La Bce e la prova bikini


Troppe incertezze da Madame Lagarde, tassi in rialzo "forse" a 50 punti base da settembre, ombre sullo scudo antispread e target sull'inflazione rimandato di un anno. Ma a preoccuparci oggi è il dato sull'inflazione Usa, stime riviste nella notte, annullate le attese di un calo nel tasso di incremento dei prezzi.


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Delusione Lagarde

Via alla dieta della Bce ma non temete, nessuna prova Bikini in vista, il rialzo di luglio sarà di solo 25 punti base, la stretta maggiore sarà “forse” a settembre con un +50 punti base.
Molte ombre anche sullo scudo anti spread, nessuna chiarezza su come funzionerebbe il nuovo meccanismo di difesa contro l’esplosione dei rendimenti dei titoli periferici.
Gli economisti mettono in evidenza una contraddizione: scudo antispread e riacquisto dei titoli in scadenza dei programmi pepp e app, insieme al rialzo dei tassi è come stringere la cinghia, iniziare la dieta ma continuare a mangiare dolcetti. Da un lato continui ad acquistare asset, obbligazioni e dall’altro alzando i tassi abbassi il valore degli asset appena acquisiti.
Se a tutto questo ci sommiamo che le nuove stime sull’inflazione vengono alzate e il target del 2% rimandato di un anno il messaggio al mercato dalla Bce è stato ricco di incertezza e negativo.
La delusione la leggiamo negli spread dei titoli periferici che si sono allargati con il differenziale di rendimento tra Italia e Germania al 2,2%. Per capire meglio il concetto di spread guardare il video.

Inflazione Usa

Secondo tema di oggi, nella notte sono salite le stime per l’inflazione Usa a maggio all’8,3% dall’8,1% di un giorno fa. Il diavolo si vede nei dettagli e guardiamoli bene questi dettagli. L’incremento è importante perché si porta sul livello del mese precedente, questo significa che anche il meccanismo di una base comparativa più semplice non basta.
Spieghiamolo meglio questo concetto: a maggio dell’anno scorso i prezzi erano già cresciuti molto. Facciamo un esempio di casa nostra, se il prezzo della pasta è già salito del 20% l’anno scorso mi aspetto che quest’anno non salga ancora del 20% ma di meno, perché partiamo da una base molto alta di prezzo. Se al contrario l’anno precedente il prezzo della pasta era calato del 20% è più facile attendersi un aumento.
Proprio per l’effetto base gli economisti stimavano che l’incremento dei prezzi avrebbe dato segnali distensivi ma le stime sono state riviste.

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