Inflazione Usa temporanea o duratura?


Dopo oltre dieci anni di attesa, l’inflazione sembra tornata ma non è ancora possibile stabilire con sicurezza se si tratta di fenomeno transitorio o persistente. Si scalda il tiro alla fune tra mercati e Fed: la banca centrale continua a vedere il primo aumento dei tassi nel 2023, i mercati non le credono e tirano la corda verso metà 2022.

A cura di Carlo Benetti Market Specialist di GAM (Italia)


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Fenomeno transitorio o duraturo?

Dopo oltre un decennio di attesa, l’inflazione sembra essere tornata. La rilevazione dei prezzi al consumo di aprile negli Stati Uniti ha mostrato un balzo di +4,2% rispetto al 2020, molto superiore alle previsioni di un già largo +3,6%. “I mercati hanno reagito con nervosismo, registrando la peggiore settimana degli ultimi tre mesi”, commenta Carlo Benetti Market Specialist di GAM (Italia). La ripresa economica e i massicci stimoli messi in campo dal Governo fanno temere che l’inflazione possa sfuggire di mano: sono aumentati i costi dello shipping, dei servizi e delle materie prime.

“Le attese di inflazione sono ai livelli più alti da 15 anni, il tasso di breakeven del Tesoro (indicatore delle attese di mercato) ha superato 2,7%, il livello più alto dal 2006”.

Può il cambio di scenario essere così brusco, dopo oltre dieci anni di prezzi sostanzialmente stabili, e l’inflazione così improvvisamente fuori controllo?

Seconda la Fed il dato di inflazione è transitorio: l’avanzamento nelle vaccinazioni eliminerà l‘incertezza della pandemia, riportando positività alle aspettative di imprese e famiglie con effetti su investimenti e consumi e, di conseguenza, sull’occupazione. Inoltre, ricorda la Fed, c’è da considerare il cosiddetto effetto base:

una lettura molto bassa nel 2020, a seguito della grave crisi scatenata dalla pandemia, può portare a una lettura relativamente alta nel 2021, con il ritorno alla normalità dei prezzi.

“Alle distorsioni di breve termine dell’effetto base si aggiunge l’effetto di lungo termine della discesa costante del tasso reale negli ultimi trent’anni, conseguenza della progressiva diminuzione del tasso di crescita (e di inflazione)”.

Se da una parte i banchieri centrali ritengono che l’inflazione sia temporanea, altri puntano il dito sul protrarsi nel tempo del collo di bottiglia nelle forniture: “il prezzo del rame riflette la scarsezza di un metallo fondamentale per la transizione energetica su cui ormai puntano tutti i Paesi industrializzati, l’”onshoring” e l’accorciamento delle catene del valore mitigano i rischi di dipendenza in caso di crisi ma aumentano alcuni costi e l’inflazione può rivelarsi uno strumento per abbassare il peso reale del debito senza pagare costosi dazi politici”, spiega Benetti.

Durerà o non durerà?

Se da una parte la Fed continua a vedere il primo aumento dei tassi nel 2023, i mercati non le credono e tirano la corda verso metà 2022.

“Sarà cruciale il mercato del lavoro negli Stati Uniti, l’adeguamento delle paghe orarie e gli eventuali effetti incorporati nelle aspettative di inflazione nel lungo termine”. Nel decennio scorso l’inflazione è rimasta sopita anche con i più bassi livelli di disoccupazione.

Tra i dati macroeconomici della settimana scorsa ci sono stati anche i dati sulle vendite al dettaglio in aprile, negativi dopo l’effervescente +10,7% del mese precedente. Secondo Benetti, un’escursione così ampia mette in luce almeno due contraddizioni: “Se l’economia vacilla, procura nuovo tempo alle banche centrali, i tassi restano bassi, la liquidità abbondante. La seconda contraddizione è quella di vendite al dettaglio effervescenti in marzo ma negative in aprile, con l’affievolimento degli effetti degli stimoli governativi”. L’economia americana sembra aver ancora bisogno di aiuto.

Chi avrà ragione sulla temporaneità o permanenza dell’inflazione? Come sottolinea Benetti, “è quasi certo che l’inflazione continuerà ad essere al centro dell’attenzione e dei commenti, potrà crescere ancora a causa dei prezzi delle materie prime, per i colli di bottiglia nell’offerta, per l’effetto degli stimoli monetari. Sarà improbabile che vada fuori controllo, dopo tutto quei dieci milioni di occupati in meno di cui parla Powell sono veri. Ma la forza della narrazione potrebbe indurre a eccessi di reazione, a intempestivi interventi sul portafoglio”.

Benetti ricorda di non perdere di vista “le notizie sugli utili societari, l’85% delle società dello S&P 500 ha battuto le attese, i prezzi scontano il successo nelle campagne vaccinali e il ritorno alla normalità”. È quindi presto per le reazioni eccessive, e GAM conferma “la preferenza alle azioni diversificando con i mercati emergenti e gli investimenti tematici, dall’altra parte dello spettro cerchiamo protezione con strategie decorrelate e con la adattabilità di quelle multiasset flessibili”.

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