Inflazione Usa, l'ultimo picco?

Alle 14.30 il dato più atteso, gli analisti stimano un’inflazione a giugno negli Stati Uniti in aumento all’8,8% dall’8,6%. Il forte calo del greggio e delle materie prime fa ben sperare che si sia raggiunto un picco e dal prossimo mese l’inflazione non dovrebbe crescere più a questi tassi. Petrolio sotto i 100 dollari.

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Il grafico sotto mostra l’andamento dell’inflazione Usa diviso per le sue componenti principali. In particolare, i rettangolini grigi ci indicano quanta parte dell’inflazione americana è legata all’aumento dei prezzi dell’energia e la linea gialla segna l’andamento del prezzo del greggio.

In passato, guardiamo tra il settembre dicembre 2018, abbiamo avuto un calo del prezzo del greggio molto simile a quello registrato nell’ultimo mese, ma allora fu dilazionato per più tempo (speriamo che si ripeta anche per noi). Il grafico mostra che nei mesi successivi al dicembre 2018 il rettangolino grigio della componente energetica sull’inflazione ha giocato un ruolo deflattivo, rallentando la corsa dei prezzi.

Lo stesso è successo da marzo 2020 per tutto l’anno successivo. Il calo del greggio ha raffreddato i prezzi.

Perché è importante? Se oggi l’inflazione dovesse superare l’8,8% atteso dagli economisti, attenzione anche al dato rivisto del mese precedente, è quasi scontato che la Fed alzerà ancora i tassi di 75 punti base. Al contrario un dato sotto le attese sarebbe letto positivamente dal mercato con una Banca centrale che, in futuro, non nel breve potrebbe apparire meno aggressiva. Questo potrebbe dare il ritmo ai mercati per le prossime settimane.

Noi siamo convinti che già da luglio, il forte calo del prezzo delle commodity (ieri anche il rame ha perso il 4%) avrà l’effetto di ridurre l’inflazione inducendo le banche centrali a politiche meno rigide.

Il grafico sotto mostra l’andamento dell’indice Bcomm che riunisce l’andamento dei prezzi di 22 materie prime.

Rimaniamo dunque positivi sul mercato dei bond, ci aspettiamo un calo dei tassi nel medio periodo, vediamo una rotazione sull’equity anche se i petroliferi hanno già corretto. Infine, come ogni rallentamento economico, le ultime a perdere terreno sono le materie prime, e crediamo che questo movimento possa confermarsi, attenzione dunque ai titoli azionari legati alle materie prime.

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