L’oro ai massimi di sette anni a causa del coronavirus mentre crolla il petrolio

L’allarme lanciato dal Fondo Mondiale della Sanità ha fatto scattare le vendite sull’oro ma ha fatto calare i prezzi del petrolio
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Prosegue il rally dell’oro
Non si ferma la corsa dell’oro iniziata la scorsa settimana dopo l’allarme lanciato da Apple sull’impatto che la casa di Cupertino potrebbe subire a causa del coronavirus. Oggi l’oro guadagna oltre il 2% ed è scambiato sopra quota 1.684 dollari l’oncia, tornando così ai massimi degli ultimi sette anni.
I livelli toccati oggi dall’oro, infatti, erano risalenti al 2011, quando la crisi economica mondiale iniziata negli anni precedenti era ancora in corso.
Secondo gli esperti di Citigroup, il prezzo arriverà a 1.700 dollari nel breve periodo, per poi toccare i 2 mila dollari “nei prossimi 12-24 mesi”. La performance dell’oro sarà “superiore con un mercato del rischio al ribasso se i rischi del coronavirus dovessero avere un impatto sulle catene di produzione e distribuzione e, di conseguenza, sullo slancio degli utili USA”, spiegano gli esperti di materie prime di Citigroup guidati da Ed Morse.
“Gli indicatori tecnici indicano che l’oro è ipercomprato da circa tre settimane”, spiega Ipek Ozkardeskaya di Swissquote, “ma la propensione al rischio è così fragile che nemmeno i prezzi alle stelle scoraggiano la convergenza di capitali nel metallo prezioso”.
Crolla il petrolio dopo l’allerta del G20
In forte calo, invece, i prezzi del petrolio dopo il recupero delle settimane scorse. Il WTI cede oltre il 3% e scende a quota 51 dollari, seguito in scia dal Brent, sotto i 56 dollari al barile. In calo anche altre materie prime come il gas naturale, il rame, il frumento e il cotone.
A stendere i prezzi delle commodity è stato l’allarme lanciato dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), rivedendo al ribasso le stime della crescita globale dello 0,1%, sufficiente agli investitori a rivolgersi verso altri beni.
“Il coronavirus mette in pericolo la ripresa economica mondiale", spiegava Kristalina Georgieva, direttrice operativa del FMI. "Nel nostro attuale scenario di base, le politiche annunciate verranno implementate e l'economia cinese torna alla normalità nel secondo trimestre. Di conseguenza, l'impatto sull'economia mondiale sarebbe relativamente minore e di breve durata", aggiungeva l’economista.
Il FMI, però, non esclude scenari peggiori, in “cui la diffusione del virus dura più a lungo e più a livello globale con delle conseguenze sulla crescita che sono più protratte”. "Mentre l'impatto dell'epidemia continua a manifestarsi”, proseguiva Georgieva, “la valutazione dell'OMS è che con misure forti e coordinate, la diffusione del virus in Cina e nel mondo può ancora essere contenuta e la tragedia umana arrestata".
Se dalla Cina continuano a segnalare il calo di nuovi decessi e di infezioni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità mette in guardia contro previsioni affrettate sull’epidemia, “esprimendo preoccupazioni sul numero di nuove infezioni in altri paesi”, concludeva Georgieva.
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