Intel resta una scommessa ad alto rischio

Il titolo ha guadagnato il 26% da inizio anno spinto dall’ingresso di SoftBank e dal possibile supporto del governo Usa. Ma bilanci in rosso, debiti elevati e valutazioni da bolla rendono il rilancio un percorso lungo e incerto.
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Ieri rialzo del 7% a 25,31 dollari
Intel è tornata protagonista a Wall Street. Nella seduta di ieri le azioni hanno messo a segno un balzo del 7%, chiudendo a 25,31 dollari, spinte dalle indiscrezioni su nuovi e importanti ingressi nel capitale. Secondo quanto riportato, la giapponese SoftBank investirà 2 miliardi di dollari per acquistare circa il 2% del produttore di semiconduttori statunitense, mentre il governo americano sta valutando di convertire una parte dei finanziamenti del Chips and Science Act in una quota azionaria pari a circa il 10%.
Queste notizie hanno alimentato l’entusiasmo degli investitori: da inizio anno il titolo ha già guadagnato il 26%. Tuttavia, il rally solleva più di un interrogativo sulla sostenibilità delle valutazioni e sul percorso di rilancio di una società che da tempo fatica a tenere il passo con i leader tecnologici.
Il nuovo CEO taglia i costi, ma resta il nodo della tecnologia
Alla guida del gruppo dal marzo scorso c’è Lip-Bu Tan, manager molto stimato per i successi ottenuti in Cadence tra il 2009 e il 2021. Il nuovo CEO ha tracciato una linea di forte discontinuità, avviando un duro piano di ristrutturazione: entro la fine dell’anno verranno tagliati 24.000 posti di lavoro, riducendo l’organico da quasi 100 mila a 75 mila dipendenti. L’obiettivo è contenere i costi e rimettere in carreggiata una società che negli ultimi anni ha perso la leadership tecnologica, in particolare nel settore più promettente, quello dei chip per l’intelligenza artificiale, oggi dominato da Nvidia, AMD e TSMC.
Parallelamente, Intel sta proseguendo gli investimenti miliardari nelle nuove fabbriche negli Stati Uniti, presentate come il futuro “Silicon Heartland”. Tuttavia, i tempi di realizzazione sono stati rallentati: il primo impianto in Ohio dovrebbe entrare in funzione soltanto nel 2030.
I numeri non convincono gli analisti
Nonostante le prospettive di lungo periodo, i dati finanziari restano deboli. Dopo la maxi-perdita di 18,7 miliardi di dollari nel 2024, il consensus prevede un rosso da 5,4 miliardi nel 2025 e un ulteriore passivo da 700 milioni nel 2026. I ricavi sono in stallo: attesi a 52 miliardi nel 2025 (in calo dai 53 miliardi dell’anno precedente), avranno una ripresa soltanto marginale a 53,7 miliardi nel 2026.
Sui bilanci pesano debiti (posizione finanziaria netta) per circa 28 miliardi di dollari.
Il quadro spiega lo scetticismo di gran parte della comunità finanziaria. Su 44 analisti che seguono il titolo, solo tre consigliano di comprare, mentre 37 suggeriscono di mantenere una posizione neutrale. Il target price medio è 21,9 dollari, cioè il 13% in meno rispetto alle quotazioni attuali.
Valutazioni da bolla
“Il titolo appare incredibilmente caro a questi livelli”, ha commentato Wayne Kaufman, capo analista di Phoenix Financial Services. “Un multiplo simile è una scommessa che il governo spingerà talmente tanto Intel da farla diventare vincente.”
Nancy Tengler, CEO di Laffer Tengler Investments, ha aggiunto: “È difficile avere fiducia nelle stime di crescita. Intel è rimasta troppo indietro sul piano tecnologico e non ci si può limitare a tagliare i costi per rilanciare i ricavi. Per questo, anche al prezzo attuale, il titolo non appare attraente.”
Più sfumato il giudizio di Gerrit Smit, gestore di Stonehage Fleming Global Best Ideas Equity Fund: “Abbiamo fiducia in Lip-Bu Tan, ma sarà un percorso lungo. Ci vorranno anni prima che Intel torni a operare in modo efficiente e competitivo.”
E se Trump cambia idea?
L’interesse positivo per il titolo dipende in gran parte dal supporto politico della Casa Bianca, con tutte le imprevedibilità del presidente Trump, che fino a poche settimane fa chiedeva a gran voce il licenziamento del Ceo Lip-Bu Tan, sostenendo che fosse legato agli ambienti militari della Cina. Fra i meriti di Tan c’è anche quello di avere fatto cambiare idea a Trump dopo un faccia a faccia alla Casa Bianca.
Alla luce delle attuali valutazioni, della debolezza dei conti e delle indicazioni caute degli analisti, Intel resta un titolo adatto soltanto agli investitori disposti a scommettere su una trasformazione di lungo periodo, con inevitabili volatilità e rischi lungo il percorso.
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