La Cina resta interessante, nonostante il rischio politico
Un aggiornamento sul mercato azionario cinese e sulle sue attuali prospettive.
A cura di Bin Shi, Head of China Equities presso Ubs
Il peggio è passato
I mercati azionari cinesi sono balzati agli onori della cronaca negli ultimi mesi. I provvedimenti normativi adottati dal governo di Pechino (dalla stretta regolamentare sulle società tecnologiche e di istruzione private, alle nuove regole sulla gestione dei dati) hanno portato molti investitori a evitare i prodotti azionari cinesi o a liquidare le loro posizioni. Anche se già sono emersi alcuni segnali di cambiamento dei toni, ciò potrebbe non bastare a convincere gli investitori a tornare subito sui mercati. Secondo Bin Shi, Head of China Equities presso Ubs, il peggio è passato, e “da questo punto in avanti il governo lancerà dei segnali positivi”.
Per gli investitori internazionali il rischio politico rimane il vero interrogativo, quindi “servono maggiore chiarezza e maggiore coerenza da parte del governo cinese per convincerli a tornare”, puntualizza Shi, secondo cui i titoli azionari cinesi sono molto più interessanti, in termini di valorizzazioni, rispetto ai mercati degli Stati Uniti o di altri Paesi.
Ad esempio, tanto si è discusso sull’obiettivo della prosperità comune, vista da molti come una politica che intende “rubare ai ricchi per dare ai poveri”. In realtà, secondo l’analista di Ubs, altro non è che un obiettivo politico, comune a molti governi del mondo, di ridurre il divario tra ricchi e poveri. “Se la prosperità comune si concentrerà su politiche mirate a rafforzare la previdenza sociale e l’assistenza sanitaria per le fasce di popolazione meno abbienti, probabilmente ciò comporterà una crescita di lungo periodo più sostenibile per la Cina”, afferma l’esperto di Ubs.
La rivoluzione verde in Cina
Nell’era dei motori a gas, la maggior parte della tecnologia era di proprietà di aziende con sede negli Stati Uniti e in Europa. Ora però il settore dei veicoli elettrici sta ricevendo molto sostegno da parte del governo di Pechino, il quale ritiene che le prospettive per il settore dei veicoli elettrici offrano ai produttori nazionali l’opportunità di ottenere un vantaggio sui marchi globali.
Tuttavia, secondo Shi, “solo perché gode del sostegno del governo, non è detto che il settore sia necessariamente appetibile nel lungo periodo. I player di più alto livello incorreranno in notevoli rischi legati alla concorrenza e alle aspettative nei prossimi anni ed è qui che gli investitori di lungo periodo devono stare attenti”.
Spazio alle small cap, ma non alla cieca
Anche se le nuove regolamentazioni in Cina hanno colpito le società più grandi e conosciute al fine di promuovere una maggiore concorrenza e maggior accesso alle aziende più piccole, questo non significa che i titoli a bassa capitalizzazione presentino indiscriminatamente migliori prospettive d’investimento.
Come sempre, “è necessario esaminare le singole aziende caso per caso. Non ci si può limitare a comprare small cap alla cieca, dando per assodato che avranno successo nel lungo periodo”, conclude Shi.
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