Inflazione USA confermata in calo a dicembre

Il dato CPI di dicembre sul livello dei prezzi conferma il trend di discesa emerso nei mesi precedenti e scende al 6,5%, così come atteso dagli analisti, grazie al calo dei prezzi dell’energia.
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Confermate le attese sui prezzi
Era il dato ‘stella’ di questa settimana, quello a cui tutti guardavano in vista della Federal Reserve, ma dall’indice CPI atteso oggi non sono arrivate novità.
Il tanto atteso dato sull’inflazione di oggi ha mostrando un livello dei prezzi a dicembre in linea con le previsioni del 6,5%, in calo dal 7,1% precedente, ma l’attenzione era rivolta soprattutto al famoso ‘dato core’, quello nel quale vengono esclusi energia e alimentari, sceso al 5,7% come da attese grazie alla discesa dell’energia (-4,5%).
Se il livello generale dei prezzi negli USA resta in calo, a preoccupare è ancora il dato sui servizi, in aumento a dicembre dello 0,5% rispetto al +0,4% di novembre, mentre su base annuale resta al 7%.
Anche se le pressioni sui prezzi risultano attenuate rispetto al picco del 9,1% dell’attuale ciclo inflazionistico, la lettura del mese di dicembre ha comunque segnato il secondo dato più ‘caldo’ per l’IPC di dicembre dal 1981, superato solo dal 7,1% dell’ultimo mese del 2021.
Altri dati e trimestrali
Previsto anche il dato sulle richieste iniziali di disoccupazione nella settimana al 7 gennaio, risultate pari a 205 mila, dato inferiore alle previsioni degli analisti (215 mila) e leggermente minore rispetto alle 206 mila (rivisto da 204 mila) del dato precedente.
A questo punto, l’attenzione si sposterà sull’inizio della nuova stagione delle trimestrali di Wall Street, al via domani con i risultati delle grandi banche Usa, per capire come le società si stiano preparando ad affrontare il rischio recessione.
Dati già scontati
Dopo una mattinata di attesa intorno la parità, la diffusione dei dati spinge i future di Wall Street subito in negativo, con quelli sul Nasdaq che arrivano a cedere quasi mezzo punto percentuale, mentre i contratti sul Dow Jones e sullo S&P500 restano di poco negativi.
Quanto diffuso oggi dal Dipartimento del Lavoro USA era “già scontato dai mercati”, secondo gli analisti di Link Securities, secondo i quali “il rischio per i mercati era al ribasso”, dopo che ieri i principali indici di Wall Street avevano chiuso con crescite superiori all’1%.
Questa mattina, però, restava l’attesa dopo che “l’ondata di esuberanza che ha attraversato i mercati sembrava essersi esaurita e gli investitori sono diventati un po' più cauti in vista dell'inflazione”, sottolineava Susannah Streeter, analista senior di investimenti e mercati di Hargreaves Lansdown.
In calo le quotazioni del dollaro nei confronti dell’euro, portando la coppia EUR/USD a 1,0781 (+0,20%), mentre il biennale USA resta fermo al 4,1802% e il decennale soffre (-1,20%) a 3,511%.
Previsioni sui tassi
Il dato odierno era atteso in quanto indicazione sul trend inflazionistico negli USA e potenziale segnale di possibili cambi nella politica monetaria della Fed, soprattutto in tema di tassi di interesse.
Nella prossima riunione prevista il primo di febbraio, l’istituto guidato da Jerome Powell dovrebbe aumentare nuovamente i tassi, ma il dubbio del mercato riguarda l’entità: proseguire con altri 50 punti base o riducendo il ritmo a 25 pb.
Gli operatori del mercato monetario vedevano una probabilità del 75% che la Fed aumenti il tasso di riferimento di 25 punti base a febbraio, portandolo al 4,50%-4,75%, e si attendono un tasso terminale al 4,94% entro giugno.
Notizie societarie e pre-market USA
Tesla (+0,20%): Bloomberg News riporta che i piani di espansione della fabbrica di Shanghai sono in dubbio a causa dei dati preoccupanti, mentre un ministro indonesiano di alto livello afferma che le trattative con Tesla per un accordo preliminare sulla costruzione di impianti di produzione, con una capacità di 1 milione di unità, sono ancora in corso.
American Airlines (+4%): prevede un aumento dell’utile del quarto trimestre grazie alla forte domanda di viaggi durante le festività natalizie, pari ad un utile per azione diluito tra 1,12 e 1,17 dollari, rispetto alla precedente previsione di 0,50-0,70 dollari.
Yield10 Bioscience (+65%): annunciato ieri la firma di un protocollo d’intesa con Mitsubishi per valutare una partnership per la fornitura, l’acquisto e la commercializzazione della coltura della camelina come materia prima petrolifera a basse emissioni di carbonio per i biocarburanti.
FREYR Battery (+3%): annunciato accordo per la fornitura a Impact Clean Power Technology di 10-14 GWh di celle per batterie pulite di nuova generazione basate sulla piattaforma SemiSolid di 24M Technologies Inc tra il 2025 e il 2030.
Oramed Pharmaceuticals (-73%): annunciata l’interruzione delle attività cliniche sull’insulina orale per la cura del diabete di tipo 2 dopo che la sua capsula di insulina orale, ORMD-0801, non ha raggiunto l’obiettivo principale dello studio in fase avanzata.
OrganiGram Holdings (+7%): prevede ricavi per l’anno fiscale 2023 superiori a quelli del 2022 grazie all’aumento delle vendite, con un fatturato in aumento (+43%) del primo trimestre a 43,3 milioni di dollari, mentre gli analisti si attendevano 43,43 milioni.
Raccomandazioni analisti
Microsoft
RBC: ancora ‘buy’ e prezzo obiettivo fermo a 285 dollari.
Netflix
Jefferies: da ‘neutral’ a ‘buy’ e target price alzato a 385 USD dai precedenti 310 dollari.
Alphabet
Cowen: ‘buy’ e prezzo obiettivo ridotto a 125 USD dai 135 dollari precedenti.
PayPal
RBC Capital Markets: ‘buy’ ma target price ridotto a 96 USD dagli anteriori 118 dollari.
Boeing
Credit Suisse: da ‘sell’ a ‘neutral’ e aumento del prezzo obiettivo da 121 USD a 200 dollari.
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