Intesa Sanpaolo potrebbe tornare a distribuire il dividendo se “buone prospettive per il 2021”


Il CEO della banca ha spiegato le condizioni per il ritorno al dividendo per quest'anno, dopo la sospensione richiesta dalla Banca centrale europea


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Le condizioni per il ritorno al dividendo

Il dividendo di Intesa Sanpaolo potrà essere pagato in caso di variazione del Pil italiano vicino allo zero nella seconda parte dell'anno e qualora ci fossero “buone” prospettive per il 2021. A dirlo è il CEO della banca torinese, Carlo Messina, il quale ha poi aggiunto di non voler tagliare i costi del personale per la remunerazione del capitale.

“Mi sento di poter dire che se la riduzione del Pil italiano tenderà ad avvicinarsi a zero nella seconda parte dell’anno, con prospettive positive per l’anno prossimo, Intesa Sanpaolo sarà in grado di pagare il dividendo proposto agli azionisti", erano le parole di Messina nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica.

Dopo la sospensione del dividendo richiesta dalla Banca centrale europea, Messina spiega che in Europa saranno poche le banche che potranno distribuirlo nuovamente, ma che Intesa è “leader in Europa per solidità patrimoniale”.

"Aggiungo che un eccesso di capitale in banca spesso si accompagna con l’ipotesi di tagliare i costi del personale, altrimenti non si arriva a un’adeguata remunerazione dello stesso. Io non sono mai stato disposto a interventi del genere, né lo sarò in futuro. Vogliamo restare leader per solidità anche pagando le cedole. Poi, chiaro, dipende dal placet della Bce", spiegava ancora il CEO.

Messina difende l'Ops su Ubi Banca

Nei giorni scorsi i pattisti del Car di Ubi Banca avevano respinto l'Ops di Intesa Sanpaolo sulla loro banca, ritenendola inadeguata.

Dopo questa decisione, Messina parte all'attacco del Car. “Quando vedo imprenditori che comprano azioni Ubi, le mettono nei patti, pretendono di intervenire pesantemente nella governance, parlano della banca come fosse la loro, sono perplesso perché mi sembra una patologia, certamente un’anomalia: gli imprenditori azionisti che intervengono nella governance non hanno mai fatto il bene delle banche”. “Io ho una mentalità di mercato e preferisco pensare che sarà il mercato a stabilire ciò che è meglio per Ubi”, prosegue Messina.

Il CEO, infine, difende ancora l'operazione, definendola “più che mai valida, andiamo avanti con grande determinazione puntando su una maggiore offerta di credito, valorizzazione delle persone e dei territori, tutela occupazionale e interventi per il sociale”.

L'operazione porterà “la gran parte dei vantaggi anche in presenza di adesioni al 50% più uno del capitale di Ubi, e in quel caso saremo lieti di avere come azionisti di minoranza gli azionisti che non aderiranno”, conclude Messina.

Proprio nella giornata di oggi si riunirà a Brescia l’assemblea di Ubi Banca, che si svolgerà con la presenza del solo rappresentante designato e con le altre restrizioni dovute al coronavirus.

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