L’orso distrugge il supermercato, spavento in borsa

Ieri per il Dow Jones è stata la peggior seduta dal 2020. Target ha perso il 25%. Sono cadute le società della grande distribuzione, i cui margini, con l’iperinflazione, si erodono. Male, anzi malissimo, Cisco nel dopo borsa. Cina: anche Goldman Sachs taglia le stime sul Pil del 2022.
Le comunicazioni del trimestre di Target e di Wal Mart, hanno mostrato negli ultimi due giorni a Wall Street gli effetti dell’iper inflazione nei supermercati: salgono i ricavi, perché il costo delle merci aumenta, ed almeno per ora, i consumatori spendono. Ma crollano i margini, perché le aziende della grande distribuzione organizzata, a loro volta, si trovano a dover aumentare un incremento dei costi più che proporzionale. Inoltre, il carrello della spesa si riempie come prima, ma di prodotti a prezzo più basso, con ulteriore erosione dei margini. Il giorno dopo la peggior seduta degli ultimi quarant’anni di Wal Mart (-11%), Target ha perso un quarto della sua capitalizzazione. Entrambe hanno avvertito che questa dinamica sfavorevole non è destinata ad essere passeggera.
Il messaggio è arrivato chiaro a tutto il listino. L’S&P500 ha perso il 4%, una delle peggiori sedute degli ultimi due anni. Il Dow Jones, in calo del 3,6%, è tornato sui livelli di 15 mesi fa. Nasdaq -4,7%. Torna su la volatilità, dormiente da qualche giorno. L’indice Vix ha chiuso in rialzo del 18% a 31 punti, prima seduta con il segno più dopo sei con il segno meno.
A mercati chiusi è uscita la trimestrale di Cisco, ex superstar del mondo tech da qualche anno meno brillante dei grandissimi nomi del settore. Le comunicazioni su profitti ed utile sono state deludenti, la società, che ha dato la colpa alla pandemia, ha tagliato le stime di utile per il 2022. Il titolo è arrivato a perdere il 12% nell’after hour.
In Asia Pacifico, Tokyo perde l’1,7%: l’export del Giappone, in aprile è salito meno delle aspettative. Shanghai -0,1%. Hong Kong -2,2%. Seul -1,3%. Il future dell’indice Dax di Francoforte perde lo 0,5%.
CINA
In una nota diffusa ieri, Goldman Sachs ha tagliato le stime sul Pil della Cina nel 2022 a +4%, dal precedente +4,5%. A inizio settimana, Citigroup aveva portato la stima a 4,2%, da +5%. Entrambi gli uffici studi spiegano di aver tenuto in considerazione le misure restrittive anti Covid 19.
Sabrina Khanniche, Senior Economist di Pictet Asset Management prende in esame le ricadute del conflitto Russia-Ucraina sui mercati emergenti. Per quanto riguarda la Cina, “gli effetti economici a breve termine saranno relativamente limitati: la Russia rappresenta solo il 2% delle esportazioni cinesi. Inoltre, si legge nella nota di ieri, “La guerra ha permesso alla Cina di assicurarsi petrolio e gas russi a prezzi scontati. Ciò è un fattore positivo per l'inflazione cinese a lungo termine, soprattutto se si considera che è attualmente è pari a solo l'1,5%. Allo stesso tempo, il governo ha fissato un obiettivo di crescita del 5,5% per quest'anno, il che implica un allentamento monetario e uno stimolo fiscale”.
Khanniche prevede che la guerra in Ucraina, possa “rappresentare un punto di svolta nell'equilibrio di potere tra Stati Uniti e Cina. Nell'attuale contesto di sanzioni, uno dei modi rimasti alla Russia per interagire con il mondo è farlo attraverso il renminbi cinese.
Ciò potrebbe incoraggiare altri governi a guardare alla Cina come alternativa all’egemonia finanziaria statunitense. A loro volta, le obbligazioni in renminbi sembrano interessanti, soprattutto perché l'economia cinese pare decorrelata dalle economie sviluppate”.
Attenzione però, perché l’investitore si espone ad un regime di capitale non completamente liberalizzato. Ci sono poi i rischi politici: “ severe misure regolamentari adottate dal governo nei confronti di svariati settori negli ultimi anni e una guerra commerciale con gli Stati Uniti nel comparto tecnologico.
SPREAD
Il differenziale tra il Bund ed il BTP si muove sui massimi di periodo, intorno ai duecento punti base. C’è il rischio di tornare alla crisi del 2010? No, dice perentorio Paul Brain, responsabile reddito fisso di Newton Im, la società di gestione di BNY Mellon Im, a Mara Monti del Sole24Ore.
“In primo luogo l’emergere dell’inflazione ben oltre i target fissati dalle Banche centrali può aiutare. Perché lo Stato, nella sua veste di debitore, alleggerisce il peso reale del suo debito. In altre parole con l'aumento dell'inflazione cresce il Pil nominale e con esso il gettito fiscale.
C’è poi l’aspetto legato alle politiche delle Banche centrali: con la rimozione graduale del QE, il costo del denaro, rimasto per anni compresso artificialmente, subisce un’accelerazione al rialzo per la necessità di tornare su livelli reali. Questo è il motivo dell’ampliamento dello spread BTP/Bund che potrebbe salire anche a 300 punti base e tornare interessante per gli acquisti. Livelli che seppur elevati rispetto a quelli “artificiali” visti negli ultimi anni, sono gestibili per il Tesoro italiano che fino a oggi ha potuto contare su un contenuto costo dell’indebitamento.
TITOLI
Generali, Mediobanca. Fondazione Crt considera l'investimento in Generali come strategico e non c'è alcuna ipotesi di dismissione della partecipazione. Mediobanca ha chiuso il prestito titoli sul 4,42% del capitale di Generali, tornando così a detenere il 12,776% della compagnia triestina. E' quanto emerge dall'aggiornamento delle partecipazioni Consob al 16 maggio scorso dopo l'assemblea del Leone dove Piazzetta Cuccia si era presentata e aveva votato con il 17,22% la lista del cda.
Stellantis avvierà la riorganizzazione della sua rete di concessionari europei, che partirà da giugno 2023, iniziando da Austria, Belgio e Paesi Bassi e dai marchi premium e di veicoli commerciali in tutti i mercati. Lo ha annunciato la responsabile delle vendite Enlarged Europe.
Moncler. Una nuova quota è stata apportata in data 16 maggio all'accordo di investimento che lega Ruffini Partecipazioni Holding, Remo Ruffini, Rivetex, alcuni membri della famiglia Rivetti, Carlo Rivetti e Venezio Investments, e il relativo patto parasociale ha ora ad oggetto il 24,318% del capitale di Moncler.
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