Kering chiude il trimestre con ricavi migliori delle attese ma lancia l’allarme per il coronavirus
Il settore del lusso continua a essere preoccupato per l’impatto sulle sue attività a causa del virus
Positivi risultati per Kering in Asia
L’attività di Kering continua a resistere in Asia nonostante l’impatto sui conti arrivato a causa dei conflitti avvenuti a Hong Kong. Nel 2019, infatti, il gigante francese proprietario di vari marchi del lusso tra cui Gucci, è riuscito a compensare il calo delle vendite nell’isola grazie a una solida crescita nella Cina continentale.
Con la fine dei disordini a Hong Kong, infatti, l’ultimo trimestre 2019 si è chiuso con una crescita dei ricavi pari al 13%, saliti a 4,36 miliardi di euro, mentre su base omogenea l’aumento è stato dell’1,4%.
L’utile netto del gruppo è calato del 37,4% nel corso del 209, penalizzato soprattutto da un contenzioso con il fisco italiano per tasse non pagate da Gucci corrispondente a un totale di 1,25 miliardi di euro.
Allarme coronavirus
Così come avvenuto per Moncler, anche Kering ha sottolineato i rischi futuri per la propria attività che possono arrivare a causa del coronavirus, già causa di 1.100 decessi in Cina.
Il gruppo con sede a Parigi ha avvertito sul possibile impatto sul “trend dei consumi e dei flussi turistici, con possibili effetti sulla crescita economica”, con la messa in quarantena di intere città cinesi e il blocco di diversi voli che mettono a rischio un’importante fetta di ricavi per tutto il settore del lusso.
Resta comunque ottimista il direttore finanziario del gruppo, Jean-Marc Duplaix, “fiducioso sulle potenzialità di crescita di medio e lungo termine di Kering nonostante l’attuale incertezza”.
S&P taglia le stime sul Pil ma Powell minimizza
Nel frattempo, però, aumentano le preoccupazioni per il coronavirus, dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha aumentato le sue previsioni sul rischio derivato dalla sua diffusione.
"Un virus può creare più sconvolgimenti politici economici e sociali di qualsiasi attacco terroristico”, spiegava il direttore generale dell’oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Il mondo si deve svegliare e considerare questo virus come il nemico numero uno", avvertiva a Ginevra Ghebreyesus nel corso del briefing quotidiano di ieri con la stampa.
Le preoccupazioni hanno inoltre portato S&P Global a tagliare le stime per il Pil mondiale, con i suoi esperti che hanno sottolineato “la velocità e la diffusione del nuovo coronavirus negli ultimi due mesi” che “rappresentano un rischio per l'economia globale e il credito".
Acqua sul fuoco delle preoccupazioni, però, è stata gettata dal Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, il quale ha minimizzato l’impatto del coronavirus. Powell si è detto non preoccupato dall’impatto del virus perché la Cina ha adottato misure efficaci per contenere il virus e fornire liquidità.
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