Kering conferma la fine del “viaggio straordinario” di Michele in Gucci


La ‘rivoluzione’ nel marchio di punta dei francesi viene giudicata “positiva nel medio periodo” dagli analisti, anche se il giudizio resta sospeso in attesa della nomina del nuovo direttore creativo.


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Michele lascia Gucci

La notizia era già nell’aria nella giornata di ieri e alla fine da Kering confermavano ufficialmente: il direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele, termina la sua esperienza del marchio di proprietà dei francesi dal 1999.

“Per me finisce uno straordinario viaggio, durato più di venti anni, dentro un’azienda a cui ho dedicato instancabilmente tutto il mio amore e la mia passione creativa”, dichiarava la guida del team creativo dal 21 gennaio 2015, ricoprendo “un ruolo fondamentale nel rendere Gucci quella che è oggi, grazie alla sua creatività rivoluzionaria e sempre nel rispetto dei codici del brand”, secondo le parole del management di Kering.

Per il momento, non sono stati indicati nuovi direttori creativi della maison e nel comunicato di Kering si specifica che “il team creativo di Gucci porterà avanti la direzione creativa della Maison fino all'annuncio di una nuova organizzazione”.

Notizia positiva?

A Parigi le azioni Kering aprivano deboli (-0,50%), condizionate anche dal permanere delle incertezze relative alle chiusure decise in Cina per limitare gli effetti della pandemia da Covid 19, per poi tornare positive dopo circa due ore di contrattazioni.

Gli analisti di Equita Sim confermavano la loro raccomandazione ‘buy’ sul titolo, con prezzo obiettivo a 730 euro rispetto agli attuali 547 euro.

Le dimissioni di Michele, dunque, sembrano non aver scosso particolarmente le prospettive di Kering, e “da qualche anno ormai l’impressione prevalente era che la sottoperformance del marchio Gucci rispetto ad altri brand del settore fosse anche legata ad una certa stanchezza del consumatore riguardo alla creatività dirompente con cui il designer aveva fortemente contribuito al rilancio nei primi anni alla guida dell’ufficio stile”, spiegavano dalla sim milanese.

“Dopo 7 anni alla guida del motore creativo di Gucci, potrebbe essere giunto il momento di cambiare e gli investitori istituzionali sembrano essere concordi nel ritenere che sia necessario un nuovo approccio per ravvivare il marchio”, spiegava una nota degli analisti di Rbc. Secondo questi esperti, “nel complesso, l’idea di un cambiamento alla guida creativa di Gucci sarà probabilmente valutata positivamente dal mercato e dal prezzo delle azioni di Kering”, hanno aggiunto.

Prosegue la strategia

Già in occasione dell’ultimo Capital Market Day di Kering il management aveva annunciato una riorganizzazione dell'area creativa lasciando a Michele piena libertà nella creatività delle collezioni per le sfilate, “ma incaricando un altro componente dell'ufficio stile per le main collection e nominando un brand manager, con l'obiettivo di assicurare maggiore coerenza delle collezioni con la strategia recentemente avviata di ribilanciamento fra contenuto fashion e timeless delle collezioni, orientata ad attrarre una clientela più matura, fedele e con maggiore capacità di spesa, per una crescita più regolare e sostenibile del brand”, ricordano da Equita.

L’uscita di Michele, dunque, “rappresenta un passo ulteriore verso questa strategia, da leggersi positivamente in un’ottica di medio termine”, proseguono gli esperti, avvisando però, che “la decisione appare improvvisa e il comunicato stampa indica che l’ufficio stile si occuperà della direzione del brand fino all’annuncio di una nuova organizzazione creativa”.

“Gucci sta attraversando una complessa transizione volta a rilanciare il marchio", ha detto Thomas Chauvet, analista di Citi, e sebbene “il management di Kering sia stato storicamente cauto nei cambiamenti di rotta, la nomina di un nuovo designer potrebbe accelerare il ritmo del cambiamento e ridefinire l'estetica del marchio”, ha aggiunto Chauvet.

Resta l’incertezza

A questo punto, dunque, rimane “l’incertezza sui tempi e sulla nomina di un nuovo direttore creativo che potrebbe pesare sulle azioni, in attesa di verificare come verrà gestita la fase di transizione, considerata l'importanza di continua novità creativa in questa fase di mercato e in particolare per un marchio come Gucci”, aggiungono da Equita.

Pertanto, “sarà anche da verificare la reazione della clientela più fedele ad Alessandro Michele”, considerando anche “che Gucci vale il 63% dell’ebit atteso per il 2023 dell’intera Kering, peso che ad ogni modo è sceso dall’83% al quale si attestava prima del Covid”, concludono dalla sim.

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