L’oro sfonda quota 3 mila. Prossimo target 3.500 dollari?

Superata la quota psicologica, la corsa del bene rifugio d’eccellenza potrebbe continuare a causa del persistere delle incertezze geopolitiche e le possibilità che la Federal Reserve possa tagliare i tassi di interesse.

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La quotazione dell’oro oggi

La febbre dell’oro sembra non esaurirsi e i prezzi della materia prima toccano un nuovo record storico sulla scia di un contesto di mercato molto volatile a causa della guerra dei dazi iniziata da Donald Trump e alle previsioni di un prossimo allentamento monetario da parte della Federal Reserve.

Questa mattina i future sull’oro con scadenza ad aprile toccavano un massimo di 3.006 dollari, mentre il prezzo spot si attestava a 2.993 dollari l’oncia. La chiusura positiva di ieri rappresentava il settimo guadagno in nove sessioni per il bene rifugio per eccellenza che sembra non volersi fermare qui.

Le speranze sui tagli dei tassi

La recente crescita dei prezzi dell’oro è stata sostenuta dalla pubblicazione dei dati dell’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti, i quali hanno mostranto un’inflazione più debole del previsto, aumentando così le speranze di un prossimo taglio dei tassi da parte della Fed, “una manna per i lingotti non fruttiferi”, spiegano gli analisti di JP Morgan.

L’indice dei prezzi al consumo (IPC) è aumentato dello 0,2% a febbraio, portando ad un aumento annuale del 2,8%, leggermente al di sotto del 2,9% previsto e in calo rispetto al 3% di gennaio.

Ora l’attenzione si sposterà alla prossima riunione della Fed, in programma la prossima settimana (18 e 19 marzo) per decidere sui tassi di interesse, ma in molti non si attendono cambi in quell’occasione.

Ieri Barclays ha aumentato da uno a due le sue attese sui tagli dei tassi per quest’anno, con la prima mossa prevista a giugno e la seconda a settembre, mentre le precedenti attese erano di un taglio prima dell’estate.

"Il mercato del lavoro più debole ci spinge ad aggiungere un altro taglio dei tassi, nonostante l'inflazione più elevata", spiegano da Barclays.

La prospettiva di una riduzione dei tassi di interesse diminuisce il costo opportunità di detenere attività non remunerative come l’oro, rendendole più interessanti per gli investitori.

I dazi di Trump

Anche “l'incertezza correlata alle tariffe sta alimentando una fuga verso la sicurezza”, secondo l'analista di Mizuho, Robert Yawger.

Da qualche giorno, la battaglia fra Trump e l'Unione europea sta tenendo banco, con la minaccia del raddoppio dei dazi sull'acciaio e di nuovi dazi su vino e champagne da parte del Presidente USA e le contromisure "ferme e proporzionate" annunciare dalla UE, che potrebbero colpire fino a 26 miliardi di export USA.

Ai dazi di Trump si aggiungono le tensioni geopolitiche legate ad una pace che si fa desiderare fra Russia ed Ucraina: tutto questo e le ripercussioni negative sull'economia mondiale sta alimentando una fuga dagli asset più rischiosi ed un afflusso di capitali verso i cosiddetti beni rifugio, in primis l'oro.

Verso quota 3.500 dollari?

"La posizione di mercato avversa al rischio riflette le aspettative degli investitori che le tensioni commerciali probabilmente peggioreranno prima che si raffreddino e si stanno rivolgendo nuovamente all'oro rifugio come copertura contro la volatilità del portafoglio", secondo Yeap Jun Rong, stratega di mercato di IG.

"Il livello psicologico di 3 mila dollari sta ora iniziando a delinearsi per i prezzi dell'oro e, mentre ci avviciniamo al secondo trimestre, in cui le tariffe reciproche potrebbero innescare un'altra ondata di turbolenze di mercato, l'oro rimane un asset rifugio convincente in un ambiente in cui le alternative sono scarse", ha affermato Rong.

La quotazione dell'oro “sta crescendo senza chiari segnali di sopravvalutazione”, spiega Marcus Garvey, responsabile della strategia sulle materie prime di Macquarie, dopo aver aumentato le previsioni del prezzo della materia prima a un picco medio nel terzo trimestre del 2025 a 3.150 dollari e un prezzo massimo a 3.500 dollari l’oncia.

L'imminente processo di bilancio degli Stati Uniti dovrebbe evidenziare il deficit degli Stati Uniti e aumentare ulteriormente la domanda di oro e, se il deficit di bilancio non dovesse migliorare, Garvey vede l'oro sfidare il livello di 3.500, che ha affermato essere il massimo storico del metallo corretto per l'inflazione.

Al contrario, la creazione di scorte di oro negli Stati Uniti riflette la crescente domanda di materiale importabile prima di potenziali tariffe, il che sta anticipando la domanda e, una volta chiariti i dazi, gli acquisti aggiuntivi dovrebbero cessare, secondo Garvey.

Nuova crescita dei prezzi anche secondo David Wilson, stratega di BNP Paribas, che vede l’oro superare i 3.100 dollari nel secondo trimestre: "la serie di minacce tariffarie e il riallineamento delle relazioni internazionali hanno aggiunto un nuovo livello di incertezza macroeconomica e geopolitica, fornendo una spinta significativa all'oro".

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