Investire in Cina? Per Credit Suisse è una strategia a lungo termine


Secondo Credit Suisse la Cina è diventata una parte così vitale dei mercati globali e della nostra economia globale che dovrebbe rappresentare un'allocazione considerevole in un portafoglio globale ben bilanciato.


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Il boom economico in Cina

Il processo che ha portato la Cina a imporsi nel panorama internazionale come una delle maggiori potenze mondiali, in grado di sfidare il primato statunitense come nessuno mai dalla fine della Guerra Fredda, affonda le proprie origini negli anni Settanta.

I progressi fatti da allora sono sorprendenti. Invece di uscire semplicemente dall'ombra, ciò a cui abbiamo assistito è stata un'esplosione economica: una forza così potente che in pochi decenni ha spinto il Paese a diventare la seconda economia più grande al mondo dopo gli Stati Uniti, e il primo esportatore mondiale.

Secondo gli analisti di Credit Suisse, la Cina “è diventata una parte così vitale dei mercati globali e della nostra economia globale che dovrebbe rappresentare un'allocazione considerevole in un portafoglio globale ben bilanciato”.

Ciò non toglie che Pechino stia ora intraprendendo l’ormai noto percorso verso la prosperità comune nel tentativo di bilanciare la crescita economica e il benessere di tutta la popolazione, con un panorama normativo in continua evoluzione. Anche le tensioni geopolitiche sono una questione da tenere d'occhio: i rapporti tra USA e Cina sono stati aggravati da guerre commerciali, sanzioni e minacce di cancellazione delle società cinesi dai listini statunitensi.

La pandemia ha generato una domanda ancora più repressa

Per decenni, la Cina ha fornito al resto del mondo beni di consumo di alta qualità a basso costo, ma ora “è la stessa Cina ad avere oltre un miliardo di consumatori desiderosi di spendere in moda, gadget e proprietà, con una classe media emergente che aspira agli stessi standard di vita dei mercati sviluppati, ricercando diete ricche di proteine e beni di consumo”, spiegano da Credit Suisse. Una grande classe media che è ancora in crescita e contribuisce positivamente ai consumi privati.

Nel breve termine rimane però l'incertezza della pandemia, che con i suoi lockdown ha più volte paralizzato l’economia. Tuttavia, anche se continuassero, o addirittura si inasprissero le restrizioni, “non dovrebbero conseguirne impatti economici drasticamente negativi dato che si genererebbe una domanda ancora più repressa, che porterà a un significativo aumento post-pandemia della domanda di prodotti manifatturieri cinesi”. Proprio come è successo dopo il recente periodo di relativa calma a seguito delle campagne di vaccinazione: il settore della vendita al dettaglio cinese, ad esempio, a giugno 2021 ha registrato un forte aumento, con vendite al dettaglio online in crescita del 12,1% su base annua.

Il Paese continua a toccare nuovi record

Il mercato azionario cinese ha conquistato il secondo posto a livello mondiale con circa 4.000 società quotate e una capitalizzazione pari a 11,1 trilioni di dollari. Stando alle previsioni della Banca Mondiale, la crescita reale del Pil cinese raggiungerà l'8% nel 2021 e si modererà leggermente a un 5,1% nel 2022 e al 5,3% nel 2023. Già nel 2028 gli Stati Uniti potrebbero dover cedere lo scettro di più grande economia mondiale.

In effetti, secondo Credit Suisse ci sono molte ragioni per essere rialzisti sulla Cina a lungo termine. “Anche durante la pandemia - sottolineano gli esperti - l'economia cinese è andata bene, mentre gran parte del mondo era in lockdown”. Le sue fabbriche sono state le prime a riaprire e sono state in grado di fornire le apparecchiature mediche e informatiche richieste soprattutto all'apice della pandemia.

Tecnologia: dai droni alle auto elettriche

La stretta normativa attuata da Xi Jinping, soprattutto nel settore tecnologico, mira a ottenere un maggiore controllo sulla crescita interna a lungo termine, modernizzare l’intero settore per poter soddisfare i propri consumatori e diventare più tecnologicamente autosufficiente, andando ben oltre Alibaba, Tencent e Baidu.

Pechino sta iniziando a investire nelle proprie capacità di produzione di semiconduttori, che potrebbero porre fine alla carenza di fornitura di chip a livello globale entro il prossimo anno. “C'è un'enorme quantità di innovazione ora nel settore tecnologico cinese che potrebbe non essere così ovvia per il mondo esterno, con incredibili progressi nel campo della tecnologia medica, dei droni e nelle comunicazioni 5G”, spiegano gli analisti di Credit Suisse. Riguardo alla mobilità elettrica, si prevede che la Cina diventi il ​​più grande produttore di veicoli elettrici nei prossimi anni: “oltre a Tesla, che con la sua Gigafactory di Shanghai produce a ritmo serrato, ci sono molte nuove società cinesi di veicoli elettrici emerse a livello nazionale, come BYD, NIO, Xpeng, Li Auto e Motore SAIC”, spiega Credit Suisse.

Produzione attesa di veicoli elettrici e veicoli elettrici ibridi plug-in tra il 2018 e il 2023

Pronta per progredire in termini di sostenibilità

Tra i vari primati, c’è anche quello di essere il più grande inquinatore al mondo, ad oggi ancora fortemente dipendente dal carbone. In qualità di “fabbrica del mondo”, è qui che si producono le emissioni di carbonio causate dai consumatori mondiali.

L’obiettivo della carbon neutrality entro il 2060 annunciato da Xi Jinping amplierà anche l'orizzonte dei progetti green, tra cui energia sostenibile, punti di ricarica per veicoli elettrici, semiconduttori ad alta efficienza energetica e materiali riciclati.

“Sarà quindi necessaria un'enorme quantità di investimenti per portare il paese alla neutralità climatica entro il 2060”, notano gli analisti, secondo cui Pechino potrebbe lanciare il più grande programma di energia rinnovabile al mondo, creando numerose nuove opportunità per gli investitori ESG.

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