mercato del lavoro meno teso contribuiranno a mantenere l'inflazione contenuta nel breve periodo, anche se l'UE dovesse rispondere agli Stati Uniti con un inasprimento delle proprie misure tariffarie”.

Pertanto, l’esperto si attende “un ulteriore taglio dei tassi entro settembre, portando i tassi in territorio decisamente accomodante”.

Anche Annalisa Piazza, Fixed Income Research Analyst, MFS Investment Management, prevede un ulteriore taglio a giugno, seguito da una pausa a luglio. Per il futuro, l’esperta crede “che la dipendenza dai dati continuerà ad essere il fattore chiave per le decisioni di politica economica, con la piccola avvertenza che i tassi di riferimento saranno più ‘neutrali’ rispetto a prima, quindi l'ostacolo per attuare ulteriori tagli consecutivi è elevato. Date le diverse opinioni dei membri del Consiglio direttivo, il compromesso la prossima settimana sarà probabilmente un taglio con guidance invariata, il che lascerà tutte le opzioni sul tavolo per le mosse future”.

Piazza si attende un ulteriore allentamento a settembre “e forse nel quarto trimestre, con tassi nominali terminali all’1,5%”.

La BCE dovrebbe procedere “con cautela, con una pausa al 2% probabilmente mentre le previsioni di inflazione scendono leggermente, possibilmente all'1,8% entro il 2026”, secondo David Zahn, Head of European Fixed Income di Franklin Templeton.

Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, spiega che il tasso di riferimento della BCE, attualmente al 2,25%, ha già raggiunto il limite superiore del corridoio neutrale tra l'1,75% e il 2,25% calcolato dalla stessa BCE.

Sebbene in territorio neutrale, Wolburg ritiene che l'aria per ulteriori tagli dei tassi si stia assottigliando. "Noi non vediamo ancora la fine del ciclo di tagli. Le proiezioni macroeconomiche aggiornate della BCE dovrebbero vedere l'inflazione in linea con il suo obiettivo a medio termine, la crescita salariale mostra segni di decelerazione e i prezzi dell'energia più bassi, così come un euro più forte, supportano anche la disinflazione", puntualizza l'esperto che poi si sbilancia: "Prevediamo un altro taglio di 25 punti base il 5 giugno. Mentre continuiamo ad aspettarci un taglio finale all'1,75%, la signora Lagarde dovrebbe enfatizzare la dipendenza dai dati e lasciare deliberatamente aperta la tempistica del taglio finale".

Gli argomenti contro i tagli

Tuttavia, la discussione potrebbe essere più accesa di quanto gli operatori di mercato pensino attualmente. Infatti, spiega Carsten Brzeski, Global Head of Macro di ING, “sebbene vi siano numerose ragioni per cui la BCE dovrebbe continuare a tagliare i tassi, i falchi della banca centrale troveranno senza dubbio qualche argomentazione per frenare”.

Tra gli argomenti contrari ad un taglio dei tassi fino c’è la resilienza dell'economia dell'eurozona con un sorprendente rialzo nel primo trimestre. “Gli indicatori deboli pubblicati dal 2 aprile ad oggi riflettono più la persistente incertezza e il continuo tira e molla sui dazi che una chiara indicazione sulla direzione dell'economia”.

“Questa inaspettata resilienza, così come un esito ancora meno chiaro che mai nei negoziati commerciali e negli annunci sui dazi, potrebbero motivare alcuni membri della BCE a sospendere il ciclo di tagli dei tassi e ad attendere invece la riunione di luglio”, evidenzia Brzeski.

La Finestra sui Mercati

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