La BCE e il dilemma sui tassi. Le previsioni degli analisti


Giovedì l’istituto centrale guidato da Christine Lagarde dovrà decidere se fare una pausa o proseguire nel suo percorso di rialzo dei tassi, e, a soli due giorni dal meeting, gli esperti ancora si dividono su quale strada intraprenderà Francoforte.


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Si avvicina la BCE

Passano i giorni e la riunione della Banca centrale europea si avvicina, appuntamento in agenda per il 14 settembre, con sul tavolo il tema dei tassi di interesse e molta incertezza.

A luglio, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale erano stati aumentati rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%, ai massimi dal 2008.

Giovedì l’istituto potrebbe decidere un nuovo rialzo oppure virare verso una pausa nella sua politica monetaria, scelta che appare comunque difficile alla luce di uno dei momenti peggiori per l’economia dell’Eurozona, tra rischi di recessione e un’inflazione che potrebbe mantenersi ancora ben oltre il target del 2% per molto tempo.

Entrambe le opzioni disponibili nascondono delle insidie, in quanto una pausa potrebbe essere interpretata come un abbandono alla lotta contro l’inflazione, mentre un continuo aumento potrebbe dare la ‘mazzata definitiva’ all’economia e spingere l’eurozona verso la recessione economica.

Venendo ai numeri, indicatori come l’indagine presso i responsabili degli acquisti con cui viene elaborato l’indice PMI mostrano evidenti rischi di contrazione nel terzo trimestre e i dati del PIL fino a marzo sono stati rivisti al ribasso, riducendo la crescita dell’attività dallo 0,3 allo 0,1% a causa della stagnazione del consumo privato.

Nell’area euro i prezzi hanno registrato un aumento del 5,3% a luglio, con un calo solo marginale rispetto al +5,5% di giugno, mentre il dato core ha resistito al 5,5%.

Inoltre, il tasso di disoccupazione ai minimi storici lo scorso luglio, al 6,4%, favorisce notevoli aumenti salariali, che minacciano di cronicizzare gli elevati tassi di inflazione di fondo.

L’attacco dell’Economist

Critiche all’istituto guidato da Christine Lagarde sono arrivate nelle scorse settimane dall’Economist, con una netta bocciatura, accusando i responsabili politici della BCE di “preferire di gran lunga un atterraggio duro, caratterizzato da sofferenza economica, piuttosto che non riuscire a ridurre l'aumento dei prezzi”, facendo così “precipitare l’aereo”.

Il problema secondo l'Economist è che “nonostante l'inflazione dell'Eurozona si stia dimostrando ostinata come quella americana, nella UE la causa principale è lo shock dovuto all'aumento dei prezzi dell'energia, mentre negli Usa il rialzo è stato causato soprattutto dalla domanda”, quindi, conclude la rivista, anche se la recessione fino a questo sembra essere stata evitata, “la tristezza si sta ora diffondendo in tutto il continente”.

Rialzo plausibile

In una situazione di “crescita economica debole e alta inflazione in Europa”, secondo Volker Schmidt, senior portfolio manager di Ethenea Independent Investors, un nuovo aumento dei tassi da parte della BCE resta “plausibile”, citando anche come i banchieri centrali USA “abbiano lasciato aperta la porta a ulteriori rialzi nel caso in cui l'economia statunitense dovesse guadagnare slancio”.

I principali membri dell’esecutivo di Francoforte “hanno evitato di dare una chiara indicazione sulla decisione di settembre, citando la rappresentante tedesca Isabel Schnabel che ha sottolineato che la crescita economica è stata più debole del previsto, mentre l'inflazione rimane ostinatamente alta”, al 5,3%, che, insieme a quella di fondo “rimangono ben sopra l'obiettivo del 2% della banca centrale, ciò depone chiaramente a favore di un altro rialzo dei tassi”, secondo l’esperto di Ethenea. “E’ anche chiaro,” prosegue l’analisi di Schmidt, “che l'inflazione scenderà significativamente a circa il 3,5% nei prossimi mesi per gli effetti base. I prezzi di elettricità e gas in Europa sono esplosi un anno fa e ora sono ben al di sotto di quei livelli. Alla prossima riunione la BCE presenterà la nuova previsione di inflazione, che a giugno era stimata in media al 3% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. Qualsiasi aumento, sottolinea l’esperto di Ethenea, rende più probabili ulteriori rialzi dei tassi, e dato che l'inflazione è ritenuta ‘ostinatamente alta’ immagina un leggero aumento nei valori previsti e quindi un altro rialzo dei tassi”.

Anche per ING la BCE alzerà i tassi questa settimana, ma “potrebbe essere l’ultima volta”, dopo che “alla riunione di luglio della BCE, la presidente Lagarde ha ufficialmente spento il ‘pilota automatico’, affermando che per la riunione di settembre siano ugualmente possibili sia un altro rialzo che una pausa”.

“Anche se abbiamo sempre pensato che ogni riunione delle banche centrali nel mondo dipenda dai dati, Lagarde ha sottolineato la dipendenza della BCE dai dati in arrivo tra luglio e settembre”, spiegano nel commento pubblicato dal gruppo bancario olandese.

“Quasi due mesi dopo, i dati macro rilasciati a partire dalla riunione di luglio hanno evidenziato una sorta di scenario di stagflazione nell'eurozona, con gli indicatori di fiducia in calo e l'inflazione che rimane elevata. Un miscuglio molto complicato, che renderà la decisione della BCE della prossima settimana tutt'altro che facile”, concludono da ING.

“Probabilità di rialzo che restano positive e vicine al 50% alle prossime riunioni” per Luca Mezzomo, responsabile analisi macroeconomica della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, secondo il quale “tutto dipenderà dalla direzione che prenderà l’economia”, in quanto “l’incertezza dello scenario e il rischio che l’inflazione resti sopra il 2% anche nel 2025 giustificherebbero un orientamento ancora restrittivo”.

“Se l’orientamento restrittivo si tradurrà poi in un rialzo dei tassi ufficiali il 26 ottobre o il 14 dicembre, dipenderà dalla natura e dalla persistenza del rallentamento in corso, oltre che dalla conferma del sentiero di calo dell’inflazione sottostante”, conclude Mezzomo.

Pausa?

Chi invece propende per una pausa è Tomasz Wieladek, capo-economista europeo della società d'investimento americana T. Rowe Price, “sulla base della recente serie di dati che dovrebbero spingere verso una maggiore cautela”.

“Un rialzo, in presenza di dati che iniziano a segnalare una recessione, potrebbe essere controproducente: se la BCE sorprendesse gli investitori con un rialzo, i mercati potrebbero iniziare a prezzare un errore politico, allentando le condizioni finanziarie e prevedendo un euro più debole” e questo “renderebbe la politica monetaria meno restrittiva, aumentando l'inflazione importata: sarebbe l'opposto di ciò che la BCE vuole ottenere”, prosegue l’analista.

Se nella conferenza stampa dello scorso luglio, la presidente Christine Lagarde “ha dichiarato che la BCE sarebbe stata guidata principalmente dai dati per valutare, qualora fosse necessario, un rialzo a settembre”, i membri del consiglio direttivo “si sono attenuti a questa strategia di comunicazione e la maggior parte dei discorsi dei policy maker ha lasciato in sospeso l'esito di settembre. A seguito del passaggio a una strategia di determinazione dei tassi basata in via principale sui dati, i mercati hanno valutato la possibilità di un rialzo dei tassi solo sulla base delle evidenze emerse dagli indicatori”, aggiunge Wieladek.

Tuttavia, sottolinea l’analista di T. Rowe Price, “i dati più recenti indicano chiaramente una pausa a settembre. Il Pmi dei servizi si è indebolito notevolmente in agosto, continuando la serie di sorprese negative iniziata a maggio. È un dato importante, poiché il Pmi dei servizi mostra un'elevata correlazione con la crescita effettiva dei servizi nell'area euro, anche dopo la pandemia, mentre altre indagini sembrano aver perso il potere predittivo sull'economia reale che avevano un tempo”.

Rinvio a dicembre

Se giovedì la BCE opterà per una pausa, pur mantenendo la sua posizione aggressiva per combattere l'inflazione, secondo le previsioni di Société Générale l’istituto europeo “posticiperà l’aumento dei tassi a dicembre, optando a settembre per una ‘pausa aggressiva’ nonostante i toni da falco che sono stati prevalenti nelle recenti comunicazioni”.

Secondo l'istituto di credito francese è probabile inoltre che la BCE noterà crescenti rischi al ribasso per l'economia dell'Eurozona dopo la riunione di luglio e questi rischi potrebbero avere implicazioni sulle prospettive di inflazione a medio termine.

Infine, Société Générale non si aspetta che la BCE abbandoni il suo atteggiamento aggressivo “a meno che non vi siano prove concrete che il suo obiettivo di inflazione del 2% non possa essere raggiunto entro un arco di tempo prestabilito e dopo l'atteso rialzo dei tassi di dicembre ritiene probabile che Francoforte proceda con un ulteriore rafforzamento quantitativo (QT) nella prima parte dell'anno successivo”.

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