La grande fuga da Rosneft: BP ed Equinor mollano il gigante russo


Le due grandi compagnie petrolifere decidono di ritirare la sua presenza in Russia a causa dell’invasione dell’Ucraina ma BP viene colpita da forti vendite alla borsa di Londra.


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BP cede la sua quota in Rosneft

Aziende russe ‘vittime’ dell’invasione dell’Ucraina decisa da Vladimir Putin. In queste ore, sotto il mirino è finita Rosneft, colosso petrolifero russo dove, tra l’altro, siedono nel board l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder e l’ex ministra austriaca degli esteri, Karin Kneissl.

Ieri la società britannica BP aveva annunciato la decisione di cedere la sua partecipazione in Rosneft, dopo trent’anni di attività in Russia.

La decisione dei britannici è arrivata a seguito della vicenda ucraina: “BP opera in Russia da più di 30 anni, ma questa azione militare rappresenta un cambiamento fondamentale”, spiegava il presidente Heelge Lund.

Inoltre, il gruppo annunciava le prossime dimissioni dal consiglio di amministrazione di Rosneft del suo amministratore delegato, Bernard Looney, “con effetto immediato", oltre a quelle di un altro amministratore nominato da BP, Bob Dudley.

“L'attacco della Russia in Ucraina è un atto di aggressione che sta avendo tragiche conseguenze nell'area”, spiegava in una nota la società, aggiungendo che “la decisione che presa come consiglio di amministrazione non è solo la cosa giusta da fare, ma è anche nell'interesse di lungo termine di BP”.

La quota ceduta da BP è del 19,75% del capitale russo e comporterà per i britannici costi fino a 25 miliardi di dollari visto che Rosneft rappresenta circa la metà delle riserve di petrolio e gas prodotte dal gruppo.

Sulla cessione, però, non sono stati ancora specificati i particolari, ma secondo il Financial Times, BP potrebbe svalutare la sua partecipazione, rigirarla a Rosneft o trovare un altro acquirente. Tra gli interessati ci potrebbero essere alcune compagnie statali cinesi e dei gruppi del Medio Oriente.

La notizia sta attirando forti vendite sul titolo BP alla borsa di Londra, dove cede oltre il 7% dopo due ore di contrattazioni, nonostante la nuova corsa odierna del petrolio.

La decisione di Equinor

Oggi, intanto, è stato il turno di Equinor, colosso energetico norvegese, il quale ha annunciato la fine dei suoi investimenti in Russia e il ritiro dalle sue joint venture nel paese, tra cui quella con la stessa Rosneft.

Equinor è controllata al 67% dallo stato norvegese e a fine 2021 deteneva un patrimonio pari a 1,2 miliardi di dollari in Russia, legato ad una partnership con Rosneft dal 2012.

La compagnia norvegese produce circa 25 mila barili di petrolio equivalente al giorno in Russia, anche se si tratta solo di una frazione rispetto ai suoi complessivi 2 milioni di barili prodotti ogni giorno.

“Nella situazione attuale, consideriamo la nostra posizione insostenibile”, ha affermato l'amministratore delegato della società norvegese, Anders Opedal, in un comunicato stampa.

“Cesseremo tutti i nuovi investimenti nelle nostre operazioni russe e inizieremo il processo di uscita dalle nostre joint venture in modo coerente con i nostri valori”, ha aggiunto.

“Siamo tutti profondamente turbati dall'invasione dell'Ucraina, che rappresenta una terribile battuta d'arresto per il mondo e pensiamo a tutti coloro che stanno soffrendo a causa dell'operazione militare”, dichiarava Opedal.

Al contrario di BP, il titolo Equinor oggi viene scambiato in verde e alla borsa di Oslo guadagna oltre il 2% dopo il -5% della seduta di venerdì scorso.

La Norvegia segue l’UE

La decisione di Equinor è arrivata nonostante la Norvegia non sia membro dell’Unione europea, ma ha applicato le stesse sanzioni contro la Russia dall’inizio della crisi in Ucraina.

Il governo norvegese ha anche annunciato in queste ore che il fondo sovrano del Paese si sarebbe completamente disimpegnato dalla Russia, dove alla fine del 2021 aveva 2,5 miliardi di euro in azioni e obbligazioni.

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